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Categoria: Centro Studi Confindustria

  • INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 7 agosto 2021

    INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 7 agosto 2021

     

    La produzione industriale italiana cresce nel secondo trimestre ad un ritmo vicino a quello rilevato nel primo (1,0% vs 1,3%); il terzo parte con un abbrivio negativo: in luglio si stima un calo dell’attività dello 0,7% (dopo +1,0% rilevato dall’ISTAT in giugno) spiegato sia da un maggiore ricorso alle scorte di magazzino, necessario per soddisfare l’afflusso di ordini, sia da alcune strozzature dell’offerta lungo la filiera produttiva internazionale dovute alla scarsità di alcune componenti e materie prime.

    La domanda interna mostra una maggiore vivacità rispetto a quella estera.

    Gli imprenditori continuano a essere ottimisti, benché i timori legati a nuove restrizioni conseguenti alla diffusione della variante Delta stiano iniziando a intaccare le attese di medio periodo. Le indagini di fiducia di agosto potrebbero cogliere in pieno tali preoccupazioni.
     

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  • Booklet economia 2021 |    I numeri dell’Emilia-Romagna

    Booklet economia 2021 | I numeri dell’Emilia-Romagna

     

    Il Booklet economia Emilia-Romagna 2021 illustra i dati di sintesi sull’economia regionale relativamente a PIL, struttura industriale, mercato del lavoro, commercio estero e ricerca e innovazione.

    La congiuntura economica

    La crisi economica conseguente all’emergenza Covid-19 ha condizionato la performance economica regionale nel 2020: le stime più aggiornate (Prometeia – luglio 2021) prevedono una contrazione del PIL per il 2020 del -9,1%, in linea con la media italiana (-8,9%).

    La prospettiva per il 2021 vede l’Emilia-Romagna prima regione italiana per crescita del PIL, con un aumento del 6% rispetto al 2020 (media italiana +5,3%), trend che continuerà anche nel 2022 con una ulteriore crescita del 4,2% che dovrebbe consentire entro fine 2022 di recuperare i livelli pre pandemia.

    Il settore manifatturiero traina la ripresa, seppur con differenze settoriali non trascurabili. Positivo l’andamento registrato dal settore delle costruzioni, mentre la ripresa del settore dei servizi sarà più lunga e diversificata fra comparti.

    Il mercato del lavoro nel 2020

    L’andamento del mercato del lavoro nel 2020 ha risentito delle conseguenze sull’economia derivanti dalla pandemia da Covid-19, che risulterebbero oggi molto più rilevanti se non fossero state messe in campo misure ed interventi di policy senza precedenti – blocco dei licenziamenti e il ricorso agli ammortizzatori sociali – che hanno contenuto l’impatto negativo sull’occupazione.

    In Emilia-Romagna il numero di occupati (15 anni ed oltre) in media d’anno nel 2020 è pari a 1.989.800 unità, in calo di 42.800 unità rispetto al 2019 (-2,1%). L’input di lavoro, stimato in termini di Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (ULA), registra, sempre con riferimento al 2020, una contrazione su base annua molto più consistente: -10,1%.

    Commercio estero

    Nel 2020 l’Emilia-Romagna ha esportato beni e servizi per un valore pari a 61,1 mld di euro, 5,5 mld in meno rispetto al 2019 con una contrazione dell’8,2%. Stessa performance ha registrato il Veneto (-8,2%), la media Italia si ferma a -9,7%, peggio fanno Lombardia (-10,6%) e Piemonte (-12,7%). Nello stesso periodo le importazioni regionali sono state pari a 33,6 mld di euro (a valori correnti), pari al 9,1% dell’import italiano e in contrazione del -8,7% rispetto al 2019, valore più contenuto della media italiana (-12,8%).

    Si conferma il primato dell’Emilia-Romagna per quanto riguarda l’export per residente, che nel 2020 è pari a 13.698 euro, a valori correnti, superiore a Veneto (seconda regione, con 12.259 euro per residente) e Lombardia (quarta regione, con 11.371 euro) e poco meno che doppio rispetto alla media nazionale (7.269 euro).

    Con 27,5 mld (valori correnti), l’Emilia-Romagna si conferma inoltre prima regione italiana per saldo commerciale, seguita da Veneto (+18.335 milioni di euro), Piemonte (+13.104 milioni di euro) e Toscana (+12.608 milioni di euro).

    Nel primo trimestre del 2021 l’Emilia-Romagna ha esportato beni e servizi per 16,6 mld di euro, con un aumento rispetto al 1° trimestre 2020 del 6,1%, migliore della media italiana e delle regioni benchmark.

