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Categoria: Centro Studi Confindustria Emilia-Romagna

  • 17 APRILE 2024 |  DIGITALE PER CRESCERE. Innovazione, Crescita, Trasformazione

    17 APRILE 2024 | DIGITALE PER CRESCERE. Innovazione, Crescita, Trasformazione

     

    DIGITALE PER CRESCERE. Innovazione, Crescita, Trasformazione
    Bologna, mercoledì 17 aprile 2024 ore 10.00

    Bologna Business School
    Villa Guastavillani
    Via degli Scalini 18

     

    Il 17 aprile prossimo si terrà un incontro, organizzato da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con Anitec-Assinform, Associazione Italiana per l’Information and Communication Technology aderente a Confindustria, per fare il punto sull’adozione e lo sviluppo delle tecnologie digitali nell’ambito pubblico e privato in Emilia-Romagna. 

    Sarà presentato il Rapporto “Il Digitale in Emilia-Romagna”, che evidenzia le tendenze, le sfide e le opportunità nel contesto della transizione digitale nella nostra regione.

    Esperti del settore e rappresentanti istituzionali rifletteranno sulle strategie più efficaci per promuovere lo sviluppo del digitale in Emilia-Romagna.

    Seguirà il programma dettagliato.

     

    Per aderire:  https://www.anitec-assinform.it/cosa-facciamo/eventi/il-digitale-in-emilia-romagna.kl

     

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA |  Analisi e dichiarazioni di Confindustria Emilia-Romagna, Unioncamere Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA | Analisi e dichiarazioni di Confindustria Emilia-Romagna, Unioncamere Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo

     

    Confindustria Emilia-Romagna: Buona capacità di tenuta dell’industria. Previsioni positive soprattutto delle aziende di medio-grandi dimensioni. Creare condizioni favorevoli agli investimenti delle imprese, vera forza motrice della crescita economica. Oggi le decisioni di investimento sono frenate dai tassi di interesse ancora elevati e dall’attesa delle agevolazioni di Industria 5.0

    Unioncamere Emilia-Romagna: In Emilia-Romagna è in corso un sensibile processo di concentrazione industriale, tiene l’occupazione, si rafforzano le strutture societarie delle imprese. Bene le esportazioni dei settori che trainano l’export regionale, ma gli altri, anche se con andamenti mediamente migliori della media nazionale, non hanno recuperato l’inflazione. Le difficoltà legate agli scenari internazionali si riflettono sul rallentamento degli ordini anche dall’estero. Sono necessarie politiche di sostegno agli investimenti ed alla crescita dimensionale delle imprese.

    Intesa Sanpaolo: Credito alle imprese in calo in misura minore rispetto al dato nazionale. I prestiti all’industria hanno tenuto meglio che nel resto d’Italia. Stabili i depositi. Resta elevato il grado di liquidità delle imprese regionali, indice del significativo rafforzamento della situazione finanziaria conseguito nel tempo.

     

     

    In allegato il comunicato stampa integrale con i dati e le dichiarazioni di
    Annalisa Sassi, Presidente di Confindustria Emilia-Romagna 
    Valerio Veronesi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna
    Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo

     

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA |  L’analisi e le previsioni di Confindustria Emilia-Romagna, Unioncamere Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA | L’analisi e le previsioni di Confindustria Emilia-Romagna, Unioncamere Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo

     

    Confindustria Emilia-Romagna: Peggiora il clima di fiducia per la seconda metà del 2023. L’economia regionale rallenta il ritmo di espansione. Consumi e investimenti risentono degli alti tassi di interesse, l’export è in frenata, tiene l’occupazione. Dalla rimodulazione del PNRR ci attendiamo risorse per gli investimenti delle imprese

    Unioncamere Emilia-Romagna: I numeri mostrano un sensibile rallentamento dell’economia regionale, analogamente a quanto avviene in larga parte del mondo. Incidono dinamiche congiunturali, come l’inflazione che permane su valori elevati, così come affiorano aspetti di natura strutturale che necessitano di essere ripensati per intercettare e portare a valore le grandi transizioni in atto

    Intesa Sanpaolo: In Emilia-Romagna prestiti alle imprese in calo nel secondo trimestre 2023 (-3,2% anno su anno a giugno) ma meno intenso del -5% a livello nazionale. La migliore performance è spiegata dai prestiti all’industria. A fronte del minore ricorso al credito, è proseguito l’utilizzo di risorse dai depositi delle imprese, ma in misura moderata. La disponibilità di liquidità delle imprese rimane molto ampia nel confronto storico

     

    «Le previsioni delle imprese da qui a fine anno – ha dichiarato la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi in occasione della conferenza stampa del 28 settembre 2023 di presentazione dell’indagine congiunturale e delle previsioni per i prossimi mesi – confermano il peggioramento del clima di fiducia degli imprenditori.  L’industria dell’Emilia-Romagna dimostra una buona capacità di tenuta, ma le variabili esterne sono sempre più incerte e anche la proiezione al 2024 mostra un quadro difficile. L’economia dell’area euro, in un contesto geopolitico mondiale complesso, continua ad essere penalizzata dal costo dell’energia. In Italia imprese e famiglie devono fare i conti con inflazione e costo del credito elevati, che deprimono gli investimenti.

    Il quadro generale di incertezza, gli alti tassi di interesse e il rallentamento della domanda – sottolinea la Presidente – stanno rallentando gli investimenti nel nostro territorio, che risente anche delle ricadute negative delle alluvioni di maggio. In una fase di transizione come questa gli imprenditori devono essere nelle condizioni di investire sempre di più. Per questo contiamo che la rimodulazione del PNRR consenta di sostenere gli investimenti delle imprese, che non troverebbero altrimenti spazio nella Finanziaria».

