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Categoria: Economia

  • TRAIETTORIA 2030 >  LE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO: LE RETI INTERNAZIONALI

    TRAIETTORIA 2030 > LE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO: LE RETI INTERNAZIONALI

     

    Bologna, 27 dicembre 2019.    Export e internazionalizzazione sono un fattore vincente per l’Emilia-Romagna:  oltre 22 mila imprese esportano, pari al 10% a livello nazionale, con un valore medio di export superiore alla Lombardia e al Veneto.

    Le reti internazionali, insieme a capitale umano, imprese e innovazione, benessere economico e qualità della vita, rappresentano le priorità individuate dal progetto TRAIETTORIA 2030.

    Il progetto, promosso da Confindustria Emilia-Romagna insieme a tutte le Associazioni Industriali della regione, Ance Emilia-Romagna e Confindustria Ceramica e con la collaborazione scientifica di Prometeia, definisce le priorità strategiche nel medio e lungo termine per rendere l’Emilia-Romagna una regione sempre più competitiva.

    «La nostra regione  −  dichiara il Vice Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Alessandro Curti  −  presenta diversi punti di forza sul piano delle reti internazionali.  È nella top ten delle regioni europee per dimensione dell’export e la terza tra le principali aree manufatturiere quanto a performance negli ultimi cinque anni. Quasi cinquemila nostre imprese detengono partecipazioni all’estero, mentre circa mille sono partecipate da aziende estere.  I quattro principali settori produttivi (meccanica, moda, agroalimentare, auto e moto) rappresentano il 60% dell’export regionale.»

    Ci sono anche alcune aree su cui è necessario porre l’attenzione«Solo il 5% del totale delle imprese emiliano-romagnole  − sottolinea il Vice Presidente Curti −   esporta direttamente.  Le esportazioni sono molto concentrate dal punto di vista geografico, specie in Germania, Francia e USA, mentre il ruolo della Cina  e degli altri nuovi mercati  è minore rispetto alle regioni europee avanzate oggetto dell’analisi.  Il numero di imprese estere partecipate da aziende dell’Emilia-Romagna è inferiore rispetto al Veneto e della Lombardia»

    Per questo e per gli altri temi il sistema regionale Confindustria sta definendo una serie di proposte di intervento che saranno presentate ai candidati alle elezioni regionali del 26 gennaio 2020.

     

    In allegato i dati completi. Al link   https://www.confind.emr.it/reti-internazionali il video e i materiali di approfondimento

     

  • TRAIETTORIA 2030 > LE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO: IMPRESE E INNOVAZIONE

    TRAIETTORIA 2030 > LE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO: IMPRESE E INNOVAZIONE

     

    Bologna, 19 dicembre 2019.    Da qui al 2030 l’Emilia-Romagna ha importanti sfide da affrontare per essere una regione sempre più attrattiva e competitiva.

    Capitale umano, imprese e innovazione, reti internazionali, benessere economico e qualità della vita sono le priorità su cui si concentra il progetto TRAIETTORIA 2030 > Lo sviluppo dell’Emilia-Romagna lanciato in vista delle prossime elezioni da Confindustria Emilia-Romagna insieme a tutte le Associazioni Industriali della regione, Ance Emilia-Romagna e Confindustria Ceramica.

    «Di particolare rilievo −  afferma il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari − è il tema imprese e innovazione,  per il quale la nostra situazione è nettamente superiore alla media italiana. L’Emilia-Romagna è leader in Italia per spesa in ricerca e innovazione, a cui dedica il 2% del PIL contro la media nazionale dell’1,3%, con un contributo dominante delle imprese, pari al 76%, rispetto ad Università ed istituzioni pubbliche.  Siamo la seconda regione quanto a brevetti industriali e il 15% dei brevetti 4.0 a livello nazionale appartiene ad imprese emiliano-romagnole (siamo secondi solo alla Lombardia). Siamo la quarta regione per fatturato del sistema delle imprese a livello nazionale (9,5%). Le nostre aziende hanno una forte resilienza, con un’età media di 25 anni, superiore ai benchmark italiani.»

    Ci sono anche alcune aree su cui è necessario porre l’attenzione per mettere le basi di un ulteriore sviluppo futuro della regione.  «In Emilia-Romagna − sottolinea il Presidente Ferrari −   convivono imprese in forte crescita (31% del totale), con molte altre (24%) che hanno visto contrarsi l’attività nel triennio 2015-2017.  Inoltre, l’attività brevettuale risulta poco dinamica in alcune aree tecnologiche strategiche come quelle legate all’lIT e alla comunicazione digitale.»

    Se poi allarghiamo l’orizzonte alla sfera europea, la prospettiva cambia e la spesa in ricerca e innovazione, pur prima in Italia, resta inferiore a quella delle regioni europee più competitive (4,9% Baden-Württemberg, 2,9% Rhône-Alpes, 2,9% Ile-de-France).

    Per questo e per gli altri temi il sistema regionale Confindustria sta definendo una serie di proposte di intervento che saranno presentate ai candidati alle elezioni regionali nel gennaio 2020, partendo dall’analisi dei dati e degli indicatori.

