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Categoria: Centro Studi Confindustria

  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA – 14 febbraio 2020

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA – 14 febbraio 2020

     

     

    L’economia italiana stenta e inizia anche il 2020 senza crescita: export in difficoltà, occupati stabili, segnali contrastanti sui consumi, manca il credito alle imprese. Gli investimenti cresceranno?

    Nuovi rischi dalla Cina in emergenza sanitaria, ma i mercati finora reggono, lo spread sovrano è in calo, petrolio ed euro sono in altalena.

    Gli scambi mondiali sono incerti, l’Eurozona cresce poco, inizia infine la Brexit, ma l’economia USA è in carreggiata.

    Congiuntura Flash Febbraio 2020

  • CONGIUNTURA FLASH E INDAGINE RAPIDA SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE  – GENNAIO 2020

    CONGIUNTURA FLASH E INDAGINE RAPIDA SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE – GENNAIO 2020

     

    “L’economia italiana è appena sopra lo zero, con più occupazione, consumi in debole aumento e tassi sovrani stabili. Per la crescita mancano gli investimenti, che non ripartono, e il credito, che è in calo. 
    L’export cresce a fatica, con i mercati extra-UE cruciali, ma aumentano i rischi. L’instabilità in Iran e Libia potrebbe causare uno shock petrolifero. 
    Scambi mondiali deboli, così come l’Eurozona, ma la crescita USA è solida, migliora la Cina e reggono i mercati finanziari.” 

     

  • CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA –  2 SETTEMBRE 2019

    CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – 2 SETTEMBRE 2019

    L’economia italiana è ferma: l’industria è in affanno, i servizi solo in lieve recupero; gli investimenti sono attesi in calo, migliora di poco lo scenario per i consumi.

    I tassi sovrani sono scesi ai minimi storici, ma lo spread resta ampio. Rischia di fermarsi l’export, per la flessione degli scambi mondiali e la Germania in panne.

    I mercati finanziari segnalano frenata a livello internazionale: peggiora il rischio hard-Brexit, c’è meno crescita USA e gli emergenti sono senza slancio.

     

     

  • CRESCITA ZERO PER L’ECONOMIA ITALIANA – ANALISI CSC 1° AGOSTO 2019

    CRESCITA ZERO PER L’ECONOMIA ITALIANA – ANALISI CSC 1° AGOSTO 2019

     

    L’analisi del CSC-Centro Studi Confindustria del 1° agosto conferma per l’economia italiana la crescita zero, con qualche segnale di miglioramento nel secondo semestre del 2019, grazie al calo dei tassi sovrani e a una schiarita per i consumi.

    Ma gli investimenti privati sono in peggioramento e la crescita dell’export è fragile, frenata da scambi mondiali fermi e industria europea in affanno.

    L’economia USA è resiliente, ma per la Brexit aumenta il rischio “no deal” e gli emergenti sono in stallo.

     

  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA  “DINAMICA DEBOLE AD INIZIO 2019”

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA “DINAMICA DEBOLE AD INIZIO 2019”

     

    Prospettive deboli per l’Italia nel 2019, tra calo di fine 2018, alta incertezza e Eurozona rallentata. 

    L’Italia perde colpi ipotecando il 2019. I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018, aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del PIL nel 2019: il “trascinamento” è -0,2%. 

    E la dinamica a inizio 2019 sarà debole: il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. Anche se il PIL risalisse dal 2° trimestre, è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero. 

  • Il Rapporto PMI Centro-Nord 2018 di Confindustria e Cerved presentato il 5 maggio a Bologna

    Il Rapporto PMI Centro-Nord 2018 di Confindustria e Cerved presentato il 5 maggio a Bologna

     

    Pubblichiamo la sintesi della documentazione del seminario “Crescita delle imprese, competitività dei territori”, organizzato da promosso da Confindustria Emilia-Romagna il 4 maggio a Bologna:  si tratta della presentazione del Rapporto PMI Centro-Nord 2018, realizzato da Confindustria e Cerved su un campione rilevante del sistema produttivo delle regioni più sviluppate del Paese.

