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Categoria: Centro Studi Confindustria

  • INIZIO 2024 TRA LUCE E OMBRE | CONGIUNTURA FLASH DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – FEBBRAIO 2024

    INIZIO 2024 TRA LUCE E OMBRE | CONGIUNTURA FLASH DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – FEBBRAIO 2024

     

    Inizio 2024 tra luci e ombre: tassi alti più a lungo e petrolio più caro, ma maggior fiducia e servizi in espansione.

    Ampio il divario di inflazione Italia-Eurozona, si allungano i tempi per il taglio dei tassi di interesse.

    Investimenti: nella seconda metà dell’anno è atteso meno freno dal credito ma ora è urgente accelerare sul PNRR.

    In Italia, per il lavoro gli indicatori sono in miglioramento, per i consumi finora ci sono segnali misti.

    I servizi trainano, per l’industria sembra avvicinarsi lo stop al calo, l’export è in ripresa ma tra nuovi rischi.

    Stagnazione nell’Area euro, negli USA segnali di frenata, mentre la Cina è in espansione.

     

    Per leggere la Congiuntura Flash integrale: https://bit.ly/CF_feb24

     

  • RTT INDEX | UN NUOVO INDICATORE ECONOMICO SVILUPPATO DAL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA

    RTT INDEX | UN NUOVO INDICATORE ECONOMICO SVILUPPATO DAL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA

     

    Il Centro Studi Confindustria ha sviluppato l’RTT Index, un nuovo indicatore sviluppato con TeamSystem e in collaborazine con i Giovani Imprenditori di Confindustria, che ogni mese è in grado di stimare la dinamica del volume di attività economica a partire dai dati di fatturato di 200mila imprese, con focus dedicati a macro settori, territori e dimensioni d’impresa.

    A dicembre 2023 l’RTT registra una crescita di +0,8% per il totale dell’economia italiana, sostenuta da servizi (+2,7%) e costruzioni, nonostante la flessione nell’industria (-2,8%).

    Secondo RTT a dicembre il volume di attività delle imprese del Nord-Ovest registra un lieve aumento (+0,6%), decelera al Centro (+0,9), meglio al Nord-Est (+1,8%) e soprattutto nel Mezzogiorno, che cresce a doppia cifra.

     

    Vai all’analisi completa del Centro Studi Confindustria 

  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA – 20 GENNAIO 2024

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA – 20 GENNAIO 2024

     

    Inizio 2024 con nuove tensioni e rischi, dopo un fine 2023 con buoni segnali, soprattutto nei servizi. Inflazione bassa in Italia, non ancora in Europa, e tassi attesi in calo, ma per ora il credito è più caro.

    Investimenti meno negativi, ma consumi incerti, mentre cresce il lavoro.

    Servizi in risalita, ma nell’industria un brusco calo e prospettive incerte per l’export italiano di beni.

    Nell’Eurozona ritmi divergenti, negli USA qualche segnale di frenata, mentre va bene la Cina.

     

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  • RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA |  IL RUOLO DELLA CULTURA NELLA SOCIETÀ E NELL’ECONOMIA

    RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA | IL RUOLO DELLA CULTURA NELLA SOCIETÀ E NELL’ECONOMIA

     

    È online il nuovo numero della Rivista di Politica Economica dal titolo “Il posto della cultura. Industria, benessere, sviluppo civile”.

    Il nostro Paese è un posto della cultura. Dall’eredità antica del greco-romano, al Rinascimento e oltre, con il più alto numero di siti Unesco al mondo e tradizioni radicate in tutte le arti, Italia è sinonimo di cultura.

    Ma qual è, oggi, il posto della cultura nella nostra società ed economia?

     

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  • CONGIUNTURA FLASH DICEMBRE 2023 – L’INFLAZIONE È RIENTRATA, MA L’ECONOMIA RESTA DEBOLE.

    CONGIUNTURA FLASH DICEMBRE 2023 – L’INFLAZIONE È RIENTRATA, MA L’ECONOMIA RESTA DEBOLE.

     

    L’inflazione è rientrata, ma i tassi sono ancora alti e l’economia è debole. Ancora in difficoltà sia i servizi, sia l’industria, che vede qualche luce.

    Il credito caro frena gli investimenti, mentre il mercato del lavoro non spinge i consumi.

    Il turismo da record tiene a galla l’economia italiana nel 2023.

    Faticosa la ripresa dell’export italiano, a fronte di consumi in fragile risalita nell’Eurozona. L’economia USA è in buona salute, gli emergenti quasi tutti in crescita.

