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Categoria: Comunicati stampa

  • DECRETO FISCALE – DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

    DECRETO FISCALE – DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

     

    DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

    IL DECRETO FISCALE METTE A RISCHIO L’ATTIVITÀ D’IMPRESA E GLI INVESTIMENTI

     

    12 dicembre 2019   −   Marco Bonometti, Enrico Carraro, Pietro Ferrari e Fabio Ravanelli, rispettivamente Presidenti delle Confindustrie Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, sentono la necessità di esprimere la forte preoccupazione di tutti gli imprenditori delle quattro regioni sul decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio.

    Come richiamato dal Presidente della Repubblica, sono per noi punti irrinunciabili il contrasto all’evasione fiscale e la salvaguardia delle imprese sane che tutti i giorni si confrontano sui mercati nel rispetto delle norme.

    Le misure del decreto rischiano di mettere fortemente a repentaglio l’esercizio dell’attività di impresa, generano forte incertezza nell’attività d’azienda sotto il profilo giuridico e allontanano qualsiasi nuovo investimento nel Paese.

    L’introduzione dell’ipotesi di confisca allargata − strumento pensato per combattere la criminalità organizzata, applicabile anche nel caso di un ordinario controllo fiscale − porterebbe, senza alcuna sentenza neppure di primo grado, al blocco dei conti correnti aziendali e dunque al blocco sine die delle attività ordinarie delle imprese, dal pagamento degli stipendi ai fornitori.

    Nei principali provvedimenti approvati dall’inizio della legislatura − dal decreto dignità alle norme sulle crisi d’impresa e alle ultime leggi finanziarie, sino al decreto fiscale in discussione in questi giorni − emerge un approccio che alimenta le divisioni tra componenti della società civile, come se tra cittadini ed imprese vi fosse una separazione ideologica nei comportamenti e nei valori.

    Il clima di criminalizzazione delle imprese, come sottolineato più volte dal Presidente di Confindustria Boccia, non è utile al contrasto dell’evasione e rischia solo di avere effetti negativi sulle attività economiche e sul lavoro.

    Infatti, se si collega questa ipotesi legislativa con l’entrata in vigore al 1° gennaio 2020 delle nuove norme già approvate sulla prescrizione, emerge il rischio che le attività produttive restino sospese per tempi lunghissimi, a causa dei ben noti tempi della giustizia, con danni irreparabili anche nei casi in cui venga accertata la non colpevolezza.

    Da questo quadro complessivo emerge un approccio anti impresa, fondato sulla presunzione di colpevolezza e con un anticipo delle misure sanzionatorie che appaiono in evidente contrasto con la presunzione di innocenza, con i tempi ragionevoli del processo e con la libertà di impresa.

    Siamo convinti che la crescita economica, la piena occupazione, il benessere delle persone e il sistema di welfare siano valori comuni e centrali per una società moderna di un Paese industriale fondatore dell’Unione europea.

    Abbiamo bisogno di una vera unità di intenti tra mondo dell’impresa, mondo del lavoro e Istituzioni per perseguire insieme l’idea di un Paese migliore, sostenibile e più giusto.

     

     

  • UPIDEA STARTUP PROGRAM. IL Progetto dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Veneto cresce e registra numeri record

    UPIDEA STARTUP PROGRAM. IL Progetto dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Veneto cresce e registra numeri record

     

    Il progetto dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Veneto  cresce e registra numeri record.  Credem Banca e Reale Mutua nuovi partner. Inizia il percorso di formazione per 38 startup selezionate tra le oltre 110 candidature pervenute da tutta Italia

     
    11 dicembre 2019 – Upidea! Startup program – Call for innovation, programma di sostegno alle nuove imprese, cresce ancora, grazie al supporto di due nuovi sponsor. 

    Credem Banca e Reale Mutua, Capogruppo di Reale Group, hanno scelto di aderire al progetto, che in questa edizione punta ancora di più sull’Open Innovation per connettere startup e imprese leaders in uno degli ecosistemi manifatturieri più importanti d’Europa, vale a dire l’Emilia-Romagna e il Veneto.

    Il focus sull’innovazione e la stretta connessione alle aziende del territorio, di cui le società rappresentano un punto di riferimento per quanto riguarda i servizi bancari e assicurativi, sono il motivo principale alla base di questa nuova partnership. 

    Il programma, promosso dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Veneto, offre infatti alle startup selezionate l’opportunità di incontrare un potenziale di 17.500 aziende per possibili collaborazioni. Coordinato da Unindustria Reggio Emilia, è realizzato con il contributo di LUISS Enlabs, uno dei più importanti acceleratori italiani, e del suo fondo di venture capital LVenture Group, e la collaborazione dei principali incubatori dell’Emilia-Romagna. 

    Il progetto ha inoltre raccolto il patrocinio istituzionale del Comune di Reggio Emilia e la collaborazione del Movimento nazionale Giovani Imprenditori Confindustria attraverso il Comitato Nuove Imprese.

    L’annuncio delle nuove partnership è stato dato questa mattina in occasione di una conferenza stampa al Tecnopolo di Reggio Emilia da Marco Righi, Presidente Giovani Imprenditori Unindustria Reggio Emilia, Kevin Bravi, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna, Eugenio Calearo Ciman, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Veneto, Vittorio Cavani, Vicepresidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna e Augusto Coppola, Managing Director LUISS EnLabs.
    Presente anche Piergiorgio Grossi, Chief Innovation Officer Credem, che ha affermato: “Innovazione per noi è sempre più apertura e contaminazione. Ancora meglio quando possiamo partecipare a iniziative nella nostra città, con un partner non solo di innovazione ma anche di business come Reale Mutua, e con tanti attori del territorio”.
    Andrea Birolo, Head of Corporate Venturing REALE MUTUA ha dichiarato: “Reale Group da circa due anni ha intrapreso un percorso di collaborazione e investimento in startup nella consapevolezza che, in uno scenario in continuo cambiamento, questo rappresenti una leva fondamentale per l’innovazione, la trasformazione digitale e lo sviluppo di nuovi modelli di business. Siamo pertanto lieti di partecipare ad un programma come quello di Upidea, in grado di valorizzare e promuovere lo sviluppo dell’ecosistema delle startup, favorendo l’incontro tra le corporate e progetti innovativi, la possibilità di sperimentare nuove soluzioni e la creazione di valore reciproco”.

