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Categoria: Centro Studi Confindustria

  • INDAGINE RAPIDA SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL CSC – 5 marzo 2022

    INDAGINE RAPIDA SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL CSC – 5 marzo 2022

     

    Prosegue il calo della produzione industriale a febbraio (-0,3%) dopo quello di gennaio (-0,8%) e di dicembre (-1,0%), pur inglobando solo in minima parte gli effetti dello scontro tra Russia e Ucraina.

    Il conflitto sta accrescendo le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e spingendo ulteriormente al rialzo i prezzi di materie prime ed energia. 

     

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  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA |  5 febbraio 2022

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA | 5 febbraio 2022

     

    La produzione industriale italiana è stimata in forte caduta a gennaio, -1,3%, dopo -0,7% a dicembre.

    La contrazione è dovuta al caro-energia (elettricità +450% a dicembre 2021 su gennaio 2021) e al rincaro delle altre commodity che comprimono i margini delle imprese e, in diversi casi, stanno rendendo non più conveniente produrre.

    A questo si sommano le persistenti strozzature lungo le catene globali del valore. Tale dinamica mette a serio rischio il percorso di risalita del PIL avviato lo scorso anno.

     

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  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  GENNAIO 2022

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | GENNAIO 2022

     

    La risalita del PIL italiano a inizio 2022 è a forte rischio e il balzo dell’inflazione sarà transitorio solo se si raffredderà l’energia.

    Il rincaro dell’energia colpisce l’industria italiana, la cui produzione è attesa in flessione, e gli elevati contagi frenano i consumi di servizi, che tornano a scendere.

    Sul fronte degli investimenti diventano pessimiste le attese delle imprese, mentre il credito resta stabile e l’occupazione in recupero fino a novembre.

    Export italiano tra luci e ombre: nell’Eurozona si diffondono sfiducia e timore, prosegue la frenata negli USA, mentre gli emergenti vanno avanti piano.

     

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  • Nota CSC | I rincari delle commodity rischiano di bloccare le imprese |  17 gennaio 2022

    Nota CSC | I rincari delle commodity rischiano di bloccare le imprese | 17 gennaio 2022

     

    L’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali è ampio e diffuso: petrolio +13% a dicembre 2021 su fine 2019, rame +57%, cotone +58%. A questo aumento, di recente, si è aggiunta l’enorme impennata del gas naturale in Europa (+723%).

    In Italia, il balzo del gas si è trasferito sul prezzo dell’energia elettrica facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: 37 miliardi previsti nel 2022, da 8 nel 2019. Un livello insostenibile che minaccia la chiusura di molte aziende.

    Il forte aumento dei costi per le imprese italiane si è tradotto in una brusca compressione dei margini operativi, data la difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity: soffrono soprattutto i settori più a valle e quelli energivori.

    I rincari, per adesso, sono stati assorbiti nei margini e per questo l’inflazione in Italia, seppure sia in crescita (+3,9% annuo), è più bassa che altrove e, al netto di energia e alimentari, resta moderata (+1,4%).

    Molte imprese stanno però programmando periodi di chiusura temporanea perché, con questi rincari energetici, non è più conveniente produrre.

    Secondo il Centro Studi, è possibile agire su diversi fronti:
    1 — intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas
    2 — aumentare la produzione nazionale di gas e riequilibrare gli approvvigionamenti esteri
    3 — riformare il mercato elettrico.

     

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  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA  |  21 DICEMBRE 2021

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 21 DICEMBRE 2021

     

    Crescono i rischi lungo il sentiero scivoloso di risalita del PIL italiano: per l’industria pesa il caro-energia, per i servizi i nuovi contagi.

    Gli occupati dipendenti sono tornati ai livelli pre-crisi, i consumi sono alimentati dall’extra-risparmio accumulato, l’export è ripartito, ma c’è più incertezza sugli investimenti.

    L’inflazione è molto eterogenea nelle diverse economie, perciò la FED in America ha già accelerato sull’uscita dalle misure espansive, preludio al rialzo dei tassi, ma non la BCE in Europa.

    Lo scenario è diventato incerto per l’Eurozona, mentre gli USA sono in indebolimento.

     

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  • La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite | Rapporto CSC

    La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite | Rapporto CSC

     

    Il Rapporto del Centro Studi Scenari industriali “La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite” è stato presentato a Roma il 20 novembre 2021

    Quali sono le trasformazioni che già prima dell’irrompere della pandemia stavano investendo la manifattura mondiale? In che modo l’avvento della pandemia sta modificando la sua logica di sviluppo? Come si muove la manifattura italiana nel nuovo contesto?