    L’indagine semestrale sulle previsioni delle imprese, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con le Associazioni e Unioni Industriali della regione, evidenzia un forte raffreddamento rispetto ad inizio anno.

    Solo il 28% degli imprenditori prevede un aumento della produzione da qui a fine anno, ma con un saldo ottimisti-pessimisti molto ridimensionato: 9 punti rispetto ai 23 punti di inizio 2023. Il 53% si aspetta un andamento stazionario. Negative le aspettative sull’andamento degli ordini dall’estero, attesi in crescita dal 20% delle aziende, con un saldo ottimisti/pessimisti di -4,9 punti (era 20 punti ad inizio 2023). Sostanzialmente stazionarie le previsioni sull’occupazione, con tre imprenditori su quattro che non si attendono cambiamenti, ma il saldo ottimisti pessimisti che scende a 10 punti rispetto ai 22 di inizio anno.

    Maggior pessimismo tra le medie imprese rispetto alle piccole e grandi, in un contesto di generale ridimensionamento  delle aspettative su produzione e ordini. Rispetto ai settori la produzione è attesa in crescita nell’alimentare, nelle macchine elettriche, nella carta/stampa, mentre sono negative le previsioni dei settori tessile/abbigliamento, gomma plastica, ceramica e chimica.

    L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna ha coinvolto un campione di 428 imprese associate appartenenti ai settore manifatturiero e servizi, per un totale di oltre 60.000 addetti con un fatturato complessivo di circa 23 miliardi di euro, di cui 8,3 proveniente dall’estero.

     

    In allegato il comunicato stampa integrale 

  • INVESTIMENTI |  LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTINUANO AD INVESTIRE, IL 23% IN PIÙ DELL’ANNO PRECEDENTE

    INVESTIMENTI | LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTINUANO AD INVESTIRE, IL 23% IN PIÙ DELL’ANNO PRECEDENTE

     

    Le imprese dell’Emilia-Romagna continuano ad investire in modo strutturale nonostante lo scenario incerto e turbolento
    Sempre maggiore attenzione alla sostenibilità: il 60 per cento ha programmato investimenti per il risparmio energetico e la tutela dell’ambiente

     

    Bologna, 8 giugno 2023  –  L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni e Unioni Industriali della regione, conferma la vivacità del sistema industriale: le aziende emiliano-romagnole hanno investito il 5 per cento del fatturato nel corso del 2022, con un aumento del 23 per cento rispetto al 2021.

    Le imprese nel 2022 hanno puntato soprattutto su investimenti di natura organizzativa e gestionale: il 52 per cento delle imprese ha investito in formazione e altrettanti in ICT, il 48 per cento in linee di produzione e il 40 per cento in ricerca e sviluppo.

    Anche le previsioni per il 2023 sono positive: le imprese che prevedono di effettuare investimenti sono l’88 per cento, una quota significativa ma in leggera contrazione rispetto al 2022.  Oltre il 50 per cento delle aziende prevede di investire in ICT e formazione, il 43 per cento in ricerca e sviluppo, il 31 per cento tutela ambientale e il 25 per cento in nuovi immobili.

    «La spinta delle imprese agli investimenti – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi − ha contribuito anche nel 2022 a mantenere elevato il ritmo di crescita dell’economia regionale. Gli imprenditori emiliano-romagnoli hanno continuato ad investire pur in uno scenario incerto e turbolento, caratterizzato dal conflitto russo-ucraino, l’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, l’aumento dell’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse. Occorre grande attenzione ad accompagnare e sostenere soprattutto le piccole imprese, che hanno possibilità di investimento strutturalmente più basse delle medio-grandi a causa di una minore capacità finanziaria e maggiore difficoltà a reperire risorse umane qualificate. Le previsioni per il 2023 sono positive ma necessariamente caute. La cautela è accentuata dai possibili effetti delle recenti alluvioni sul sistema produttivo, non inclusi nella nostra indagine, che potranno ridimensionare la dinamica di crescita dell’Emilia-Romagna».

    L’indagine rileva quali siano i principali fattori di ostacolo alle decisioni di investimento. La dinamica congiunturale è il primo freno ad investire: quasi il 40% delle imprese si attende una domanda insufficiente. A seguire le difficoltà a reperire le risorse umane (35%), più stringenti per le grandi imprese, per le imprese del settore metalmeccanico e del terziario.  Il 25% delle imprese segnala come la burocrazia e le difficoltà sulle risorse finanziarie frenino gli investimenti.  I costi dell’energia rappresentano un ostacolo per il 18% delle imprese e sono più critici per le medio-grandi imprese, le imprese del settore metalmeccanico e della chimica/plastica.

    Si conferma, sotto il profilo dimensionale, il divario tra piccole e grandi imprese: la quasi totalità delle medio-grandi imprese ha investito, mentre una piccola impresa su cinque non ha effettuato investimenti nel 2022.

    Alla presentazione dell’Indagine ha partecipato anche Intesa Sanpaolo. «L’indagine –  afferma Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo − conferma come  l’Emilia-Romagna sia una  regione  dinamica  e  un traino  per l’economia nazionale  anche nei momenti di incertezza, poiché costantemente proiettata verso gli investimenti strategici e l’innovazione. Come prima banca italiana siamo impegnati ad essere partner a 360 gradi delle imprese sostenendole con misure straordinarie ove necessario e supportandone i progetti di sviluppo, come quelli verso l’indipendenza energetica e la sostenibilità ambientale cui le imprese regionali dimostrano grande attenzione. Come Direzione Regionale Intesa Sanpaolo nel 2022 abbiamo erogato 1,6 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine alle imprese regionali, con oltre 370 milioni legati ad obiettivi di sostenibilità concordati con le aziende con specifici meccanismi di premialità. Intendiamo fornire alle imprese gli strumenti più innovativi per cogliere le opportunità derivanti dalla transizione sostenibile: nell’ambito dei 410 miliardi di euro di finanziamenti che il Gruppo prevede a sostegno degli obiettivi del PNRR, 76 sono dedicati alla transizione energetica e agli investimenti in energie rinnovabili».