    Nella stessa giornata sono state annunciate le 38 startup che hanno superato la prima fase di selezione, tra le oltre 110 che si sono candidate al programma, un numero di domande mai registrato prima. I team scelti in questa prima battuta sono riuniti al Tecnopolo di Reggio Emilia per partecipare ai Bootcamp: due giornate di formazione sul business e l’avviamento di nuove imprese condotte da Augusto Coppola, nel corso delle quali ogni startup dovrà presentare la propria idea imprenditoriale con un pitch da 5 minuti per ricevere un riscontro immediato sul proprio modello di business.

    Il 18 dicembre ci sarà invece il Selection day. Le startup selezionate dovranno ripresentare il proprio pitch, eventualmente rivisto alla luce di quanto appreso nel corso dei training, alla presenza della Giuria, composta dai partner di Upidea, imprenditori e mentori, che sceglierà le startup migliori in assoluto che parteciperanno alla fase di Accelerazione: un percorso di 5 mesi che da gennaio a maggio permetterà di far crescere le startup per prepararle all’incontro con gli investitori e al lancio sul mercato.
     
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    UPIDEA! STARTUP PROGRAM – CALL FOR INNOVATION è un progetto promosso dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Veneto con le territoriali Confindustria Emilia Area Centro, Confindustria Forlì-Cesena, Confindustria Romagna, Unione Parmense degli Industriali e Unindustria Reggio Emilia, che ha ideato il progetto nel 2015, mantenendone il coordinamento organizzativo. Il percorso di accelerazione, realizzato con esperti di LUISS ENLABS, si svolge negli spazi del Tecnopolo di Reggio Emilia, grazie alla collaborazione di Fondazione REI, ma partecipano al progetto anche gli incubatori territoriali: Almacube (Bologna), Cesenalab (Forlì-Cesena), Fondazione Democenter Sipe (Modena), Inlab (Piacenza), Nuove Idee Nuove Imprese (Rimini), RomagnaTech (Forlì-Cesena), TIMWCAP (Bologna) e SIPRO (Ferrara), cui si uniscono le organizzazioni Eurach Research e Réseau Entreprendre Emilia-Romagna. 

     

     

  • LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA DEL SETTORE ABITARE E COSTRUIRE NEGLI EMIRATI ARABI UNITI

    LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA DEL SETTORE ABITARE E COSTRUIRE NEGLI EMIRATI ARABI UNITI

     

    LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA DEL SETTORE ABITARE E COSTRUIRE NEGLI EMIRATI ARABI UNITI
    Bologna, 26 novembre 2019

    Le imprese dell’Emilia-Romagna del settore abitare-costruire sono in missione a Dubai dal 25 al 29 novembre 2019 per partecipare alla fiera Big Five Dubai, Salone internazionale dell’edilizia e sistema casa, nell’ambito del progetto regionale “Emirati Arabi Uniti” promosso da Unindustria Reggio Emilia e Confindustria Emilia-Romagna con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.

    Il progetto, avviato ad inizio 2019, ha previsto un percorso articolato in diverse fasi: presentazione delle opportunità offerte dal mercato, check up aziendali di analisi prodotto/mercato per ogni azienda e attività di ricerca partners.

    L’iniziativa si colloca all’interno del percorso “Verso EXPO Dubai” avviato dalla Regione nel 2017 per creare e consolidare rapporti economici e istituzionali in vista della partecipazione all’Esposizione Universale di Dubai del 2020, e che vedrà la Regione partner artistico di Padiglione Italia.

    Gli Emirati Arabi Uniti sono il settimo Paese al mondo per PIL pro capite e vantano una posizione strategica tra le principali direttrici est-ovest.  Expo Dubai 2020 sarà un’occasione per valorizzare il Made in Italy in un’area tra le più avanzate al mondo dal punto di vista economico, al centro di un importante crocevia geografico e logistico tra Asia, Europa ed Africa.   

    L’Emilia-Romagna rappresenta l’11% dell’export italiano verso gli Emirati, con una crescita di oltre il 32% negli ultimi dieci anni.  

    Intesa Sanpaolo, da sempre impegnata nel supporto all’internazionalizzazione delle PMI del Paese, supporta la missione italiana delle imprese emiliano-romagnole a Dubai mettendo a disposizione delle aziende partecipanti la propria capacità di networking e favorendo l’incontro tra le realtà imprenditoriali della nostra regione con le controparti emiratine. Intesa Sanpaolo è presente negli Emirati Arabi Uniti con la filiale hub di Dubai e la filiale di Abu Dhabi, che operano a supporto delle imprese italiane attive su questo mercato.

  • INVESTIMENTI EMILIA-ROMAGNA: LE IMPRESE CONTINUANO AD INVESTIRE

    INVESTIMENTI EMILIA-ROMAGNA: LE IMPRESE CONTINUANO AD INVESTIRE

     

    L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni e Unioni Industriali della regione, consente di fare il punto sulle scelte di investimento realizzate l’anno scorso, sugli investimenti per il 2019  e sui principali fattori che ne ostacolano la realizzazione.

    L’indagine, giunta alla ventesima edizione, si è avvalsa quest’anno del contributo scientifico di Prometeia e ha visto il coinvolgimento di circa 600 imprese appartenenti al settore manifatturiero, con un fatturato complessivo intorno ai 20 miliardi di euro e un totale di oltre 63.000 addetti.

    La propensione ad investire delle imprese della nostra regione è alta: il 92,3% delle imprese ha realizzato investimenti nel 2018 e il 92% prevede investimenti per l’anno in corso, a livelli vicini al massimo storico.

    «Gli investimenti −  dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari −   hanno un ruolo essenziale per la crescita del sistema industriale, l’espansione economica e lo sviluppo del Paese. L’aumento della concorrenza internazionale, il ridimensionamento della domanda interna, le nuove tecnologie hanno imposto alle aziende il ricorso a strategie aziendali di sviluppo più evolute per restare sul mercato. Ogni impresa ha una propria strada e un proprio approccio, ma oggi investire, innovare e internazionalizzarsi sono scelte indispensabili.

    La politica industriale −  prosegue il Presidente Ferrari −  è fondamentale per mettere le imprese in condizioni di competere in un quadro sempre più complesso. Servono una visione chiara di medio lungo periodo, priorità precise, risorse certe e strumenti continuativi. In un contesto in cui il traino dell’export non è sufficiente a garantire solidità alla crescita, anche per la forte variabilità del commercio mondiale, una forte spinta e accelerazione agli investimenti pubblici e privati può favorire il rilancio della domanda interna, la crescita della produttività, dell’occupazione, dei redditi delle famiglie».