     

    Per approfondimenti vai alla Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria  

  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA |  Novembre 2023

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA | Novembre 2023

     

    Scende l’inflazione in Italia, ma i tassi sono alti e forse non ancora fermi, perciò il credito è troppo caro e meno disponibile.

    La crescita dell’economia italiana è ferma: i servizi sono in flessione e l’industria ancora debole.

    Gli investimenti vanno giù, i consumi sono quasi fermi, meglio l’export ma le prospettive non sono buone.

    L’Eurozona è vicina allo zero, la Cina stanzia 137 miliardi di stimoli, mentre negli USA sorprende in positivo la crescita nel 2023.

     

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  • RAPPORTO DI PREVISIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA “L’ECONOMIA ITALIANA TORNA ALLA BASSA CRESCITA?”

    RAPPORTO DI PREVISIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA “L’ECONOMIA ITALIANA TORNA ALLA BASSA CRESCITA?”

     

    Qui di seguito la sintesi del Rapporto di previsione “L’economia italiana torna alla bassa crescita?” presentato dal Centro Studi Confindustria il 28 ottobre.

    Il Rapporto integrale e le slide del Direttore del CSC Alessandro Fontana sono disponibili al link https://shorturl.at/esJS9

     

    2024 A BASSA CRESCITA, PIL A +0,5. PESANO ALTI TASSI E DEBOLE COMMERCIO INTERNAZIONALE
    L’andamento del PIL italiano nel 2023 si profila in forte rallentamento rispetto al 2022, quando era cresciuto del +3,7%: nello scenario base, che non include gli effetti delle misure contenute del DDL Bilancio, il CSC prevede un incremento annuo del +0,7%, già interamente acquisito. La crescita nel 2024 è prevista al +0,5%. (stima di marzo 1,2%).

    Il rallentamento è dovuto all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, e a una dinamica negativa, nell’anno in corso, del commercio internazionale.

     

    PRODUZIONE INDUSTRIALE IN CALO, SOPRATTUTTO PER I SETTORI ENERGIVORI
    Nel 2022 la dinamica dell’attività industriale delle imprese italiane era aumentata di +0,4%, mostrando segnali di indebolimento nella seconda metà dell’anno. Nel biennio di previsione, la produzione è attesa diminuire di -2,3% quest’anno e rimbalzare molto parzialmente, di +0,8%, nel 2024. A soffrire sono principalmente i cosiddetti settori energy intensive (come carta, chimica, metalli non metalliferi e metallurgia), e quelli che rientrano nella filiera delle costruzioni (legno, prodotti in metallo, ma anche alcuni dei già citati energivori). I livelli produttivi di questi settori si collocano ormai tutti sotto i valori medi del 2019. La contrazione di tali settori, oltre che nel 2022, è proseguita anche nella prima parte di quest’anno: in media a gennaio -agosto, rispetto allo stesso periodo del 2022, la chimica è in calo di -9,7%, la carta di -11,6%, la metallurgia di -7,1% e i minerali non metalliferi di -10,0%. Emerge, al contrario, una maggiore dinamicità per i comparti ad alta tecnologia come, ad esempio, la farmaceutica e le attività di computer ed elettronica e delle apparecchiature elettriche.

     

    CONSUMI DELLE FAMIGLIE DEBOLI MA RESILIENTI
    La spesa delle famiglie è attesa rimanere quasi ferma nella seconda metà del 2023. Ciò comporterà una crescita in media d’anno pari al valore già acquisito di +1,2%. I consumi delle famiglie torneranno ad aumentare nel 2024, con più slancio nella seconda metà dell’anno, sulla scia della discesa dell’inflazione e, quindi, del recupero del potere d’acquisto, oltre che sospinti da un miglioramento delle condizioni economiche e da una dinamica salariale più sostenuta, e registreranno in media d’anno una crescita di +0,6%.

     

    INVESTIMENTI IN PREOCCUPANTE CALO. VIENE MENO LA SPINTA DELLE COSTRUZIONI E DI INDUSTRIA 4.0. PNRR CRUCIALE.
    Gli investimenti fissi lordi sono attesi crescere moderatamente nel 2023 (+0,5%), al di sotto dell’acquisito al 2° trimestre (+0,8%). La dinamica è attesa in ulteriore peggioramento nel 2024: -0,1% la stima del CSC, in forte ridimensionamento rispetto agli anni scorsi (crescevano del 9,7% nel 2022 e invece saranno fermi nel 2024), per effetto soprattutto di una perdurante intonazione restrittiva della politica monetaria, che sta avendo un impatto più profondo dell’atteso e continuerà ad averlo per un periodo più lungo, e anche del minor ammontare di investimenti realizzati con il PNRR rispetto a quanto programmato nel DEF di aprile scorso.