    «Per una situazione straordinaria come quella provocata dalle recenti alluvioni abbiamo ritenuto doveroso mettere a disposizione misure straordinarie per contribuire al superamento dell’emergenza e sostenere una ripresa quanto più celere possibile per imprese e famiglie – sottolinea la Florio –. Due misure sono a fondo perduto: Intesa Sanpaolo donerà 5 milioni di euro e restituirà gli interessi sul mutuo per le famiglie a reddito più contenuto con casa danneggiata irreversibilmente. Abbiamo poi stanziato 2 miliardi di euro per finanziamenti a condizioni agevolate, con possibilità di preammortamento per le imprese fino a 36 mesi e di accesso alle garanzie pubbliche. Famiglie, imprese, anche di piccolissime dimensioni, aziende agricole e enti del Terzo Settore possono così contare sul nostro sostegno. Abbiamo previsto anche la possibilità di sospendere fino a 24 mesi le rate dei finanziamenti in essere e l’azzeramento per un anno delle commissioni sui pagamenti Pos fino a 30 euro e la gratuità del canone».

    Alla presentazione del rapporto, che si è svolta l’8 giugno a Bologna presso la sede di Confindustria Emilia-Romagna, è intervenuto Giovanni Foresti, economista Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

     

    Focus 2023 sugli investimenti in ambito energetico e tutela ambientale

    Il focus di quest’anno, dedicato agli investimenti in ambito energetico e ambientale, rivela come nel 2023 il 60% degli imprenditori investirà per migliorare la sostenibilità dell’azienda.

    Il 54% delle imprese effettuerà investimenti in ambito energetico per il risparmio di energia e/o per il ricorso all’autoproduzione, il 31% in ambito ambientale, e una impresa su quattro investirà in entrambi gli ambiti. 

    Gli interventi dedicati alla sostenibilità crescono al crescere della dimensione aziendale: li ha programmati una piccola impresa su due, il 75% delle medie imprese, il 78% delle grandi.

    «Si conferma l’impegno delle imprese dell’Emilia-Romagna – sottolinea la Presidente di Confindustria regionale Annalisa Sassi −  verso la sostenibilità, con interventi che innovano processi, prodotti e modelli di business.  Il quadro è positivo, anche se ci sono margini di miglioramento soprattutto per le PMI. Ora dobbiamo sviluppare comportamenti proattivi, piuttosto che di reazione a fattori esterni come è accaduto con l’esplosione dei costi energetici, che favoriscano una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale dell’attività d’impresa. La direzione è quella giusta e il sistema Confindustria gioca un ruolo fondamentale per accrescere la cultura e la capacità di visione delle imprese».

    Circa gli investimenti in ambito energetico le imprese prevedono di investire in media l’1,5% del fatturato. Prevalgono gli investimenti per l’autoproduzione di energia elettrica: l’82,5% delle imprese che investirà in ambito energetico interverrà per avviare o migliorare meccanismi di autoproduzione di energia elettrica. 

    Altra voce importante riguarda gli investimenti per l’efficientamento di impianti e processi (45%). Residuali gli investimenti previsti per la riqualificazione energetica degli stabilimenti (14%), con il metalmeccanico che arriva ad un 22,6%, e bassi gli investimenti per la certificazione energetica ISO 45001 (4,1%).

    Per quanto riguarda le fonti rinnovabili attraverso le quali autoprodurre energia elettrica, la prevalenza quasi assoluta riguarda gli investimenti in fotovoltaico (98,6%). Tra le grandi imprese ci sono alcune indicazioni di ricorso all’idroelettrico e al biometano. Nel settore alimentare il 10% delle aziende prevede di investire in biomasse e il 5% in biometano.  Il 16% delle imprese che ha programmato investimenti in questo ambito è interessata a valutare l’utilizzo di altre fonti di approvvigionamento energetico:  una su due potrebbe considerare il gas naturale liquefatto, una su tre l’idrogeno.

    Per quanto riguarda gli investimenti in ambito ambientale, le imprese prevedono di investire circa l’1,8% del fatturato. La principale tipologia di investimenti riguarda il riciclo degli scarti di produzione (51,0%), seguito da interventi per la riduzione delle emissioni in atmosfera (43,8%), riduzione dei materiali impiegati (32,3%), riduzione del consumo di acqua (31,3%).

     

    L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, giunta alla ventiquattresima edizione, ha coinvolto quest’anno 403 imprese, con un giro d’affari di 22,2 miliardi di euro di fatturato e 57.257 addetti.  Il 55% delle aziende coinvolte è di piccola dimensione sino a 49 addetti, il 33% è rappresentato da medie imprese sotto i 250 addetti e il 12% da grandi aziende.  Circa i settori il 34% delle aziende appartiene al settore metalmeccanico, il 9,4% alimentare, l’11,7% chimica/plastica, il 19,6% altra manifattura. Da tre anni sono incluse anche imprese dei servizi associate al sistema Confindustria, pari ad un quarto del totale.