    Il Rapporto fa il punto sulle principali caratteristiche e sugli aspetti demografici, economici e finanziari delle PMI di capitali, comprese tra 10 e 250 addetti, e ne osserva il comportamento negli anni di crisi e in quelli successivi, evidenziandone punti di forza, criticità e le significative differenze regionali. 

    Il seminario è stato l’occasione per confrontarsi sulla fotografia che emerge dallo studio, sull’evoluzione più recente e sugli interventi più opportuni per dare risposta ai punti di forza e di debolezza e rendere più stabili e duraturi i segnali di ripresa.   

    Il Rapporto è stato presentato, dopo l’intervento di apertura del Presidente Pietro Ferrari, dal Responsabile Studi Economici Cerved Guido Romano e dal Direttore Politiche Regionali e Coesione territoriale Confindustria Massimo Sabatini. Sono poi intervenuti il Direttore tecnico TomWare Marco Guardigli e l’Amministratore unico Vismap Gianluca Pesarini.

    Hanno discusso dei risultati del Rapporto il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio, il Segretario confederale CISL Angelo Colombini e l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Palma Costi. Ha chiuso i lavori il Vice Presidente per le Politiche regionali e Coesione territoriale di Confindustria Stefan Pan.

     

    Ulteriore documentazione, compreso il Rapporto completo, 
    è disponibile sul sito Confindustria

     

     

  • PRIMO RAPPORTO PMI CENTRO NORD 2016

    PRIMO RAPPORTO PMI CENTRO NORD 2016

    CONFINDUSTRIA-CERVED: PRIMO RAPPORTO PMI CENTRO-NORD
    OLTRE LA CRISI: L’INDUSTRIA GUIDA LA RIPRESA

    Meno imprese, ma più solide, affiancate da una nuova leva di PMI innovative. La ripresa c’è: per recuperare il terreno perduto con la crisi, servono più imprese “eccellenti”, ovvero a forte crescita e a basso rischio, e più innovazione.

    10 maggio 2016. Le società di capitali delle regioni del Centro-Nord costituiscono la spina dorsale dell’apparato produttivo italiano: quelle che soddisfano i requisiti europei di PMI (da 10 a 250 addetti, e fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro) sono 112 mila, che producono oltre 160 miliardi di valore aggiunto e più del 10% del prodotto interno lordo nazionale. A questo aggregato, di dimensioni molto rilevanti e con significative differenze territoriali, in cui l’industria gioca un ruolo decisivo, è dedicato il primo Rapporto PMI Centro-Nord curato da Confindustria e Cerved.

    La crisi ha prodotto conseguenze senza precedenti su tale sistema di PMI: tra il 2007 e il 2013, il loro numero si è ridotto nel Centro-Nord di quasi 8 mila unità, sia per il saldo negativo tra entrate e uscite, sia per la trasformazione di molte di esse in microimprese.

    L’emorragia si è arrestata nel 2014, con una inversione di tendenza visibile soprattutto nel Nord-Ovest, dove il numero di imprese torna a crescere del 3,1%, e nel Nord-Est (+1,4%). I numeri pre-crisi restano, tuttavia, lontani in tutte le regioni, e soprattutto al Centro, dove il la riduzione del numero delle imprese è stata pari al 12,1%.

    La crisi ha avuto impatti pesanti anche sui conti economici delle PMI sopravvissute. Il fatturato delle PMI italiane fa registrare, infatti, tra il 2007 e il 2014, cali del -4,2% su base nazionale, con una contrazione più marcata nel Nord-Ovest (-7,0%) e al Centro (-5,1%), e più contenuta nel Nord-Est (-2,6%). Nonostante la crisi, i costi del lavoro per addetto sono cresciuti con incrementi medi tra il 13 e il 16% tra 2007 e 2014, evidenziando una dinamica del tutto scollegata a quella della produttività, che è invece rimasta ferma ai livelli pre-crisi. Ne sono derivate conseguenze molto pesanti sulla redditività lorda delle PMI: rispetto al 2007, il Mol è calato di1/4 nel Nord-Est, del 31% nel Nord Ovest e di oltre il 40% al Centro.