    Nell’ultimo decennio, dal 2007 al 2018, le imprese dell’Emilia-Romagna hanno registrato una crescita a ritmi sensibilmente più dinamici rispetto alla media del Paese. Il fatturato è cresciuto a tassi tre volte superiori rispetto alla media nazionale: +2,8% medio annuo contro 0,9% nazionale. 

    La propensione ad investire è strutturalmente più elevata, con un divario che si è accentuato negli ultimi anni): la quota di investimenti sul valore della produzione è del 6,6% in Emilia-Romagna nel 2018, superiore rispetto a quella che caratterizza le imprese sul territorio nazionale (6% nel 2018), con un divario che si è ampliato dal 2016 ad oggi.

    La capacità di autofinanziamento è più alta della media nazionale: nell’ultimo biennio 2016-18 il cash flow delle imprese dell’Emilia-Romagna sulla produzione è pari al 7,7%, contro il 6,8 della media italiana. Anche la redditività industriale è superiore: nel biennio le aziende della regione registrano una redditività media del 9,9%, a fronte della media nazionale del 7,5%.

    Le aziende emiliano-romagnole si mostrano reattive all’andamento del ciclo economico e agli incentivi, confermando scelte di investimento orientate prevalentemente su aspetti di natura produttiva e organizzativa/gestionale. Nel 2018 il 60% delle imprese ha effettuato investimenti in formazione,  il 54,6 in ICT, il 53,3 in ricerca e sviluppo e il 53,3 in linee di produzione.

    Rispetto al pre-crisi emerge un’evoluzione delle strategie di investimento verso una maggiore complessità, che si traduce in un incremento della diversificazione degli ambiti di investimento. Tutte le classi dimensionali hanno diversificato gli investimenti, ed è rilevante che nell’ultimo decennio la percentuale di piccole imprese che investono in un solo ambito si sia ridotta dal 42 al 17%.

    L’indagine rileva una maggiore propensione all’investimento rispetto al passato da parte delle piccole imprese, dovuta alla necessità di rafforzare il posizionamento competitivo per restare sul mercato.

    Per quanto riguarda gli ostacoli alle decisioni di investimento, sono tre gli aspetti di particolare importanza. La burocrazia torna ad essere il principale ostacolo ad investire, segnalato dal 33,1% delle imprese.  Questo fattore critico è continuato ad aumentare negli anni ed è particolarmente sentito dalle imprese con elevata propensione ad investire, attive principalmente in settori a forte regolamentazione, quali alimentare e costruzioni.

    Tra i fattori congiunturali, la domanda attesa è il vincolo più stringente segnalato dal 31,1% degli imprenditori. L’incertezza e la volatilità del quadro economico riattivano la cautela degli imprenditori nell’avvio di nuovi piani di investimento. Il peggioramento delle aspettative sulla domanda è sentito soprattutto dalle piccole e medie imprese, caratterizzate da ritmi di crescita e condizioni di redditività inferiori rispetto alla media delle imprese regionali.

    Il terzo fattore di ostacolo in ordine di rilevanza è legato alla criticità nel reperire risorse umane, segnalato dal 27,1% delle imprese. Particolarmente coinvolte sono le aziende del settore della meccanica e dell’elettrotecnica, che ricercano figure specializzate.

    Dall’indagine emerge infine l’identikit dei forti investitori, ovvero il gruppo di imprese che hanno investito nei primi quattro ambiti relativi a ricerca e sviluppo, formazione, ICT e linee di produzione). 

    A questo proposito Alessandra Benedini, Senior Specialist di Prometeia, segnala che dall’analisi emerge come «i forti investitori siano in prevalenza – anche se non unicamente – aziende di dimensioni grandi e medio grandi, caratterizzate da una capacità innovativa molto superiore alla media regionale e un buon livello di managerializzazione. Questi elementi hanno consentito a questo nucleo forte di imprese di conseguire negli ultimi anni buoni risultati di crescita e redditività, grazie anche alle positive performance registrate sui mercati internazionali, presidiati stabilmente con succursali, come testimoniato dall’elevata quota di fatturato realizzata all’estero».

     

     

  • GIOVANNI BARONI CONFERMATO PRESIDENTE PICCOLA INDUSTRIA DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

    GIOVANNI BARONI CONFERMATO PRESIDENTE PICCOLA INDUSTRIA DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

     

    Giovanni Baroni  è stato confermato Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Emilia-Romagna per il biennio 2019-21.

    Giovanni Baroni fa parte del Consiglio di Presidenza di Confindustria Emilia-Romagna guidato da Pietro Ferrari, è componente del Consiglio Generale di Confindustria e del Consiglio Centrale di Piccola Industria Confindustria.

    Il neo Presidente, 45 anni, laureato in Ingegneria Civile all’Università di Parma, è fondatore e amministratore delegato dell’azienda X3Energy Spa, società nata nel 2010 e attiva nel settore energetico, in particolare nei servizi di efficienza energetica alle imprese e nella realizzazione e gestione di impianti stradali per il rifornimento di metano per autoveicoli.

     

  • COMUNITA’ RESILIENTI, IMPRESE AL CENTRO – INCONTRO A PARMA IL 18 OTTOBRE 2019

    COMUNITA’ RESILIENTI, IMPRESE AL CENTRO – INCONTRO A PARMA IL 18 OTTOBRE 2019

     

    Comunità resilienti, imprese al centro
    Parma, 18 ottobre 2019 

     

    Parma, 18 ottobre 2019 – Dare impulso al circolo virtuoso della prevenzione, diffondere cultura della resilienza, uscire dai tempi infiniti delle ricostruzioni e dei risarcimenti e lavorare per il rilancio economico e produttivo dei territori colpiti da catastrofi: questi i temi di cui si è discusso oggi all’evento organizzato da Piccola Industria Confindustria, Confindustria Emilia Romagna, Unione Parmense degli Industriali e Gruppo Barilla in occasione della prima “Settimana nazionale della Protezione Civile”.

    La resilienza delle imprese, la loro capacità di rispondere agli eventi traumatici e rimanere punti fermi sul territorio come argine allo spopolamento delle terre colpite, sono tutti temi da tempo al centro dell’agenda di Piccola Industria Confindustria. E dall’impegno comune su questi temi è nata nel 2016 la partnership tra Piccola Industria Confindustria e Dipartimento della Protezione Civile. Una collaborazione iniziata proprio a seguito del sisma dell’Emilia del 2012 attraverso il PGE, il Programma Gestione Emergenze di Confindustria.