    Si apre una fase piena di incognite, in cui tuttavia la manifattura mostra segni importanti di grande vitalità che è fondamentale non vengano dissipati a causa di un contesto in cui domina l’incertezza.

     

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  • INDAGINE RAPIDA DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE |  8 novembre  2021

    INDAGINE RAPIDA DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE | 8 novembre 2021

     

    Nel 3° trimestre del 2021 la produzione industriale italiana è cresciuta dell’1,0% rispetto al 2°, un ritmo più contenuto di quanto osservato nei primi due (rispettivamente +1,5% e +1,2% trimestrale).

    Il 4° si sarebbe aperto in crescita (+0,2% in ottobre). In settembre si era rilevata una riduzione dell’attività dello 0,1% (dopo quella dello 0,2% riscontrata dall’ISTAT e dal CSC ad agosto).

    Le ragioni del rallentamento tra luglio e settembre sono riconducibili a fattori limitativi della produzione, quali la scarsità di alcune componenti e materie prime, al maggior ricorso alle scorte di magazzino, al rallentamento produttivo dei principali partner commerciali e al maggior grado di incertezza.
     

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  • RAPPORTO CSC “Quale economia italiana all’uscita dalla crisi?”  | 16 ottobre 2021

    RAPPORTO CSC “Quale economia italiana all’uscita dalla crisi?” | 16 ottobre 2021

     

    Il Rapporto del Centro Studi “Quale economia italiana all’uscita dalla crisi?” presentato il 16 ottobre 2021 evidenzia come la risalita del PIL italiano sia più forte delle attese: si prevede un +6,1% nel 2021, 2 punti in più rispetto alle stime di aprile, seguito da un ulteriore +4,1% nel 2022.

    Questa robusta ripartenza del PIL, pari a oltre +10% nel biennio, dopo il quasi -9% del 2020, riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali.

    Sebbene il recupero stia procedendo più spedito che altrove, il gap rispetto al pre-pandemia è, al momento, ancora più ampio di quello degli altri principali partner perché la caduta del 2020 in Italia è stata maggiore.

     

    Sintesi Stampa Rapporto CSC di ottobre 2021

    • Vicina a completare il recupero poi inizierà la vera crescita. La risalita del PIL italiano nel 2021 è più forte delle attese: il Centro Studi Confindustria prevede un +6,1%, 2 punti in più rispetto alle stime di aprile, seguito da un ulteriore +4,1% nel 2022. Ciò è spiegato dall’impatto più contenuto della variante Delta del Covid che, anche grazie a efficacia e capillarità delle vaccinazioni in Italia, ha reso possibile da maggio 2021 l’allentamento delle misure di contenimento. Questo riporta l’economia sopra i livelli pre-crisi in anticipo, già nella prima metà del 2022.
       
    • Dal 4° trimestre 2021 il PIL si attesterà su un profilo più moderato, perché si va esaurendo la spinta legata al gap da colmare. Ma l’Italia crescerebbe comunque nel 2022 a un ritmo trimestrale più alto rispetto al passato. Il motivo principale della maggior crescita attesa è dato dagli effetti benefici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che vale 235 miliardi tra 2021 e 2026 e che finanzierà le riforme e alimenterà gli investimenti.  Per i primi anni, l’impatto positivo è attribuibile soprattutto all’aumento di spesa e agli investimenti pubblici. Col tempo, invece, l’attuazione del Piano avrà effetti positivi sulla crescita, aumentandone il potenziale. Nello scenario CSC, tuttavia, non si tiene conto della politica di bilancio espansiva nel 2022.
       
    • La ripartenza italiana è caratterizzata da due passaggi di testimone. Primo, i consumi stanno subentrando all’export come traino della risalita, ponendosi al fianco degli investimenti. Secondo, i servizi stanno diventando più dinamici rispetto all’industria.
       
    • I due sviluppi sono strettamente connessi: si prevede nella seconda parte del 2021 e nel 2022 un recupero della spesa delle famiglie, soprattutto in servizi. Fino ad aprile le spese fuori casa e per i viaggi sono state penalizzate dalle limitazioni anti-pandemia e i consumi sono in parte stati dirottati sui beni durevoli. Da maggio 2021 sono potuti ripartire, anche in servizi quali ristoranti, alloggi, intrattenimento, oltre che nei beni non durevoli. Il solo parziale recupero finora dei flussi turistici, di stranieri verso l’Italia e italiani verso l’estero, fornisce margini di crescita da sfruttare per la ripresa dei servizi. Tuttavia, è immaginabile che la propensione al risparmio rimanga più elevata che in passato, perciò lo scenario CSC prevede consumi privati ancora sotto i livelli pre-crisi nel 2022.
       