    In prospettiva, i segnali provenienti dai dati qualitativi più recenti prefigurano un ulteriore calo degli investimenti nel breve termine. Il sentiment delle imprese si è affievolito, con l’indice di fiducia che è diminuito nel 3° trimestre a 106,8 da 108,9.

    Al rialzo, agirà sugli investimenti l’utilizzo delle risorse del PNRR e il recupero dei profitti, documentato almeno fino al 2° trimestre 2023: in questo scenario di previsione si assume un utilizzo solo parziale delle risorse PNRR rispetto a quanto programmato per il 2023 e 2024 nel DEF di aprile scorso e quindi la spinta agli investimenti per quanto cospicua, sarà nettamente inferiore nel biennio rispetto a quanto stimato avendo come base le risorse programmate nel DEF 2023. Per quanto riguarda l’effetto sulla crescita, Il CsC stima che con un PNRR pienamente attuato, il PIL italiano nel 2026 (cumulato in 6 anni, dal 2021) sarebbe più elevato del +2,8% e gli investimenti più elevati dell’11,1%.

     

    COMMERCIO ESTERO MOLTO DEBOLE
    Nello scenario CSC le esportazioni italiane di beni e servizi, dopo un’espansione quasi in doppia cifra nel 2022 (+9,9%), registrano una battuta d’arresto nel 2023 (+0,8%) e accelerano gradualmente nel 2024 (+2,3%), sotto ai ritmi medi di crescita del periodo pre-pandemia (+2,5% nel 2012-2019) ma in linea con il commercio mondiale.

     

    OCCUPAZIONE SEGUE IL PIL
    L’input di lavoro segue il PIL Come già nel 2022, l’input di lavoro, misurato in termini di unità equivalenti a tempo pieno (ULA), avanzerà nel biennio 2023-2024 a un ritmo complessivamente allineato a quello dei livelli di attività economica, seppur un po’ sopra quest’anno (+1,1% le ULA rispetto allo 0,7% del PIL) e lievemente sotto l’anno prossimo (+0,2% contro +0,5%).

     

    COSTO DEL LAVORO PER UNITA DI PRODOTTO CRESCE ANCHE NEL 2023 e 2024. INDUSTRIA ITALIANA PENALIZZATA, PERDE PRODUTTIVITA’. 
    Il Clup manifatturiero in Italia è cresciuto del +4,8% nel 2022, più che in altre economie europee (+3,7% nell’industria tedesca, +2,5% in media nell’Area euro). A fronte di una dinamica più contenuta del costo del lavoro per ora lavorata (+2,9% contro il +4,2% in Germania e il +3,9% medio nell’Area), la competitività dell’industria italiana è stata penalizzata da un ampio calo della produttività (-1,8%). Tra gli altri grandi paesi dell’Eurozona, la produttività del lavoro è calata nel 2022 solo in Francia, mentre è cresciuta in media del +1,4% (+0,6% in Germania). Nel biennio 2023-2024, il rafforzamento della dinamica salariale nel settore privato, che sta avvenendo con ritardo rispetto alla dinamica inflattiva, per effetto del meccanismo di aggiustamento delle retribuzioni contrattuali, spingerà al rialzo il Clup nel manifatturiero italiano, dato anche il forte calo della produttività del lavoro previsto per quest’anno (già acquisito nel 1° semestre, per l’ampio labor hoarding effettuato dalle imprese) e un solo marginale recupero il prossimo.

     

    INFLAZIONE: FRENATA IN FASE AVANZATA. AL 2,0% A FINE 2023
    La dinamica dei prezzi al consumo in Italia sta proseguendo in graduale rallentamento da dicembre 2022, scendendo al +5,3% annuo a settembre 2023. Un valore ancora alto rispetto all’obiettivo BCE del 2,0% (Grafico 18), ma decisamente più favorevole rispetto ai record toccati nel 2022 (+11,8% a ottobre e novembre). La variazione acquisita per la media del 2023 è pari al +5,7%. Nello scenario CSC, che incorpora un prezzo del gas in moderato aumento rispetto ai minimi di luglio, l’inflazione continuerà a frenare (soprattutto nei mesi finali del 2023, grazie a un favorevole “effetto base”), tornando in linea con l’obiettivo del +2,0% a fine anno. In media, si attesterà al +5,8% (da +8,1% nel 2022), con una revisione al ribasso di -0,5 punti rispetto allo scenario CSC di marzo. Nel 2024, terminata ormai la lunga frenata, l’inflazione è attesa rimanere intorno ai valori di fine 2023, assestandosi al +2,1% in media.