    L’incontro ha un importante valore simbolico: è un’altra fondamentale tappa del percorso per informare, formare, promuovere la cultura della prevenzione e aumentare la capacità di risposta delle aziende e dei territori. Oggi, dopo un lungo cammino insieme, Protezione Civile, imprese e istituzioni hanno fatto il punto su ciò che è stato fatto e su quanto c’è ancora da fare. Un momento di riflessione e confronto sull’impegno del mondo produttivo nel promuovere la prevenzione e nel garantire la ripresa e la tenuta delle comunità in cui opera, condividendo le buone pratiche ed evidenziando le collaborazioni attive tra sistema pubblico e privato a beneficio dell’intera collettività.

    L’evento fa parte delle attività inserite nella prima “Settimana nazionale della Protezione Civile” in calendario dal 13 al 19 ottobre su tutto il territorio nazionale. Questa iniziativa, istituita con una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, si svolgerà ogni anno in corrispondenza del 13 ottobre, data in cui si celebra la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri, designata dall’Onu. La prima edizione è stata ricca di convegni, giornate di formazione, campagne di sensibilizzazione ed esercitazioni che hanno coinvolto la comunità scientifica, il mondo delle professioni e dell’impresa, il volontariato e la scuola.

    Il convegno è stato ospitato dall’Academia Barilla dove, per questa occasione, è stato possibile visitare la Colonna Mobile d’Emergenza allestita dal Gruppo Barilla in collaborazione con la Protezione Civile di Parma. Un camion cucina mobile che può erogare fino a 500 pasti caldi l’ora e attivo quattro ore dopo la chiamata d’emergenza. Erano presenti anche gli “Angeli Barilla”, dipendenti del Gruppo e volontari base della Protezione Civile disponibili a contribuire, in caso di necessità, al funzionamento della Colonna. Una best practice nella diffusione della cultura della prevenzione e della risposta alle emergenze e un segno tangibile della lunga collaborazione del Gruppo Barilla con la Protezione Civile.

    Sono intervenuti tra gli altri, Paola De Micheli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Giuseppe Forlani, Prefetto di Parma; Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Diego Mingarelli, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria; Giancarlo Turati, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria; Annalisa Sassi, Presidente Unione Parmense degli Industriali; Marco Occhi, Vice Presidente Unione Parmense degli Industriali; Giovanni Baroni, Presidente Piccola Industria Confindustria Emilia-Romagna; Paolo Barilla, Vice Presidente Barilla.

    “L’idea che investire in prevenzione rappresenti un vantaggio è ormai condivisa dagli industriali – ha sottolineato Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Ora occorre sensibilizzare maggiormente la classe politica affinché questo processo venga agevolato, ad esempio attraverso sgravi fiscali per le aziende che investono sulla messa in sicurezza delle fabbriche. Ormai molte aziende lavorano sul tema della prevenzione non solo all’interno dei loro stabilimenti ma promuovendo interventi di messa in sicurezza del territorio in cui sono inserite o stimolando la pianificazione comunale d’emergenza. Il Dipartimento accoglie con favore queste iniziative che dimostrano quanto la collaborazione tra Protezione civile e Confindustria sia un modello da esportare anche alle altre associazioni di categoria”.

    “Le sinergie sono facili quando c’è una sfida comune da vincere e giornate come questa lo dimostrano – ha commentato Diego Mingarelli, Vice presidente Piccola Industria Confindustria con delega per Europa, Sviluppo e coesione territoriale, Resilienza e PGE. “Per vincere bisogna fare squadra, e non è retorica; fare squadra con il governo, con le istituzioni, le banche, le assicurazioni, con tutti i soggetti che possono incentivare la prevenzione e rendere resiliente quel sistema di imprese diffuse che è parte integrante della nostra cultura e garanzia di vita, lavoro e innovazione contro la desertificazione e lo spopolamento dei territori colpiti da catastrofi”.

    “Parma, con orgoglio, ospita oggi una riflessione nazionale sul tema della centralità delle aziende nella costruzione delle condizioni per affrontare eventuali calamità che coinvolgono il territorio in cui vivono e producono – ha spiegato Annalisa Sassi, Presidente Unione Parmense degli Industriali. “E’ un ruolo che tante imprese già svolgono da tempo a beneficio di una collettività che trascende i confini locali, e che risponde ad un solo grande obiettivo: salvaguardare le persone, la comunità in cui vivono e le organizzazioni che, legando questi due fattori, garantiscono la tenuta economica e sociale”.

     “L’esperienza del terremoto del 2012 rese evidente il senso del legame tra imprese e territorio – ha commentato Giovanni Baroni, Presidente Piccola Industria Confindustria Emilia-Romagna, un territorio in cui le aziende sono elemento identitario e qualificante delle comunità. Riaffermare il valore di questo legame anche oggi ‘in tempo di pace’ rappresenta un grande punto di forza nel fronteggiare le emergenze”.

     

    Per informazioni: piccolaindustria@confindustria.it

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: RALLENTA LA CRESCITA DELL’ECONOMIA REGIONALE

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: RALLENTA LA CRESCITA DELL’ECONOMIA REGIONALE

     

    Unioncamere Emilia-Romagna: La nostra regione si conferma la locomotiva d’Italia. Nonostante il rallentamento congiunturale, le imprese continuano a creare ricchezza e nuova occupazione. Dai mercati esteri arrivano però segnali di allarme

    Intesa Sanpaolo: In conseguenza della stagnazione dell’economia, il credito alle imprese industriali si è fermato e i prestiti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari sono tornati a ridursi. Lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici per acquisto abitazioni continua a registrare una crescita robusta

    Confindustria Emilia-Romagna: Rallenta la crescita dell’Emilia-Romagna in un quadro nazionale di sostanziale stagnazione. Il clima di fiducia degli imprenditori si raffredda. Le priorità per stimolare l’economia: sblocco degli investimenti, riduzione del cuneo fiscale, piano strutturale per la sostenibilità

     

    I numeri fotografano un’economia dell’Emilia-Romagna che continua a conseguire risultati positivi – in particolare per esportazioni e occupazione – ma vi sono altri elementi che testimoniano come il quadro di incertezza che caratterizza lo scenario internazionale stia producendo effetti negativi anche nella nostra regione.

    è il quadro di sintesi che si evidenzia nell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è sceso dello 0,8 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018, confermando la tendenza negativa del trimestre precedente (-0,7 per cento).

    Con una perdita più marcata rispetto alla produzione, è il fatturato, ridottosi dell’1,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018. Con una flessione dello 0,1 per cento, il fatturato estero ha  peraltro decisamente contenuto la correzione.