    Rispetto al 1° trimestre 2019, le esportazioni del 1° trimestre 2021 risultano superiori del 3,2%, anche in questo caso meglio della media italiana e di Veneto (1,1%) e Lombardia, quest’ultima non recupera il livello precrisi (-0,8%).

    Ricerca, innovazione e competitività

    La competitività dell’Emilia-Romagna e il ruolo di regione leader nel Paese è confermata dal risultato nella classifica del Regional Innovation Scoreboard 2021 in cui la regione si colloca, unica in Italia, fra gli strong innovator, con una performance migliorata fra il 2014 e il 2021 (34,2%). Quasi sempre sopra la media italiana per tutti gli indicatori, nel confronto europeo presenta margini di miglioramento in ambiti quali l’educazione terziaria, la spesa per R&S del settore pubblico, le competenze digitali.

  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  26 luglio 2021

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 26 luglio 2021

     

    L’Italia è ripartita in modo robusto: i servizi sono in forte recupero, i consumi finalmente in rimbalzo, l’industria prosegue su un sentiero di crescita stabile; anche se si è indebolito il traino dell’export. La ripartenza si legge anche nei dati sul lavoro.

    Gli USA sono in assestamento su ritmi meno elevati e nell’Eurozona è tornata l’incertezza legata ai possibili effetti della variante delta del Covid.

    Inoltre, i prezzi alti e la scarsità delle materie prime possono costituire un vincolo alla ripresa.

     

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  • INDAGINE RAPIDA CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  10 luglio 2021

    INDAGINE RAPIDA CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 10 luglio 2021

     

    La produzione industriale recupera in giugno (+1,3%) dopo il calo di maggio (-1,5%). Le attese degli imprenditori sono ancora favorevoli, nonostante la variante “Delta” che rischia di frenare i progressi nel contenimento del contagio.

    La produzione industriale italiana conferma le attese positive e cresce nel secondo trimestre (+1,1%) con una dinamica analoga a quella rilevata nel primo.

    Il sostegno viene soprattutto dalla domanda interna.

    Favorita dall’allentamento delle misure di contenimento del Covid-19 è ripartita la spesa delle famiglie, la componente finora più debole della domanda e tassello mancante nel puzzle della crescita.
     

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  • CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  30 giugno 2021

    CONGIUNTURA FLASH CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 30 giugno 2021

     

    In Italia ripartenza più rapida del PIL: consumi e servizi si affiancano già nel 2° trimestre a investimenti e industria in consolidamento.  La fiducia è stata ripristinata, ci sono più ordini, più credito e i tassi di interesse restano bassi.

    L’export italiano cresce sopra i livelli pre-crisi, grazie agli scambi mondiali in aumento, ma le commodity sono carissime per le imprese.

    Anche l’Eurozona riparte già nel 2° trimestre del 2021, mentre negli USA la crescita annua va molto oltre le attese.

     

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  • INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  3 giugno 2021

    INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 3 giugno 2021

     

     

    La produzione industriale italiana è attesa in ulteriore incremento nei mesi primaverili, dopo il recupero già registrato nel primo trimestre (+0,9%).

    Dopo la battuta d’arresto rilevata dall’ISTAT in marzo (-0,1%), in aprile e maggio l’attività è avanzata a un ritmo moderato (+0,3% e +0,4% rispettivamente), sostenuta da entrambe le componenti della domanda.

    Gli imprenditori mostrano un maggiore ottimismo: l’indice di fiducia è salito in maggio sui livelli massimi dall’autunno del 2017, in linea con il miglioramento della crisi sanitaria e l’allentamento delle restrizioni.

    Scorte basse e domanda in accelerazione preannunciano ulteriori recuperi di attività anche nei mesi estivi.

     

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  • INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  3 giugno 2021

    INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 3 giugno 2021

     

    La produzione industriale italiana è attesa in ulteriore incremento nei mesi primaverili, dopo il recupero già registrato nel primo trimestre (+0,9%).

    Dopo la battuta d’arresto rilevata dall’ISTAT in marzo (-0,1%), in aprile e maggio l’attività è avanzata a un ritmo moderato (+0,3% e +0,4% rispettivamente), sostenuta da entrambe le componenti della domanda.

    Gli imprenditori mostrano un maggiore ottimismo: l’indice di fiducia è salito in maggio sui livelli massimi dall’autunno del 2017, in linea con il miglioramento della crisi sanitaria e l’allentamento delle restrizioni.