  • CONGIUNTURA INDUSTRIALE EMILIA-ROMAGNA – Le previsioni 2023 e il consuntivo 2022 di Unioncamere ER, Confindustria ER e Intesa Sanpaolo

    CONGIUNTURA INDUSTRIALE EMILIA-ROMAGNA – Le previsioni 2023 e il consuntivo 2022 di Unioncamere ER, Confindustria ER e Intesa Sanpaolo

     

    Confindustria Emilia-Romagna:  Migliora il clima di fiducia per la prima parte del 2023, ma in un contesto che tende a ridimensionare le prospettive di crescita. Questione energetica, transizione digitale, capitale umano e transizione sostenibile, a partire dall’emergenza idrica, sono le sfide su cui concentrare interventi ed investimenti

    Unioncamere Emilia-Romagna:  La nostra resta una regione a forte vocazione manifatturiera. Questa caratteristica esprime un’economia più solida e radicata sul territorio, volàno per far crescere anche le altre attività, dai servizi al commercio. Le nostre imprese sono consapevoli della fase ricca di sfide e si stanno attrezzando per affrontarla con coraggio, passione e competenza per mantenere la propria competitività

    Intesa Sanpaolo:  In Emilia-Romagna prestiti alle imprese ancora in crescita, una dinamica migliore rispetto al calo registrato a livello nazionale. Notevole tenuta in particolare per i prestiti all’industria, molto meglio rispetto al dato italiano. Lieve deflusso dai depositi delle imprese

     

  • Indagine Investimenti 2022 – Le imprese dell’Emilia-Romagna continuano ad investire

    Indagine Investimenti 2022 – Le imprese dell’Emilia-Romagna continuano ad investire

    Bologna, 9 settembre 2022 – L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni e Unioni Industriali della regione, conferma una forte capacità di sviluppo del sistema industriale dell’Emilia-Romagna, che ha intrapreso un percorso sempre più all’insegna della transizione digitale e della crescita professionale dei lavoratori.

    Le imprese hanno investito il 4,5% del proprio fatturato nel corso del 2021, con un aumento del 35,4% rispetto al 2020. Oltre l’88% delle aziende interpellate ha realizzato investimenti.

    Le scelte di investimento si sono concentrate prioritariamente su aspetti di natura organizzativa e gestionale e, per la prima volta da quando si realizza l’indagine, gli investimenti in formazione sono la principale tipologia.  Il 55% delle imprese ha investito in formazione, il 50% in ICT, il 45,7% in ricerca e sviluppo e il 42,7% in linee di produzione

    Anche le previsioni per il 2022, nonostante la forte complessità dello scenario generale, sono positive: le imprese che prevedono di effettuare investimenti sono il 93,7%.

    «La spinta agli investimenti delle imprese – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi − conferma che il nostro sistema industriale è reattivo e strutturalmente solido. Una dinamica così vivace si spiega soprattutto con la tenacia degli imprenditori che, nonostante le difficoltà di reperimento di materie prime e i costi energetici altissimi, hanno continuato ad investire con convinzione per garantire sviluppo alle aziende, supportati dagli interventi pubblici fiscali e monetari messi in campo nella fase post pandemia. In questo scenario, in cui la domanda di mercato non è mai venuta meno, le aziende sono fortemente impegnate a cogliere le sfide della transizione digitale e ambientale, che richiedono importanti investimenti in tecnologie e in conoscenza».

    La ripresa registrata nel 2021, dopo il crollo dovuto alla pandemia, ha consentito all’Emilia-Romagna di chiudere l’anno con una crescita del PIL pari al 7,2% (stime Prometeia luglio 2022) e confermarsi prima regione del Paese quanto ad aumento del prodotto interno lordo. L’export aveva superato i livelli pre crisi già a fine 2021 con un incremento dell’8,7% rispetto al 2019: anche il primo trimestre 2022 conferma il trend positivo, con un aumento del 24% in valore rispetto allo stesso periodo 2021. Per il 2022 Prometeia stima un tasso di disoccupazione regionale al 5,1%, tornato quindi a livelli fisiologici.

    La carenza di risorse umane e la burocrazia sono i principali fattori di ostacolo alle decisioni di investimento, indicati rispettivamente dal 45,7% e 32,9% delle imprese. Un’impresa su cinque dichiara carenza di personale da dedicare allo sviluppo di nuovi progetti.

    In fasi turbolente come quella attuale la dimensione d’impresa è un fattore discriminante: una piccola azienda su cinque non ha effettuato investimenti nel 2021 a causa di mancanza di liquidità e calo del fatturato.

    Un numero sempre maggiore di imprese sta puntando sulla transizione digitale, oggetto di un focus specifico dell’Indagine di quest’anno: il 79% delle aziende intervistate ha effettuato investimenti in questo ambito nel periodo 2019-2021.

    Tutte le dimensioni investono in digitalizzazione: tre piccole imprese su quattro e ben il 95% delle medie-grandi. Tra le piccole e le medio-grandi sono differenti le complessità dell’investimento. medio-grandi dimensioni riescono ad investire in modo integrato nei tre asset necessari per rendere efficaci i percorsi di transizione digitale: i beni materiali, ad esempio macchinari interconnessi, i beni immateriali come il software e la formazione del capitale umano.

    Circa le aree aziendali, il percorso di transizione parte da quelle “a monte”: produzione e amministrazione, indicate nell’83% dei casi, qualità (76,6%), progettazione (75,9%). Il , in quanto le tecnologie digitali consentono importanti guadagni di efficienza, , specie in logistica e supply chain.

    Per quanto riguarda il capitale umano, le grandi imprese sono più consapevoli della necessità di affiancare nuovo personale alle risorse umane interne, già formate o da formare, che apporti nuove competenze (37,9% rispetto al 16,4% delle piccole imprese e al 23,7% delle medie).

    «Il prezzo dell’energia – sottolinea la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi – sta mettendo in forte difficoltà la tenuta delle nostre filiere produttive, che non sono in grado di reggere il peso di costi in molti casi decuplicati rispetto a due anni fa. Siamo consapevoli che parte degli interventi coinvolgono il livello europeo e nazionale, ma è urgente una forte accelerazione anche da parte della Regione sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, a partire da fotovoltaico, biometano, biogas, idroelettrico, attraverso un pacchetto di interventi normativi da avviare nei tempi più brevi possibili. In tal senso è positiva e strategica la decisione di ospitare a Ravenna uno dei due nuovi rigassificatori».