    Al rallentamento della dinamica di fatturato e produzione si è associata la conferma di una più pesante tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subito una flessione tendenziale dell’1,7 per cento. Si tratta di un segnale prospettico che fa riflettere.

    Anche i soli ordini pervenuti dall’estero hanno subìto una flessione tendenziale dello 0,6 per cento, più contenuta di quella del complesso degli ordinativi.

    Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,5 per cento, un dato inferiore rispetto al livello del 78,1 per cento riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente.

    A livello settoriale, la crescita procede bene per l’industria alimentare che ha registrato un aumento della produzione dell’1,7 per cento e del fatturato dell’1,8 per cento (grazie anche al potente apporto del mercato estero, +4,0 per cento).  A livelli più contenuti per l’industria del legno e del mobile, dove l’inciampo del fatturato (-0,3 per cento), appesantito dall’inversione di tendenza della componente estera (-2,0 per cento), non ha impedito una ripresa della produzione (+1,0 per cento).

    Il passo indietro è evidente per l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto che ha subìto una flessione del fatturato del 2,0 per cento, nonostante un minore arretramento dalla componente estera (-0,7 per cento). La produzione si è ridotta dell’1,4 per cento.

    Si consolida la tendenza negativa anche per l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche: qui il fatturato complessivo si è ridotto del 2,3 per cento, nonostante la migliore tenuta di quello estero (-0,9 per cento) e la produzione ha seguito lo stesso andamento (-2,2 per cento).

    E’ pesante la flessione per il sistema moda che attraversa la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati. La riduzione del fatturato complessivo (-3,6 per cento) e in misura analoga di quello estero (-3,8 per cento), si è accompagnata alla produzione (-2,1 per cento).

    L’evoluzione congiunturale del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica e gomma, ceramica e vetro) ha messo in luce un lievissimo aumento di produzione (0,2 per cento), fatturato complessivo (0,4 per cento) e ordini (0,1 per cento), con forte incidenza della componente estera.

    Riguardo alla dimensione d’impresa, nel secondo trimestre 2019 la flessione è stata generalizzata, ma l’andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della struttura aziendale.

    In particolare, la produzione è scesa di più (-2,6 per cento) per le imprese minori, poi per le piccole imprese (-0,7 per cento) e  infine per le imprese medio-grandi (-0,3 per cento).

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto regionale a fine giugno risultavano 44.577 (pari all’11,1 per cento del totale), con una diminuzione corrispondente a 533 imprese (-1,2 per cento) rispetto all’anno precedente, quando peraltro per la prima volta dal 2012 la variazione negativa si era ridotta al di sotto dell’1 per cento.

    Riguardo alla forma giuridica, sostanzialmente sono aumentate solo le società di capitale (+1,7 per cento, +281 unità), giunte a rappresentare il 38,5 per cento delle imprese attive dell’industria, grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata che ha invece determinato un effetto negativo sulle società di persone, (-439 unità, -4,6 per cento).

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha chiuso il secondo trimestre nuovamente in aumento, giungendo quasi a quota 562 mila unità, con una crescita dell’1,3 per cento, pari a poco più di 7 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. La variazione ha trascinato l’andamento dell’occupazione complessiva in regione negli ultimi dodici mesi (+2,1 per cento, +41 mila unità) ed è andata ben oltre la tendenza positiva dell’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale (+1,1 per cento).

    Ancora in base ai dati Istat relativi al commercio estero regionale, che prendono in considerazione le esportazioni effettuate da tutte le imprese che svolgono le operazioni doganali in regione, e quindi tracciano un quadro leggermente rispetto all’indagine congiunturale, nel primo semestre del 2019 si evidenzia un lieve rallentamento delle vendite all’estero.

    Le esportazioni di prodotti dell’industria manifatturiera hanno fatto segnare un significativo aumento (+5,0 per cento), e sono risultate pari a quasi 32.169 milioni di euro.

    L’andamento regionale appare migliore rispetto al complesso della manifattura italiana, dove l’incremento è stato molto più contenuto (+2,7 per cento).

    Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori considerati. Eccezionale l’aumento delle vendite estere dell’altra manifattura (+58,7 per cento), e in seconda battuta dell’industria dei mezzi di trasporto (10,4 per cento). Più staccati per risultato, metallurgia e prodotti in metallo (+7,0 per cento), chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+4,6 per cento), industria alimentare e bevande (+4,4 per cento), moda (+3,8 per cento). L’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature non è andata oltre una crescita delle esportazioni dell’1,2 per cento.  Sostanzialmente fermo l’export delle industrie della ceramica e vetro, mentre arretrano le esportazioni dell’industria delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (-1,2 per cento) e dell’industria del legno e del mobile (-2,4 per cento).

    Per quanto riguarda le destinazioni, l’Europa si conferma come mercato fondamentale per l’export regionale. Le vendite sui mercati europei sono risultate pari al 65,5 per cento del totale, con un moderato aumento del 3,2 per cento. Le esportazioni verso la sola Unione europea (il 58,2 per cento del totale) hanno mostrato nuovamente una tendenza più accentuata (+4,0 per cento).

    Si segnala, nell’area dell’euro, la crescita più contenuta in Germania e Francia (+1,6 per cento), mentre la dinamica è superiore in Spagna (+3,8 per cento). Oltre il perimetro dell’euro, prosegue il successo di vendite nel Regno Unito (+10,9 per cento), anche in anticipazione della Brexit, mentre nei mercati fuori dell’Unione europea, tengono le vendite in Russia (+1,1 per cento), mentre crollano in Turchia (-23,6 per cento).

    La crescita sui mercati americani si è consolidata al 3,2 per cento, sostenuta dagli Stati Uniti (+3,4 per cento) e dal Brasile (+7,4 per cento). L’export regionale si rafforza in Asia (+17,2 per cento), in particolare verso la Cina (+11,8 per cento), con una vera esplosione per il Giappone (+78 per cento). Le vendite in Africa tengono (+1,7 per cento), quelle in Oceania mostrano segno rosso.

    La nostra regione si conferma ancora una volta “la locomotiva del treno Italia” – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi – “treno” che, purtroppo, viaggia più lento rispetto a quelli degli altri Paesi OCSE. Nonostante il perdurare della stagnazione della domanda interna, le nostre imprese continuano a creare ricchezza e nuova occupazione, soprattutto grazie ai mercati esteri. Ma proprio da oltre confine arrivano nuovi segnali di allarme, che, qualora dovessero trovare conferma per quanto riguarda l’entità degli effetti temuti, potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla nostra economia. Mi riferisco ai dazi applicati dagli USA, mercato fino a ora in fortissima crescita per le nostre imprese, e mi riferisco anche alla fase difficile che sta attraversando l’economia tedesca, un’area di sbocco naturale per i nostri prodotti in virtù di solidi rapporti di collaborazione tra aziende regionali e tedesche, e infine alla Brexit, che certamente creerà nuovi problemi nel rapporto con un partner storico e importantissimo per molte nostre filiere».