     

    CREDITO IN FORTE RIDUZIONE.  FRENATA MAI COSÌ BRUSCA DEI PRESTITI ALLE IMPRESE
    I prestiti bancari alle imprese in Italia si stanno rapidamente riducendo (-6,2% annuo ad agosto 2023), dopo aver toccato alti ritmi di crescita fino a metà del 2022 (picco a +4,8% in agosto). Un mutamento brusco, come raramente osservato nelle serie storiche del credito, dovuto soprattutto al rapido rialzo dei tassi di interesse deciso dalla BCE in tale periodo. Nel 2023 la liquidità delle imprese, misurata dal valore dei depositi in banca, si è assottigliata rapidamente (-5,6% annuo in agosto), tornando sul trend pre-pandemia. L’indicatore Istat della liquidità disponibile in azienda, rispetto alle esigenze operative, ha tenuto finora, poco sotto i valori pre-pandemia, ma solo perché si è ridotto il fabbisogno di risorse liquide. La situazione nei prossimi mesi potrebbe presto trasformarsi in carenza di liquidità, se il credito continua a ridursi. Le aziende che hanno più esigenza di credito per liquidità sono le produttrici di beni di consumo.

     

    FINANZA PUBBLICA
    Deficit pubblico alto
    , ma in riduzione. Nello scenario “a legislazione vigente” l’indebitamento netto della pubblica amministrazione è previsto scendere al 5,3% del PIL nel 2023 dall’8,0% dello scorso anno e al 3,8% nel 2024, sostanzialmente in linea con quanto indicato nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NaDEF) presentata dal Governo a fine settembre (5,2%).

    Non scende il debito.  Il debito pubblico in rapporto al PIL è stimato al 140,1% nel 2023, in calo di 1,5 punti rispetto al 2022, su valori simili a quelli stimati dal Governo. Per l’anno prossimo, è previsto risalire di oltre 0,4 punti fino al 140,6% del PIL anziché calare al 139,7% come indicato nel quadro tendenziale della NaDEF 2023.

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    I RISCHI E LE VARIABILI DELLA PREVISIONE

    Nell’attuale contesto, lo scenario previsivo presenta in prevalenza rischi al ribasso, ma anche qualcuno al rialzo.

    1. Un nuovo tragico capitolo del conflitto israelo-palestinese si è aperto proprio nei giorni di stesura di questo rapporto. Un prolungarsi della guerra e un eventuale ampliamento dei paesi coinvolti potrebbero accrescere ulteriormente la frammentazione geopolitica, con effetti negativi sul commercio internazionale; spingere verso un nuovo aumento del prezzo del petrolio e di altre commodity energetiche.

    2. La dinamica dei prezzi al consumo in Italia e in Europa ha intrapreso un percorso di graduale normalizzazione. Il processo in essere potrebbe richiedere un tempo minore del previsto, spingendo le Banche centrali ad accelerare la discesa dei tassi di interesse e anticipando così gli effetti positivi dell’allentamento della politica monetaria.

    3. Le banche centrali sono attese avviare nei prossimi trimestri un percorso, non coordinato, di riduzione dei tassi. Tuttavia, se la FED decidesse ulteriori rialzi, per abbattere ancor più l’inflazione la BCE potrebbe seguirla per evitare ripercussioni sul cambio che altrimenti spingerebbero in alto i prezzi in euro di petrolio e altre commodity importate. Ciò avrebbe un impatto restrittivo addizionale nell’Eurozona e in Italia.

    4. La piena efficacia del PNRR è condizionata al rispetto dei tempi previsti e all’attuazione delle riforme in programma. Il venir meno di uno di questi elementi implicherebbe un minor contributo alla crescita. L’ipotesi prudenziale sottostante questo scenario è che nel biennio 2023-2024 si avrà un utilizzo solo parziale delle risorse che erano state programmate nel DEF di aprile scorso.

    5. Un ulteriore rischio riguarda la dinamica dell’economia cinese, che nello scenario di previsione si ipotizza crescere quest’anno e il prossimo secondo gli obiettivi fissati dal Governo (+5% nel 2023 e +4,5% nel 2024). Una frenata potrebbe indurre una battuta d’arresto a livello internazionale: un punto in meno di crescita, ridurrebbe di circa due decimi il PIL mondiale.