    Gli anni più recenti, tuttavia, fanno registrare significative inversioni di tendenza. Nel 2014 si consolida la crescita del fatturato, più elevata nel Nord-Est (+2,2%), più contenuta nel Nord-Ovest (+1,2%) e al Centro (+1%). Crescono anche valore aggiunto e margini, proseguendo la tendenza positiva registrata l’anno precedente: in entrambi i casi, l’incremento è più marcato nel Nord-Est, con il Mol che aumenta del +5,9% (+3,5% nel Nord-Ovest, +3,6% nel Centro). Grazie a margini di nuovo in crescita, tornano a crescere gli utili, anche perché si mantiene stabile e su livelli più bassi di quelli pre-crisi il costo medio del debito.

    Con il miglioramento delle prospettive economiche, tornano a crescere gli investimenti, con un rapporto tra investimenti e immobilizzazioni materiali più elevato nel Nord-Est (6,9%), rispetto a Centro (6,4%) e Nord-Ovest (6.3%).

    Il clima economico più positivo ha anche spinto la nascita di nuove imprese. Sono ben 57 mila, infatti, le nuove società di capitali nate nel 2015 nel Centro-Nord, raggiungendo un nuovo massimo storico (+9,4% sul 2014). In gran parte si tratta però di società di piccolissime dimensioni, cioè con meno di 5 mila euro di capitale versato (il 72% nel Centro): solo le più dinamiche riusciranno a passare in breve tempo dalla dimensione di microimpresa e quella di PMI.

    Cresce la propensione all’innovazione: le startup innovative del Centro-Nord ufficialmente iscritte nello speciale registro sono oltre 4.000, ma altrettante, pur non essendo iscritte, hanno caratteristiche simili. Il Nord-Est è l’area dove il fenomeno è più marcato, con il 2,6% delle newco che realizzano attività innovative (il 3,7% in Trentino).

    Le prospettive migliori si riflettono anche nella sensibile riduzione delle chiusure e, in particolare, dei fallimenti, che tra 2015 e 2014 diminuiscono di circa il 30%. Il bilancio di 7 anni di crisi resta comunque pesantissimo: tra 2008 e 2015 hanno avviato procedure di chiusura volontaria o per default 43 mila PMI con sede nel Centro-Nord, con percentuali pari al 43% di quelle attive nel 2007 nel Centro, al 35% nel Nord-Ovest, al 30% nel Nord-Est.

    Abitudini di pagamento tornate alla normalità confermano il rasserenarsi del clima economico, sebbene permangano significative differenze regionali: le PMI trentine, le più rapide a liquidare i fornitori (60 giorni in media), impiegano 24 giorni in meno di quelle umbre (85 giorni), le più lente.

    La crisi ha svolto una forte opera di selezione, estromettendo dal mercato le imprese con un grado di rischio economico-finanziario elevato già nel 2007. Le imprese sopravvissute presentano ora bilanci più solidi: anche grazie ad una sostanziosa patrimonializzazione, necessaria per ovviare agli effetti del credit crunch, si è fortemente ridotto il peso dei debiti finanziari rispetto al patrimonio netto. Il risultato è un sistema di PMI meno numeroso, ma più robusto, con differenze territoriali ancora marcate: resta comparativamente meno positivo lo score delle imprese del Centro, soprattutto del Lazio.

    Osservando insieme risultati e sostenibilità finanziaria, cresce la “polarizzazione” delle imprese. Oltre metà di esse vede, infatti, crescere il proprio fatturato nel 2014, spesso a tassi superiori al 5%, ma solo una parte presenta anche un basso grado di rischio, e si può cioè definire come “eccellente”. Non mancano le “gazzelle”, ovvero le imprese che tra 2007 e 2014 hanno raddoppiato il proprio fatturato: ce ne sono 1.380 al Nord-Ovest, 1.100 al Nord-Est e 792 al Centro. Quasi un quarto del totale ha sede in Lombardia. Restano numerose, però, anche le imprese “a metà del guado”.