    A giugno 2019, il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha visto il proseguimento della crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese industriali si sono fermati, coerentemente con la stagnazione dell’economia.

    «Il perdurare di un clima di incertezza a livello internazionale non può non condizionare le decisioni di investimento delle imprese emiliano-romagnole, da sempre orientate ai mercati esteri che ne apprezzano la qualità dei prodotti e la flessibilità della produzione. – sottolinea Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Ciò è ancor più vero se si confronta il dato regionale con quello nazionale. In questo caso le imprese del territorio dimostrano comunque di non voler cedere ad un clima di sfiducia, continuando comunque a mantenere livelli importanti di investimenti. Non a caso, solo nel primo semestre del 2019, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine alle aziende della regione».

    Infatti, nel 1° semestre la dinamica dei prestiti all’industria si è arrestata, dopo sei trimestri di crescita e una rapida frenata del trend positivo emersa nel corso del 2018. Per l’Emilia-Romagna si è passati da un incremento del +2,3% a/a a dicembre 2018, ad appena +0,1% a marzo e giugno 2019 (al netto delle sofferenze), una variazione che resta comunque superiore all’andamento nazionale, tornato in negativo (a -2,4% a/a a giugno da +0,7% a fine 2018). Inoltre, dopo una crescita durata quasi 4 anni fino a gran parte del 2018, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto sono risultati in calo nel corso del semestre, al -5,6% a/a a giugno, anticipando un’analoga evoluzione a livello nazionale (-3,7% a/a a giugno). Il peggioramento del trend dei prestiti per investimenti in macchinari ha interessato quasi tutte le province dell’Emilia Romagna, con l’eccezione di Bologna che ha mostrato una buona resistenza, restando moderatamente in aumento, dell’1,5% a/a a giugno. Bologna conferma la crescita anche per quanto riguarda il complesso dei prestiti all’industria, sempre dell’1,5% a/a a giugno, analogamente a Parma col +1,4%. I prestiti all’industria si mantengono in aumento, addirittura del 7,2% a/a a giugno, anche a Reggio Emilia dove picchi analoghi si erano visti nel 2018. Poco variati risultano i prestiti all’industria a Piacenza e Modena (-0,1% e -0,5% rispettivamente), mentre le altre province sono risultate in calo, particolarmente evidente per Forlì-Cesena e Ferrara (-12,9% e -10,2%), ben più moderato per Rimini e Ravenna (-2,4% e -1,2%).

    Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici per acquisto abitazioni che nel 1° semestre 2019 si è rafforzata leggermente a +2,6% a/a in Emilia-Romagna, confermando quanto già emerso a fine 2018 col +2,5% dopo un +2% medio registrato nel resto dell’anno. Va notato che nel 2° trimestre 2019 i flussi lordi di mutui residenziali, pur mantenendosi su livelli elevati, sono tornati a registrare un calo (del -13% a/a), che fa seguito a quattro trimestri di forte crescita a due cifre. L’andamento è in linea con quello nazionale. Il volume più contenuto delle erogazioni di mutui appare coerente con il rallentamento della crescita delle compravendite di immobili residenziali, che nel 2° trimestre è risultata pari al 4,8% a/a in Regione. Benché più moderata rispetto ai sei trimestri precedenti, in Emilia-Romagna la crescita delle compravendite di case è rimasta robusta e più forte del sistema nazionale (+3,9% a/a nel 2° trimestre). Gli stock di mutui sono aumentati in tutte le province, a partire dalla dinamica massima del 4,4% a/a che spetta ancora una volta a Bologna, addirittura in ulteriore accelerazione nel 1° semestre, rispetto al risultato già brillante di fine 2018 (+3,9% a/a). Le altre province seguono a distanza. Saldamente sopra il 2% risultano Modena, col 2,5%, Forlì-Cesena col 2,3%, Parma col 2,1%. Ferrara conferma di aver superato la fase di debolezza, mostrando una leggera accelerazione a +1,9% a giugno, dall’1,7% di fine 2018. Anche Reggio-Emilia migliora, a +1,8%. Diversamente, Piacenza rallenta dal 2,1% di fine 2018 all’1,6% di giugno. Rimini e Ravenna (+1,2% a/a e 1,1% rispettivamente) confermano una crescita dello stock di mutui più moderata.

    Anche nel 1° semestre 2019 è proseguita la riduzione dei rischi del sistema bancario dell’Emilia-Romagna. Il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è ridotto ulteriormente, a 1,85% nel 2° trimestre, consolidandosi sotto la media nazionale (2,1%). Il tasso di decadimento del credito alle imprese dell’Emilia-Romagna è il più basso da dieci anni. Anche gli stock di sofferenze sono risultati ancora in riduzione. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a luglio 2019 a 8,4% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, in calo di 1,1 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,0% a luglio).

    «La nostra indagine sulle previsioni per la seconda metà del 2019 – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrarievidenzia un raffreddamento del clima di fiducia tra gli imprenditori, lievemente meno marcato rispetto al primo semestre ma ampiamente inferiore al 2018.  Si tratta di un quadro economico in cui le ombre sembrano maggiori delle luci e la crescita è quasi nulla, leggermente migliore per l’Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese, ma del tutto insufficiente per ripartire. Far crescere i redditi, aumentare i consumi, ridare slancio agli investimenti, colmare il gap infrastrutturale, investire in formazione e capitale umano, aumentare gli occupati a partire da donne e giovani sono obiettivi ambiziosi incompatibili con la “crescita zero”».

    Secondo l’analisi semestrale realizzata da Confindustria Emilia-Romagna – che ha coinvolto 428 imprese manifatturiero con 58.451 addetti e 21,4 miliardi di euro di fatturato – il 30,5% degli imprenditori intervistati prevede un aumento della produzione e il 54,1% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +15 punti, in leggera crescita rispetto a quanto registrato ad inizio anno. Migliorano le aspettative sulla domanda totale: il 35,2% delle imprese attende un aumento, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +19 punti (era +10 punti a inizio anno). Stabili i giudizi sugli ordini provenienti dall’estero, attesi in aumento dal 30,3% degli imprenditori, con un saldo ottimisti/pessimisti di +16 (era +15 il semestre scorso). Segnali di arretramento si registrano sul fronte del mercato del lavoro, con il 71,5% degli imprenditori che si aspetta una stazionarietà dell’occupazione e un saldo ottimisti/pessimisti pari a +8 (in calo rispetto a +14 di inizio 2019).