     

  • STRATEGIE INTERNAZIONALI DELLE IMPRESE ITALIANE |  NOTA DAL CSC – 9 SETTEMBRE 2023

    STRATEGIE INTERNAZIONALI DELLE IMPRESE ITALIANE | NOTA DAL CSC – 9 SETTEMBRE 2023

     

    L’aumento delle tensioni geopolitiche, la diffusione della pandemia e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno messo in evidenza le fragilità delle profonde interdipendenze produttive e di fornitura a livello globale e stanno spingendo le imprese verso una riconfigurazione delle catene di fornitura.

    Una survey condotta, nel 2021, dal Centro Studi Confindustria e Re4It (Reshoring for Italy) sulle strategie di offshoring e reshoring delle imprese manifatturiere italiane evidenzia un uso limitato del backshoring di produzione (totale o parziale), cioè di rientro in Italia di fasi produttive precedentemente localizzate all’estero, mentre è rilevante il backshoring di fornitura, come confermato anche dall’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere ad aprile 2023.

    Entrambe le indagini individuano nella maggiore resilienza, nella riduzione della distanza e nel miglioramento della qualità dei prodotti le principali ragioni di questa scelta su cui nei prossimi anni inciderà molto anche la necessità di aumentare la sostenibilità delle produzioni.

     

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  • LE FORNITURE CRITICHE IN SETTORI STRATEGICI – STUDIO DEL CSC

    LE FORNITURE CRITICHE IN SETTORI STRATEGICI – STUDIO DEL CSC

     

    CSC RICERCHE: FORNITURE CRITICHE ITALIANE CONCENTRATE NEI SETTORI COMMODITY-ENERGIA, CHIMICA-FARMACEUTICA, ICT E TESSILE; META’ A RISCHIO GEOPOLITICO
    IL 21% DELLE IMPRESE HA SCELTO IL BACKSHORING DELLE FORNITURE. NECESSARIO POTENZIARE LE FILIERE

    In allegato la nota stampa.

     
     

    L’iperglobalizzazione dei primi anni Duemila ha lasciato il posto a una fase di #globalizzazione lenta che, tuttavia, resta profonda e complessa, con dinamiche eterogenee lungo le sue molteplici dimensioni.

    Le #catene globali del valore si sono dimostrate molto robuste e persistenti, nonostante le tensioni sino-americane, il conflitto russo-ucraino e un’accelerazione degli interventi protezionistici a livello globale abbiano complicato lo scenario mondiale.

    Questa l’#analisi contenuta nel volume “CATENE DI FORNITURA TRA NUOVA GLOBALIZZAZIONE E AUTONOMIA STRATEGICA” del Centro Studi Confindustria, che sarà presentato a settembre e metterà in evidenza il tema della vulnerabilità delle #filiere di fornitura e dell’#autonomia strategica dei paesi.

    In un #sistemaproduttivo globale profondamente interconnesso, si nascondono passaggi specifici, che sono in alcuni casi molto concentrati per area geografica.

    Ciò impone un cambio di passo nelle #politiche e nelle #strategie di lungo periodo dei #governi e delle #imprese.

     

    Leggi il Rapporto completo CATENE DI FORNITURA TRA NUOVA GLOBALIZZAZIONE E AUTONOMIA STRATEGICA
    https://www.confindustria.it/home/centro-studi/prodotti/ricerche/rapporto/scenari+geoeconomici/rapporto-catene-di-fornitura-2023

    Qui la Nota di approfondimento LE  DIPENDENZE CRITICHE E STRATEGICHE DELL’INDUSTRIA ITALIANA
    https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/scenari-geoeconomici/dettaglio/dipendenze-critiche-e-strategiche-industria-italiana

     

    La presentazione del Rapporto si terrà il 22 settembre 2023 alle ore 10.30 a Roma presso la sede di Confindustria: ecco l’invito

     

     

     

  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – LUGLIO 2023

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – LUGLIO 2023

     

    Rallenta la crescita dell’economia italiana, sorretta dai servizi, ma frenata dai tassi elevati.

    L’inflazione è meno alta, ma le Banche Centrali alzano i tassi ai massimi, e il credito è in ripiegamento perché troppo caro.

    In Italia i servizi sono trainati dal turismo, l’industria è debole, le costruzioni in calo.

    Gli investimenti sono frenati, i consumi incerti, mentre l’export di beni è in riduzione.

    La Germania è in recessione, secondo i previsori sarà di breve durata.

    Gli USA restano in crescita, viceversa la Cina rischia la deflazione.
     

     

    Per leggere la Nota integrale del CSC