    • Le esportazioni italiane risaliranno del 12,4% nel 2021 e di un ulteriore 7,7% nel 2022. L’export di beni si conferma tornare già nel 2021 sul sentiero di espansione pre-crisi, anche grazie a un commercio mondiale che registrerà una buona crescita, nonostante la frenata patita a metà anno. Viceversa, l’export di servizi non è più atteso ripartire quest’anno, ma solo nel 2022, rimanendo molto sotto i livelli pre-crisi: pesa la debolezza persistente di alcune tipologie di viaggio, come il turismo a lunga distanza e gli spostamenti per lavoro. Inoltre, a riflesso della crescita elevata degli investimenti, l’import riparte più forte delle vendite, per cui le esportazioni nette non forniscono un contributo significativo alla risalita del PIL.
       
    • Gli investimenti sono il motore principale della ripresa italiana: nel 2022 saliranno su un livello molto superiore al pre-crisi (+17,7%). Finora, il contributo prevalente è venuto dagli investimenti in costruzioni, residenziali e no, spinti dagli incentivi sulle ristrutturazioni e dagli investimenti pubblici. Gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto, invece, sono ancora su livelli compressi, ma continueranno la ripresa grazie alla fiducia ancora alta delle imprese e al traino dei nuovi investimenti pubblici. Ma saranno in parte frenati dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalla difficoltà a reperire alcuni materiali.
       
    • Nell’industria, nella prima metà del 2021 la produzione è salita gradualmente, riportandosi a giugno sopra il livello pre-pandemia. Più di recente, però, l’attività e anche la fiducia delle imprese hanno registrato una leggera attenuazione. L’insufficienza di materiali è diventata un fattore di crescente ostacolo alla produzione: hanno pesato le interruzioni sulla catena di distribuzione e l’allungamento dei tempi di consegna. Inoltre, ha effetti sfavorevoli la dinamica negativa dell’attività industriale nei principali partner commerciali (Germania e Francia).
       
    • L’andamento dell’economia durante la crisi si è riflesso sull’input di lavoro con immediatezza, quasi uno a uno in termini di ampiezza, sia nella contrazione che nella ripresa. Il numero di persone occupate, dopo il minimo nel 1° trimestre 2021 (-811mila unità dal 4° 2019), ha recuperato quasi la metà della caduta (+398mila unità a luglio-agosto da inizio 2021, ma ancora -413mila da fine 2019). Con la rimozione da luglio della sospensione delle procedure di licenziamento nei comparti edile e industriale non si è avuta la temuta emorragia di lavoratori. Il numero di occupati è previsto crescere, nel 2021, di 461mila unità da inizio anno. E poi nel 2022 è atteso il recupero degli occupati ai livelli pre-pandemia (ulteriori +306mila).
    • Gli enormi aumenti nei prezzi delle commodity, da fine 2020, riguardano tutte le economie occidentali, importatrici di materie prime e a vocazione manifatturiera. Ma nel 2021 sono emersi profondi divari nell’inflazione: altissima negli USA, moderata in Italia. Nel 2022 la spinta all’inflazione dovrebbe attenuarsi: parzialmente negli USA, in misura più marcata in Europa e, soprattutto, in Italia, dove ha pesato di più l’energia. Sta perciò maturando un consenso per un rialzo dei tassi USA a fine 2022, mentre nell’Eurozona appare lontano.
       
    • Nonostante le prospettive positive, lo scenario presenta alcuni rischi al ribasso, che riguardano diversi elementi di incertezza: recrudescenza pandemica e nuove restrizioni, carenze prolungate di materie prime, inflazione elevata e ri rialzo prematuro dei tassi di interesse, inefficace gestione del PNRR, difficoltà del mercato immobiliare cinese.

     

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  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  11 SETTEMBRE 2021

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 11 SETTEMBRE 2021

     

    Continua spedito il recupero dell’economia italiana nel 2021, anche se i contagi e la scarsità di alcune commodity restano fattori di incertezza.

    I consumi delle famiglie sono in forte risalita, mentre l’industria sta cedendo il passo ai servizi nel trascinare al rialzo il PIL italiano.

    L’occupazione è in recupero, sulla scia della ripresa economica. L’inflazione è salita anche in Italia, ma quasi solo per il rincaro dell’energia.

    L’export italiano resta in salute, ma le attese sono più incerte, perché rallenta l’Eurozona e anche negli USA le prospettive sono meno solide.

     

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