    «La bassa crescita – commenta il Presidente Ferrari – è un problema europeo, non solo italiano, e sta colpendo direttamente anche Paesi come la Germania che sembravano immuni. Le dichiarazioni del Governo sugli obiettivi della manovra, non tutte univoche, delineano alcune linee di lavoro condivisibili. Il punto è come dare corpo a queste ipotesi di lavoro, con quali e quante risorse, con quali priorità rispetto ai tanti obiettivi dichiarati. Occorre avviare un intervento di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro nel medio periodo, dare continuità strutturale alle agevolazioni fiscali previste per gli investimenti a partire da Industria 4.0, avviare finalmente la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche e costruire un Piano strutturale per la sostenibilità e l’economia circolare».

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: L’ECONOMIA RISENTE DEL CLIMA DI FIDUCIA IN PEGGIORAMENTO

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: L’ECONOMIA RISENTE DEL CLIMA DI FIDUCIA IN PEGGIORAMENTO

     

    Confindustria Emilia-Romagna:  L’economia regionale comincia a risentire del clima di fiducia in peggioramento. Occorre uscire dalla campagna elettorale permanente e dare certezze all’economia. Dal Governo ci aspettiamo interventi di medio e lungo periodo che puntino alla crescita e a far ripartire gli investimenti pubblici e privati

    Unioncamere Emilia-Romagna:  Si riscontra un rallentamento. È necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere

    Intesa Sanpaolo:  Continua la crescita robusta del credito alle famiglie mentre si fermano i prestiti all’industria e calano i finanziamenti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari, in conseguenza della debolezza del quadro economico

     

    Bologna, 3 luglio 2019 –   Nei primi tre mesi del 2019 emergono segnali di rallentamento per produzione, fatturato e ordini per l’industria manifatturiera. Performance positive per i settori legno e mobile, ancora segno positivo per industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto, stop nell’industria alimentare, flessione per metallurgia e lavorazioni metalliche, rosso per la moda.

    Le esportazioni crescono, ma con un ritmo più lento.

    È questa l’immagine dell’economia regionale che si evidenzia dall’indagine congiunturale sul primo trimestre 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    In base ai risultati della rilevazione, si registra un rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna che si riduce dello 0,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018, con una chiara inversione di tendenza rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6 per cento).

    Così è anche per il valore delle vendite che si è ridotto dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, subendo un’inversione di tendenza rispetto al risultato del trimestre precedente (+1,3 per cento), più marcata rispetto alla produzione.

    Al rallentamento della dinamica della produzione e del fatturato, interno ed estero, e si è associato un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale dell’1,9 per cento. Si tratta di un segnale prospettico piuttosto negativo. Anche i soli ordini pervenuti dall’estero hanno subito un ulteriore peggioramento rispetto del trimestre precedente (-0,4 per cento), accusando una flessione tendenziale dell’1,0 per cento.

    Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,3 per cento, un dato leggermente inferiore rispetto al livello del 77,8 per cento riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente.

    Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta pari a 10,3 settimane, in calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,9 settimane).

    Riguardo ai settori, la crescita della produzione più rapida si riscontra nella piccola industria del legno e del mobile che registra l’aumento del fatturato (+1,8 per cento). Resta il segno positivo nelle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. L’industria alimentare si arresta: il fatturato non riesce a salire più dello 0,2 per cento. Flette lievemente l’aggregato delle altre industrie manifatturiere, si riduce per la metallurgia e le lavorazioni metalliche, mentre è profondo il calo per il sistema moda che vive la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati, con un crollo della produzione (-5,8 per cento) e del fatturato complessivo (-4,6 per cento).

    Riguardo alle classi dimensionali, la flessione è stata generalizzata, ma è apparsa marcata la correlazione positiva tra attività e dimensione d’impresa: l’andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della dimensione aziendale. In particolare, per le imprese minori la produzione è scesa del 2,2 per cento, mentre la flessione della produzione non è andata oltre un -0,7 per cento per le piccole imprese e un -0,3 per cento per le imprese medio-grandi.

    Con riferimento ai dati diffusi dall’Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a circa 15.536 milioni di euro e hanno fatto segnare un incremento del 5,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’andamento regionale appare comunque notevolmente migliore rispetto a quello delle vendite all’estero del complesso della manifattura italiana (+1,9 per cento).

    Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori. Il risultato regionale è da attribuire principalmente all’ industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 28,5 per cento delle esportazioni regionali. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall’industria dei mezzi di trasporto con una crescita dell’8,4 per cento e dalle vendite all’estero dell’altra manifattura (+28,9 per cento). Seguono gli apporti della metallurgia e dei prodotti in metallo e della chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+7,5 per cento).  Risulta invece sostanzialmente fermo l’export delle industrie della ceramica e vetro (+0,1 per cento) e delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+0,5 per cento). Segno rosso per il legno (-2,5 per cento).

    A fare da traino alle esportazioni regionali di prodotti dell’industria manifatturiera sono i mercati d’Europa che coprono il 66,2 per cento del totale (+ 4,0 per cento), in particolare verso l’Unione europea, con una quota del 59,1 per cento (+5,2 per cento). Nell’area dell’euro si segnala la crescita più contenuta del mercato tedesco (+3,8 per cento), e francese (+2,3 per cento). Fuori dell’area dell’euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+20,2 per cento). Al di fuori del continente europeo, crollo delle esportazioni verso il mercato turco (-34,2 per cento), effetto della crisi economica e della svalutazione della lira.

    La crescita sui mercati americani non è andata oltre il 2,4 per cento, risultato determinato dalle vendite negli Stati Uniti (+2,7 per cento). L’export regionale si rafforza sui mercati asiatici (+14,0 per cento). In particolare le esportazioni destinate in Cina, dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti, riprendono una frenetica corsa (+24,1 per cento). Segno rosso verso l’Oceania.

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre a poco più di 548 mila unità, con una crescita del 7,57 per cento, pari a oltre 38 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.  Il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 495 mila, con un aumento del 6,0 per cento, pari a quasi 28 mila unità, sia all’occupazione autonoma, che è salita del 7,0 per cento a quasi 47 mila unità.

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2019, le attive dell’industria in senso stretto regionale, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 2019 risultavano 44.535 (pari all’11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 447 imprese (-1,0 per cento) rispetto all’anno precedente. La flessione è la meno ampia dal 2012.