    L’Indagine conferma che la burocrazia continua ad essere un forte ostacolo agli investimenti delle imprese. «Occorre che assieme alla Regione – aggiunge la Presidente Sassi – acceleriamo con decisione e urgenza l’attuazione di tutte le misure previste dal Patto per la Semplificazione sottoscritto ad ottobre 2021. Penso ad esempio ad alcuni provvedimenti in materia ambientale, territoriale e di accesso ai bandi per i finanziamenti. Un primo importante riscontro positivo in ambito ambientale a fine luglio, relativo alle aziende in autorizzazione integrata ambientale, ha confermato che la semplificazione può avere un impatto diretto e immediato sull’operatività delle imprese».

    Altro tema fondamentale è il capitale umano: dall’indagine emerge la spinta delle imprese ad investire sulla formazione e la difficoltà a reperire risorse umane da inserire in azienda. Gli imprenditori sottolineano la forte necessità di figure professionali qualificate in ottica 4.0, in particolare responsabili di produzione, specialisti di controllo di gestione, tecnici di manutenzione e assistenza, specialisti in logistica.

    Le imprese indicano in primis gli ITS e i percorsi universitari tra gli strumenti più adeguati a rispondere alle necessità di nuove competenze e all’esigenza di creare lavori e ruoli nuovi. I percorsi di formazione breve o oltre le 120 ore, sono utili per l’aggiornamento dei lavoratori già presenti in azienda.

    «La nuova programmazione regionale del Fondo Sociale Europeo – conclude la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Sassi deve puntare a cogliere tempestivamente i fabbisogni delle imprese in termini di capitale umano e competenze, perché nei prossimi anni ci sarà una decisa accelerazione dei fenomeni di ricomposizione professionale e dei livelli di qualificazione del personale richiesto dalle aziende. L’attuale contesto socio-economico è caratterizzato anche da un’altra importante transizione, quella demografica, che influenzerà profondamente la società sotto diversi aspetti, compresa la struttura occupazionale nel prossimo futuro».

    L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, giunta nel 2021 alla ventitreesima edizione, ha coinvolto 400 imprese (59% piccole, 33% medie e 8% grandi), con un giro d’affari di 16,3 miliardi di euro e 45 mila addetti. L’indagine include anche imprese dei servizi associate al sistema Confindustria.

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA – Il quadro e le previsioni secondo Confindustria ER, Unioncamere ER e Intesa Sanpaolo

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA – Il quadro e le previsioni secondo Confindustria ER, Unioncamere ER e Intesa Sanpaolo

     

    Unioncamere Emilia-Romagna:  Gli effetti della guerra stanno avvicinando la nostra economia alla crescita zero. Siamo chiamati a gestire l’emergenza con azioni di carattere straordinario di contrasto all’aumento dei prezzi e, allo stesso tempo, dobbiamo continuare a investire per cogliere le opportunità offerte da uno scenario in perenne riconfigurazione.

    Intesa Sanpaolo: In atto una rapida ripresa dei prestiti bancari alle imprese, trainata dai finanziamenti all’industria e legata soprattutto ai fabbisogni di capitale circolante a fronte dell’aumento dei costi di energia e materie prime. Rallenta la crescita dei depositi delle aziende.

    Confindustria Emilia-Romagna: Confermati i segnali di rallentamento, il clima di fiducia delle imprese è peggiorato. L’energia è la priorità delle priorità. Accelerare a livello regionale la normativa sulle fonti rinnovabili e gli strumenti per gli investimenti nell’efficienza energetica. Dal Governo ci attendiamo un’azione determinata che garantisca stabilità al Paese

     

    Bologna, 13 ottobre 2022 –  Crisi energetica, effetti della guerra portata dalla Russia in Ucraina, inflazione: sono tanti e diversi gli attuali fattori di rischio per l’economia regionale.

    Numerosi ostacoli si moltiplicano così sulla via della ripresa che si era avviata all’uscita dalla pandemia, come confermano i dati dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2022 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna nel periodo considerato ha messo a segno un ulteriore recupero (+8,2 per cento), rispetto allo stesso periodo del 2021. La produzione ha superato (+3,8 per cento) il livello dello stesso trimestre del 2018, l’ultimo anno di crescita dell’attività prima della recessione nel 2019 e della pandemia.

    La pressione all’aumento dei prezzi industriali derivante dall’incremento delle quotazioni delle materie prime dell’energia e di semilavorati e componenti ha sostenuto la crescita del fatturato (+10,6 per cento) e ha superato quello dello stesso trimestre del 2018 dell’8,6 per cento. Il fatturato estero ha avuto un andamento analogo (+10,4 per cento). Il processo di acquisizione degli ordini ha frenato, ma ha mantenuto una solida tendenza positiva (+7,6 per cento), con dinamica leggermente inferiore sui mercati esteri (+7,2 per cento).

    Il grado di utilizzo degli impianti è salito lievemente, fino al 79,9 per cento (ben superiore al 62,5 per cento dello stesso trimestre 2021), il valore più elevato dalla fine del 2014. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini si è ridotto pur restando oltre le 13 settimane, un valore mai più registrato dalla fine del 2008.

    Il recupero dell’attività produttiva è stato comune a tutti i settori industriali, ma varia sensibilmente in intensità. In particolare, il rimbalzo è più contenuto per l’industria alimentare riguardo a fatturato (+5,9 per cento), produzione (+3,9 per cento), ma ha permesso di superare (+7,0 per cento) il livello dello stesso trimestre del 2018.

    La ripresa congiunturale dell’attività delle industrie del sistema moda è proseguita con un ritmo notevole: la crescita del fatturato complessivo si è mantenuta elevata (+13,4 per cento), sostenuta dal mercato interno più che dagli ordini esteri (+7,7 per cento). La produzione è salita (+11,1 per cento), come gli ordini complessivi (+8,3 per cento).