    A tale ampia polarizzazione contribuisce la significativa varianza di risultato tra le macro aree: Nord-Est e Nord-Ovest si confermano, infatti, non solo come le aree più dinamiche, ma anche quelle dove le PMI presentano la minore vulnerabilità finanziaria, il Centro quella con le imprese a crescita più contenuta e grado di rischio maggiore.

    Non è estranea alla polarizzazione dei risultati anche la specializzazione settoriale: le imprese “eccellenti”, infatti, sono prima di tutto imprese industriali, soprattutto nel Nord-Est (28,9%), nel Nord-Ovest (26,7%) e, sia pure in quota minore, al Centro (20,7%). Sembrerebbe, insomma, che più sono forti le imprese industriali, più forte è la ripresa: non a caso il Nord-Est, dove è più forte l’industria, ha sofferto meno la crisi ed è ripartito prima.

    Le previsioni di Confindustria e Cerved confermano uno scenario positivo nel medio periodo: le PMI del Centro-Nord dovrebbero, nel loro complesso, registrare una crescita sia del proprio fatturato (specie le PMI del Nord-Est, in crescita dal 2016 a tassi superiori al 4% annuo), sia del valore aggiunto (di oltre il 4% a partire dal 2016 in tutte le macro-aree) proseguendo la graduale ripresa registratasi nei due anni precedenti.

    Un miglioramento del tutto analogo dovrebbero far registrare i margini e la redditività del capitale investito, mentre l’indebitamento rispetto al capitale netto si è sostanzialmente stabilizzato su valori di poco superiori all’80% al Nord e superiori al 100% al Centro.

    In sintesi, il tessuto imprenditoriale del Centro-Nord uscito dalla crisi si presenta ridotto nei numeri ma più solido, ancora al di sotto, complessivamente, dei livelli pre-crisi ma caratterizzato da una ripresa ormai consolidata, più robusta nel Nord-Est, ad alto valore aggiunto e che inizia a remunerare il capitale investito. Un tessuto con un cuore industriale, che si alimenta di una forte voglia di fare impresa e di innovazione ed in cui sono numerose le imprese “eccellenti”, ovvero a forte crescita e a basso rischio, le cui prospettive si confermano positive, sebbene con profonde differenze regionali.

    E’ necessaria una strategia capace di ampliarne il numero e di rafforzarne la propensione all’innovazione, sfruttando la solidità patrimoniale, la rinnovata imprenditorialità, e le condizioni favorevoli del credito, da rendere disponibili per un numero più ampio di imprese. Il miglioramento del profilo di rischio delle imprese più vulnerabili, la riduzione della dipendenza dal credito bancario, il sostegno alle PMI innovative, la riduzione degli oneri burocratici sono i punti decisivi di tale strategia, che potrà trovare nei fondi strutturali 2014-20 una parte del carburante necessario, a patto di usarlo presto e bene.

     

  • INDAGINE DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA “IMPRENDITORI, GENI DELLO SVILUPPO”

    INDAGINE DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA “IMPRENDITORI, GENI DELLO SVILUPPO”

    L’8 e il 9 aprile 2016 si è tenuto a Parma il Convegno biennale del Centro Studi di Confindustria “Imprenditori, i geni dello sviluppo”, organizzato con la collaborazione dell’Unione Parmense degli Industriali. 

    L’iniziativa è stata dedicata, per la prima volta, alla figura dell’imprenditore, al suo ruolo nello scenario nazionale e internazionale, alla propensione ad investire e promuovere il cambiamento e la crescita economica.   Tra i temi al centro del dibattito vi sarà la rilevanza della cultura d’impresa, la funzione della rappresentanza,  l’esigenza di fare sistema con tutte le componenti della società per puntare a vincere le nuove sfide dell’economia globale.

    Pubblichiamo una sintesi dell’indagine,  illustrata dal Direttore del CSC Luca Paolazzi.