    «I risultati dell’indagine congiunturale confermano una fase di leggero rallentamento – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –.  È quindi necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere che rappresentano un elemento fondamentale per l’economia del territorio, attraverso azioni mirate a sostenerne la produttività e l’innovazione, per garantirne la competitività sui mercati. La manifattura storicamente partecipa in percentuale consistente alla creazione di valore aggiunto ed è un patrimonio prezioso di competenze delle aziende e del made in Italy».

     

    A marzo 2019 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha registrato il proseguimento della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese si sono indeboliti ulteriormente, come conseguenza del calo dell’attività produttiva e dell’incertezza delle prospettive.

    «Nonostante le condizioni di accesso al credito continuino ad essere favorevoli, le aziende emiliano-romagnole non sono immuni dalle tensioni commerciali internazionali. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo Di conseguenza, la pianificazione degli investimenti è stata condizionata da una diffusa incertezza sul medio termine. Un dato che è emerso chiaramente anche dalle evidenze del recente Monitor sui Distretti regionali. Ciò nonostante, l’Emilia-Romagna continua a porsi all’avanguardia nel panorama imprenditoriale nazionale. In tutto il 2018 infatti, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato oltre 1 miliardo e 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui il 58% alle imprese e il 42% alle famiglie».

    Per il sistema bancario dell’Emilia-Romagna, il 2019 si è avviato con un ulteriore indebolimento dei prestiti alle imprese, risultati complessivamente stagnanti a marzo (-0,1% a/a il dato corretto per le cartolarizzazioni, meglio rispetto al -0,6% del sistema nazionale). In particolare, è proseguita la rapida frenata del trend dei prestiti all’industria la cui crescita si è fermata a marzo a +0,1% a/a, dopo una media 2018 del 4,1% (al netto delle sofferenze), restando comunque migliore rispetto all’andamento nazionale (-1,9% a/a a marzo 2019). Inoltre, dopo quasi 4 anni di incrementi senza soluzione di continuità, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto, sono tornati in negativo, con una variazione del -4,0% a/a a marzo, che conferma i primi segni di indebolimento emersi a fine 2018. In Emilia-Romagna, il calo è stato più marcato rispetto a quanto emerso a livello nazionale e nel Nord-Est (-0,8% a/a e -2,3% rispettivamente a marzo 2019). A livello provinciale, la riduzione dei prestiti per investimenti in macchinari è diffusa, con l’eccezione di Bologna, che si conferma continuativamente in crescita (+2,2% a/a), e di Parma (+7,1%), che presumibilmente risente del trascinamento della ripresa emersa a metà 2018. All’opposto, la contrazione è molto forte a Piacenza, Modena e Forlì-Cesena (-13,3% a/a, -10,6% e -9,8% nell’ordine), che si sono confermate le più deboli, seguite da Ravenna e Rimini (-8,8% e -8,3%). Reggio Emilia e Ferrara hanno mostrato un calo più moderato (-3,5% a/a e -4,6%).

    Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici che, trainato dai mutui e dal credito al consumo, anche a marzo 2019 ha visto un ulteriore rafforzamento della dinamica a +3,0% a/a in Emilia-Romagna. In particolare, i prestiti per acquisto abitazioni hanno accelerato leggermente a +2,6% a/a, rispetto al ritmo medio del 2,1% nel 2018. L’andamento è sostenuto dalla crescita delle erogazioni di mutui residenziali, rimasta a due cifre in Regione anche nel 1° trimestre 2019, pari a +17,7% a/a, una dinamica superiore alla media nazionale, che ha subito un forte rallentamento a +1,2%. L’andamento delle erogazioni di mutui è coerente con la crescita delle compravendite di immobili residenziali, pari a +11,4% a/a in Emilia-Romagna nel 1° trimestre 2019, più forte del sistema nazionale (+8,8% a/a). Gli stock di mutui sono cresciuti in tutte le province, addirittura del 4,1% a/a a Bologna che resta la più dinamica, seguita a distanza, ancora una volta, da Forlì-Cesena e Modena col +2,6%. Una solida dinamica, ancorché più moderata, è evidente per Piacenza e Parma (+2,3% a/a). Reggio-Emilia (+1,6%), Ravenna e Rimini (entrambe col +1,4%) confermano una crescita dello stock di mutui più contenuta. Ferrara consolida il recupero emerso a fine 2018, col +1,7%.

    Nei primi mesi del 2019 si sono consolidati i risultati conseguiti nel 2018 nella riduzione dei rischi del sistema bancario dell’Emilia-Romagna. Nel 1° trimestre, il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è stabilizzato sull’1,9% (annualizzato) raggiunto nell’ultimo quarto del 2018, il valore più basso da metà 2009 e chiaramente sotto la media nazionale. Dal lato dello stock di sofferenze, sono state realizzate ulteriori riduzioni. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a marzo 2019 all’8,6% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, livello confermato ad aprile, con un calo di 0,9 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,4% a marzo e aprile).

     

    «I numeri dell’economia regionale  – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari confermano i timori sul rallentamento della crescita che avevamo già evidenziato l’anno scorso. I primi mesi del 2019 sono caratterizzati da un peggioramento del clima di fiducia, su cui influiscono negativamente, oltre alle debolezze strutturali del Paese, la campagna elettorale permanente e una lettura dei fenomeni economici condizionata dal continuo scontro politico. In questa fase occorre dare certezze all’economia e alle imprese. Dal Governo ci aspettiamo in tempi rapidi politiche industriali che puntino a far ripartire gli investimenti pubblici e privati e costruire una visione di medio e lungo periodo per la crescita del Paese».  

    Secondo il Centro Studi Confindustria le condizioni dell’economia italiana restano deboli: la produzione industriale ha un andamento negativo, i consumi interni non accelerano, l’export cresce a ritmi più bassi, gli investimenti risultano in flessione soprattutto in ragione di aspettative e fiducia in peggioramento.

    La perdita di slancio del commercio internazionale si ripercuote sulle esportazioni dell’Italia e dell’Emilia-Romagna, che ancora tengono ma che, insieme ad un andamento della domanda interna molto debole, fanno aumentare il rischio di un ulteriormente rallentamento.

    «Per l’Emilia-Romagna – conclude il Presidente di Confindustria regionale Ferrari − prevediamo certamente una tenuta migliore rispetto alla media del Paese, anche se la forte esposizione ai mercati internazionali e il peso che l’export ha sulla crescita regionale non consentono di abbassare la guardia».