    L’aggregato industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, vive un momento favorevole per fatturato (+ 12,0 per cento), produzione (+10,1 per cento), ordini (+8,9 per cento). La piccola industria del legno e del mobile ha messo a segno un consistente recupero: fatturato (+14,3 per cento), produzione (+8,6,4 per cento), ordini (+8,2 per cento). Per l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche, un buon incremento di fatturato (+10,1 per cento) e produzione (+8,0 per cento), in lieve rallentamento gli ordini (+7,3 per cento).  Il gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (chimica, farmaceutica, plastica e gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) porta un segno più per fatturato (+9,7 per cento), produzione (+6,4 per cento) e ordini (+7,6 per cento).

    Nel secondo trimestre 2022 si è decisamente rafforzata la tendenza positiva per tutte le classi dimensionali delle imprese, ma l’intensità non è stata omogenea.

    In particolare, per le imprese minori, la produzione ha accelerato (+6,3 per cento), come il fatturato (+6,6 per cento) e ordini (+6,4 per cento). Stesso ritmo per le piccole imprese: produzione (+6,5 per cento), fatturato (+9,4 per cento), e ordini (+5,4 per cento). Per le medio-grandi meglio il fatturato (+12,8 per cento) e l’attività produttiva (+10,1 per cento) degli ordini (+9,5 per cento).

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto a fine giugno risultavano 43.332 (pari al 10,8 per cento del totale), con una diminuzione di 357 imprese (-0,8 per cento) rispetto all’anno precedente.

    Riguardo alla forma giuridica, sono aumentate le società di capitale (+1,9 per cento, +336 unità). In calo le società di persone (-397 unità, -4,8 per cento) e le ditte individuali (-296 unità, -1,7 per cento).

    Negli ultimi 20 anni le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono aumentate dell’84 per cento, prima regione nel Paese. L’incidenza dell’export sul PIL regionale sfiora il 44 per cento contro il 28 per cento dell’Italia.

    In base ai dati Istat relativi al commercio estero regionale, nel primo semestre 2022 le esportazioni di prodotti dell’industria manifatturiera sono risultate pari a quasi 41.293 milioni di euro e hanno fatto segnare una crescita del 19,9 per cento.

    L’Europa è il mercato fondamentale per l’export regionale (64,9 per cento) e ne detta la tendenza. Nel semestre le vendite sui mercati europei hanno avuto un notevole incremento (+19,5 per cento). Il risultato è stato determinato, in particolare, dall’andamento delle esportazioni verso la sola Unione europea a 27 che hanno avuto una ripresa più sostenuta (+21,8 per cento). I soli mercati dell’area dell’euro hanno assorbito il 41,6 per cento dell’export, con una tendenza positiva lievemente più contenuta (+18,9 per cento). Nei due mercati più importanti di quest’area l’andamento positivo è risultato di nuovo più contenuto sia in Germania (+12,5 per cento), sia in Francia (+16,3 per cento), mentre è decisamente brillante l’andamento in Spagna (+29,3 per cento). Al di fuori dell’area dell’euro, è risultata particolarmente rapida la crescita delle vendite sul mercato polacco (+31,0 per cento).
    Uscendo dall’Ue, contenuta la ripresa dell’export verso il Regno Unito (+16,9 per cento) e allineata con la media sui mercati turco (+18,4 per cento) e svizzero (+19,0 per cento), la crescita di quest’ultimo da sola ha compensato pienamente la caduta delle vendite destinate alla Russia (-18,2 per cento), a seguito delle sanzioni.              
    Fortissima la crescita delle vendite sui mercati americani (+39,8 per cento), trascinata da quello statunitense (+47,4 per cento), sostenuto da risultati settoriali (farmaceutico) e dalle quotazioni del dollaro. Al contrario, sul complesso dei mercati asiatici si è registrata una crescita contenuta (+6,0 per cento): da un lato, bene le vendite in Medio Oriente (+22,6 per cento) e Asia centrale (+29,7 per cento), dall’altro, l’Asia orientale ha invertito la tendenza (-1,2 per cento), risentendo dei blocchi dell’attività in Cina a causa delle politiche zero Covid (-1,4 per cento) e della flessione verso il Giappone (-22,6 per cento), per la perdita di valore dello yen. Modesta la crescita nei mercati dell’Africa (+6,2 per cento), mentre buono è stato il risultato verso l’Oceania (+19,1 per cento).

    «Stiamo attraversando una fase che vede contrapporsi due dinamiche – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Alberto Zambianchi –. Da un lato, l’economia reale prosegue la sua crescita grazie all’andamento positivo del commercio con l’estero e degli investimenti. Dall’altro, la guerra in Ucraina con il suo carico di criticità, dalla scarsa disponibilità dell’energia all’aumento fuori controllo dei prezzi. L’effetto congiunto delle due dinamiche preannuncia un’economia prossima all’arresto. Siamo quindi chiamati – sostiene Zambianchi – a gestire l’emergenza con azioni di carattere straordinario di contrasto all’aumento dei prezzi. Tuttavia, provando a guardare oltre, a opportunità future, credo che il commercio con l’estero sarà ancora una volta il fattore più importante nel determinare la competitività di territori e settori in un contesto che si sta rapidamente trasformando. Le imprese vanno supportate nell’orientarsi in questo scenario di profonda riconfigurazione, pianificando le strategie per consolidare la presenza sui mercati internazionali. Competenze, innovazione, reti, formazione, welfare, sono gli asset sui quali dobbiamo continuare a investire per assicurare un ecosistema favorevole alle imprese».

     

    In Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nei mesi estivi si è registrata una rapida ripresa dei prestiti bancari alle imprese, che a luglio hanno segnato un tasso di crescita del 3% a/a, dal -0,8% del primo quadrimestre 2022. L’andamento è in linea con quello osservato a livello nazionale (+3,2%).