    Scorte basse e domanda in accelerazione preannunciano ulteriori recuperi di attività anche nei mesi estivi.

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  • INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  4 maggio 2021

    INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 4 maggio 2021

     

    In aprile la produzione industriale registra un lieve arretramento (-0,4%, dopo +0,4% in marzo), soprattutto per effetto della frenata della domanda interna conseguente alle maggiori restrizioni che hanno interessato gran parte delle regioni italiane durante il mese. Nel primo trimestre del 2021 si conferma comunque un incremento robusto dell’attività industriale (+1,1% dopo -0,4% nel quarto 2020).
     
    Le prospettive per il secondo trimestre sono positive, come anticipato dalle valutazioni degli imprenditori sull’evoluzione della domanda nei prossimi mesi.  
     
    Mentre la domanda estera continua ad essere vivace, sostenuta soprattutto da Cina e USA, ci sono le condizioni per un robusto incremento della domanda interna nel breve periodo, grazie all’allentamento delle restrizioni e al calo dei contagi atteso sin dalle prossime settimane, favorito dalla contestuale accelerazione delle vaccinazioni.
     

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  • CONGIUNTURA FLASH DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  30 aprile 2021

    CONGIUNTURA FLASH DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 30 aprile 2021

     

    L’economia italiana intravede la risalita dalla crisi, con il PIL più vicino al rimbalzo grazie ai primi allentamenti delle restrizioni anti-Covid.

    I consumi sono pronti a ripartire, gli investimenti in recupero, l’export in risalita accidentata.

    L’Italia, con un ampio gap tra servizi e industria, meno occupati, ma anche tassi di interesse ai minimi, è in linea con l’Eurozona, che procede a velocità ridotta.

    Il mondo, invece, è già ripartito: crescono gli scambi mondiali, negli USA il recupero è ben avviato, alcune commodity frenano rispetto ai massimi.

     

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  • LE PROFESSIONALITA’ CHE SERVONO ALLE IMPRESE – ELABORAZIONI CSC

    LE PROFESSIONALITA’ CHE SERVONO ALLE IMPRESE – ELABORAZIONI CSC

    L’ampia disponibilità di diplomati a orientamento professionalizzante (vocational) ha accompagnato il processo di industrializzazione della nostra economia dalla fase di ricostruzione del Dopoguerra fino al miracolo economico e conseguente processo di convergenza dell’Italia rispetto alle principali economie avanzate.

    La quota di diplomati di tipo professionalizzante sul totale dei diplomati era il 60% negli anni Cinquanta e ha toccato poi il punto di massimo assoluto (77,5%) durante il boom economico degli anni Settanta quando l’incidenza dell’industria raggiunse il picco del 44% in termini di quota di addetti.

    La relazione osservata non equivale a dire che l’istruzione professionalizzante è stata la “causa” e l’industrializzazione l’“effetto”, ma che esiste un legame tra la quota di diplomati in uscita dagli istituti tecnici e professionali sul totale diplomati e la quota di addetti dell’industria sul totale degli occupati e la forza di questo legame è misurata dal coefficiente di correlazione che è pari a 0,9[1].

    Il sistema produttivo assume i diplomati di tipo professionalizzante. L’elemento che accomuna le imprese manifatturiere e quelle dei servizi è la preferenza rivelata da parte di entrambi i settori per i diplomi di tipo professionalizzante, la somma di diplomi di istruzione tecnica e professionale: 84% il peso nella manifattura a fronte del 16% dei diplomi a contenuto generalista rilasciati dai licei. La manifattura mostra una particolare predilezione per i diplomati tecnici con 2 dipendenti su 3, mentre i servizi manifestano anche uno spiccato gradimento per i liceali (27%).

    Molti profili di diplomati a indirizzo «professionalizzante» sono introvabili non solo per carenza di offerta ma anche a causa del gap di competenze, tra quello atteso dalle imprese e quello posseduto dai candidati al momento dell’assunzione.

    L’innalzamento nel medio periodo della qualità complessiva dell’istruzione degli istituti tecnici per allineare i punteggi nei test cognitivi ai livelli dei licei rappresenta un obiettivo fondamentale per rilanciare l’attrattività degli istituti vocational.

    Si può restituire a tutti gli istituti tecnici il ruolo trainante per l’economia locale, mettendo a fattor comune le buone pratiche di scuole tecniche eccellenti sparse nei territori, ma comunque resilienti, come in passato, quando hanno lanciato il Made in Italy nel mondo durante il «miracolo economico».

     

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