    La svolta è determinata dal maggiore fabbisogno di capitale circolante da parte delle imprese in relazione alla crisi energetica e al forte aumento dei costi operativi. L’accelerazione in atto è trainata dai prestiti all’industria, il cui tasso di variazione è salito lungo tutta la prima metà del 2022 passando dal +0,5% di fine 2021 al +7,3% di luglio, una dinamica superiore al 5% osservato a livello nazionale. A luglio anche i prestiti ai servizi sono tornati in crescita, dell’1,1% rispetto a dodici mesi prima, invertendo una fase di calo durata 10 mesi. In regione i prestiti ai servizi confermano quindi un ciclo in ritardo di qualche mese rispetto ai finanziamenti all’industria e una dinamica più debole della media nazionale (+2,8% a/a a luglio). All’opposto, i prestiti alle costruzioni sono rimasti in calo, pur mostrando una risalita del tasso di variazione al -2,5% di luglio da un minimo di -8,6% registrato a ottobre 2021, ma confermando una maggiore debolezza rispetto al -0,6% osservato a livello Italia.

    I dati dei prestiti per dimensione d’impresa indicano che la svolta registrata nei mesi centrali del 2022 è concentrata nei finanziamenti alle aziende più grandi. Infatti, le imprese con almeno 20 addetti a luglio hanno registrato un aumento dei prestiti del 4,1%, in linea col dato nazionale del 4,2%. Diversamente, i prestiti alle piccole imprese hanno confermato un trend in calo (-2,5% in Emilia-Romagna, una variazione prossima al -1,8% della media nazionale).

    La ripresa dei prestiti, come già accennato, è principalmente legata a fabbisogni finanziari eccezionali per far pronte all’approvvigionamento dell’energia e all’aumento del suo costo e si verifica in presenza di condizioni di liquidità delle imprese ancora complessivamente buone. In questo contesto, nell’anno in corso si sta assistendo a un rallentamento della dinamica dei depositi delle imprese, dopo i tassi di crescita a due cifre registrati nel 2020-21. In Emilia-Romagna la decelerazione appare particolarmente accentuata, sebbene ancora su tassi di variazione positivi, del 2,1% a luglio rispetto a dodici mesi prima, ma inferiori a quelli riscontrati a livello di sistema nazionale (+6,1% a luglio). In termini di flussi, dopo il notevole accumulo di liquidità nel 2020-21, per complessivi 16,7 miliardi, in Emilia-Romagna tra fine 2021 e luglio 2022 si è assistito a un deflusso dai depositi delle imprese. Sebbene di importo contenuto a -250 milioni, il saldo netto negativo è indicativo di un utilizzo di risorse depositate sui conti bancari. Simile evoluzione si è osservata a livello Italia, dove però tra fine 2021 e luglio 2022 si è registrato ancora un afflusso netto sui depositi bancari delle imprese, ancorché ridimensionato rispetto allo stesso periodo del 2021.

    «L’Emilia-Romagna è una regione estremamente dinamica che sa reagire ai contesti di difficoltà, ma in questo momento le imprese si trovano a dover fronteggiare costi e incertezze inattese, che in taluni casi ne mettono a rischio la produzione, innescate dai rincari energetici. Come prima banca italiana riteniamo doveroso sostenere con misure anche straordinarie le esigenze di liquidità delle nostre aziende per fronteggiare l’improvvisa compressione dei margini operativi e, al contempo, continuare a stimolare nuovi investimenti. Investimenti strategici, verso cui le imprese dell’Emilia-Romagna hanno dimostrato grande attenzione, che vanno in particolare verso l’innovazione, la digitalizzazione, lo sviluppo sostenibile – spiega Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo –. Il Gruppo ha messo in campo 12 miliardi di euro per permettere alle aziende italiane di affrontare i maggiori costi dell’energia e favorire investimenti in energie rinnovabili per accelerare l’ormai indispensabile indipendenza energetica e diversificazione delle fonti, anche grazie all’intervento di Sace. Quest’anno  – rimarca la Florio – per sostenere le imprese italiane ad affrontare la crisi energetica e il contesto determinato dalla guerra all’Ucraina, Intesa Sanpaolo ha già stanziato oltre 20 miliardi di plafond a favore delle imprese, più altri 8 miliardi per le famiglie. Il che porta a 30 miliardi complessivi il pacchetto di aiuti per l’economia reale stanziato dal Gruppo».

    «I segnali di rallentamento dell’economia regionale – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi  – sono confermati dalle previsioni delle imprese da qui a fine anno. L’industria dell’Emilia-Romagna ha sempre dimostrato grande capacità di tenuta, ma ora il clima di fiducia è molto peggiorato a causa di variabili che hanno un effetto depressivo sulla crescita: dai costi impazziti dell’energia al rialzo generale dei prezzi a livello mondiale, dalle tensioni internazionali dovute alla guerra all’aumento dei tassi di interesse. Il quadro economico è così difficile che il Centro Studi Confindustria ha previsto per il 2023 una crescita zero del PIL. Dal nuovo Governo ci aspettiamo un’azione determinata, seria e competente che garantisca stabilità al Paese Ai Parlamentari emiliano-romagnoli, a cui auguriamo buon lavoro, chiediamo che prendano a cuore i temi prioritari per la nostra regione: industria, occupazione, lavoro».

    Le previsioni dell’indagine semestrale, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con le Associazioni e Unioni Industriali della regione, evidenziano un forte raffreddamento del clima di fiducia delle imprese.

    Solo il 32% degli imprenditori prevede un aumento della produzione nella seconda metà dell’anno, con un saldo ottimisti-pessimisti molto ridimensionato rispetto agli inizi dell’anno: 13 punti rispetto a 34. Il 49% si aspetta un andamento stazionario. Anche peggiori le aspettative sulla domanda totale, attesa in crescita dal 29% degli intervistati, e in particolare sugli ordini provenienti dall’estero: solo il 22% prevede un aumento della domanda estera. Tengono le previsioni sull’occupazione: il 23% degli imprenditori prevede una crescita, con un saldo ottimisti/pessimisti positivo di 15 punti.

    Maggiore pessimismo tra le piccole e medie imprese, in particolare per la domanda totale ed estera. Rispetto ai settori merceologici sono positive le previsioni sull’andamento della produzione nei settori chimica/farmaceutica, tessile/abbigliamento e, in misure minore, metallurgia e meccanica. Molto più pessimistiche le attese nei settori gomma/plastica, ceramica ed elettronica.

    «Il tema dell’energia – sottolinea la Presidente Sassi è la priorità delle priorità: ogni giorno che passa, ogni nuova bolletta che arriva mina la sostenibilità economica del nostro sistema industriale. L’Unione europea continua a rimandare: l’ultima possibilità per intervenire efficacemente, quasi a tempo scaduto, è il Consiglio europeo del 20-21 ottobre. A livello regionale il tavolo sulla crisi energetica è un segnale importante da parte della Regione. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere una forte accelerazione sulla realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili, usando tutte le fonti per sostenere non solo l’autoproduzione ma anche la produzione da immettere in rete. È urgente un riordino di tutta la normativa regionale, così da offrire un quadro certo per chi intende investire nella produzione di rinnovabili, come anche sono fondamentali gli strumenti di supporto agli investimenti delle PMI per l’efficienza energetica».

    L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna ha coinvolto un campione di 337 imprese associate appartenenti ai settore manifatturiero e servizi, per un totale di 39.372 addetti e un fatturato complessivo di circa 13,1 miliardi di euro di cui 6,3 provenienti dall’estero.

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA GIUGNO 2022 |  ANALISI CONGIUNTA DI UNIONCAMERE ER, INTESA SANPAOLO E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA GIUGNO 2022 | ANALISI CONGIUNTA DI UNIONCAMERE ER, INTESA SANPAOLO E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

     

    Confindustria Emilia-Romagna: Segnali positivi dall’export regionale, ma peggiora il clima di fiducia delle imprese a fronte di un quadro macroeconomico fortemente incerto. Accelerare interventi di supporto e politiche industriali per gli investimenti

    Unioncamere Emilia-Romagna: I dati confermano la ripresa, sulla cui durata e intensità pesano forti elementi esterni di preoccupazione come il conflitto in Ucraina, le difficoltà di approvvigionamento, il rincaro delle materie prime, l’incremento dell’inflazione.

    Intesa Sanpaolo: Nel primo trimestre dell’anno prestiti alle imprese industriali regionali in crescita superiore alla media nazionale, portando i volumi dei prestiti bancari all’industria ai massimi dal 2012. Riprende vigore il trend dei depositi delle aziende, a causa delle incertezze geopolitiche

     

     

  • IL RAPPORTO «50 ANNI! RADICI E VALORI PER IL FUTURO» |  PRESENTATO ALL’INCONTRO DEL 27 APRILE 2022

    IL RAPPORTO «50 ANNI! RADICI E VALORI PER IL FUTURO» | PRESENTATO ALL’INCONTRO DEL 27 APRILE 2022

     

    «50 ANNI!  RADICI E VALORI PER IL FUTURO»
    Il 27 aprile Confindustria Emilia-Romagna ha celebrato i propri 50 anni all’Opificio Golinelli

     

    Quest’anno Confindustria Emilia-Romagna celebra il Cinquantennale della propria fondazione, avvenuta il 23 febbraio 1972. 

    Per festeggiare la ricorrenza gli imprenditori emiliano-romagnoli si sono trovati a Bologna, insieme ai Past President e a tanti protagonisti della società regionale, per una riflessione sul passato e sulle prospettive dell’Emilia-Romagna.

    Nell’occasione Confindustria regionale ha realizzato, con la collaborazione scientifica di Prometeia, un’analisi che è stata presentata durante l’incontro “50 anni! Radici e valori per il futuro” il 27 aprile all’Opificio Golinelli.  

    Il rapporto approfondisce i cambiamenti dell’Emilia-Romagna dal 1972 ad oggi partendo dai quattro pilastri dello sviluppo economico sociale indagati con il Progetto “Traiettoria 2030”: benessere economico, ambiente e qualità della vita; capitale umano; imprese e innovazione; reti e internazionalizzazione.

    «In questi cinquant’anni la nostra regione – ha dichiarato Pietro Ferrari, nel giorno in cui ha lasciato la guida di Confindustria Emilia-Romagna alla neo Presidente Annalisa Sassi ha profondamente mutato il proprio volto dal punto di vista economico, demografico e sociale. Conoscere le proprie radici è fondamentale per avere una visione del futuro. L’analisi dei cambiamenti dagli anni Settanta ad oggi delinea traiettorie fondamentali anche per gli anni a venire: penso prima di tutto alla demografia, all’immigrazione e al capitale umano».

    All’incontro sono intervenuti il Presidente di Prometeia Angelo Tantazzi, l’Assessore allo Sviluppo economico e green economy, Lavoro, Formazione della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla, l’editorialista de La Stampa e docente dell’Università Mercatorum Massimiliano Panarari e l’astronauta Maurizio Cheli.                                                                  

    Ha concluso i lavori il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

     

    La registrazione dell’incontro è pubblicata sul canale Youtube di Confindustria Emilia-Romagna   

     

    Nella foto:
    Maurizio Marchesini, Massimo Bucci, Annalisa Sassi, Pietro Ferrri, Anna Maria Artoni, Carlo Bonomi