     

    LlNK AL VIDEO IMPRESE E INNOVAZIONE

     

     

  • DECRETO FISCALE – DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

    DECRETO FISCALE – DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

     

    DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI DELLE CONFINDUSTRIE EMILIA-ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO

    IL DECRETO FISCALE METTE A RISCHIO L’ATTIVITÀ D’IMPRESA E GLI INVESTIMENTI

     

    12 dicembre 2019   −   Marco Bonometti, Enrico Carraro, Pietro Ferrari e Fabio Ravanelli, rispettivamente Presidenti delle Confindustrie Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, sentono la necessità di esprimere la forte preoccupazione di tutti gli imprenditori delle quattro regioni sul decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio.

    Come richiamato dal Presidente della Repubblica, sono per noi punti irrinunciabili il contrasto all’evasione fiscale e la salvaguardia delle imprese sane che tutti i giorni si confrontano sui mercati nel rispetto delle norme.

    Le misure del decreto rischiano di mettere fortemente a repentaglio l’esercizio dell’attività di impresa, generano forte incertezza nell’attività d’azienda sotto il profilo giuridico e allontanano qualsiasi nuovo investimento nel Paese.

    L’introduzione dell’ipotesi di confisca allargata − strumento pensato per combattere la criminalità organizzata, applicabile anche nel caso di un ordinario controllo fiscale − porterebbe, senza alcuna sentenza neppure di primo grado, al blocco dei conti correnti aziendali e dunque al blocco sine die delle attività ordinarie delle imprese, dal pagamento degli stipendi ai fornitori.

    Nei principali provvedimenti approvati dall’inizio della legislatura − dal decreto dignità alle norme sulle crisi d’impresa e alle ultime leggi finanziarie, sino al decreto fiscale in discussione in questi giorni − emerge un approccio che alimenta le divisioni tra componenti della società civile, come se tra cittadini ed imprese vi fosse una separazione ideologica nei comportamenti e nei valori.

    Il clima di criminalizzazione delle imprese, come sottolineato più volte dal Presidente di Confindustria Boccia, non è utile al contrasto dell’evasione e rischia solo di avere effetti negativi sulle attività economiche e sul lavoro.

    Infatti, se si collega questa ipotesi legislativa con l’entrata in vigore al 1° gennaio 2020 delle nuove norme già approvate sulla prescrizione, emerge il rischio che le attività produttive restino sospese per tempi lunghissimi, a causa dei ben noti tempi della giustizia, con danni irreparabili anche nei casi in cui venga accertata la non colpevolezza.

    Da questo quadro complessivo emerge un approccio anti impresa, fondato sulla presunzione di colpevolezza e con un anticipo delle misure sanzionatorie che appaiono in evidente contrasto con la presunzione di innocenza, con i tempi ragionevoli del processo e con la libertà di impresa.

    Siamo convinti che la crescita economica, la piena occupazione, il benessere delle persone e il sistema di welfare siano valori comuni e centrali per una società moderna di un Paese industriale fondatore dell’Unione europea.

    Abbiamo bisogno di una vera unità di intenti tra mondo dell’impresa, mondo del lavoro e Istituzioni per perseguire insieme l’idea di un Paese migliore, sostenibile e più giusto.

     

     

  • UPIDEA: CHIUSA LA CALL PER PRESENTARE IDEE D’IMPRESA INNOVATIVE

    UPIDEA: CHIUSA LA CALL PER PRESENTARE IDEE D’IMPRESA INNOVATIVE

     

    Tutte le info: www.upidea.it 

     

    Fino al 22 novembre è stata aperta Upidea!, la call per presentare idee di impresa innovative. Quinta edizione per il programma di accelerazione per nuove imprese per sostenere l’innovazione del tessuto produttivo

    Si tratta della quinta edizione di Upidea! Startup program – Call for innovation organizzata dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna con il coordinamento di Unindustria Reggio Emilia, il contributo di uno dei più importanti acceleratori italiani LUISS ENLABS, del suo fondo di venture capitalist LVenture Group, e la collaborazione dei principali incubatori dell’Emilia-Romagna.

    Il programma cresce ancora grazie al coinvolgimento, da quest’anno, dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto, che permette così di estendere fino a 17.500 il potenziale di aziend che le startup selezionate avranno l’opportunità di incontrare per avviare possibili collaborazioni.

    La nuova edizione punta ancora di più sull’Open Innovation per connettere startup e imprese leader in uno degli ecosistemi manifatturieri più importanti d’Europa. Grazie al sostegno a nuove imprese è possibile innovare anche le aziende del territorio.

     

    Che cosa offre Upidea!

    Upidea offre un programma di accelerazione di 6 mesi (gennaio – giugno 2020), nel corso del quale le startup selezionate seguono un percorso di formazione e assistenza costante per concretizzare l’idea d’impresa, sviluppare e testare il proprio prodotto, grazie alla collaborazione di partner tecnici, laboratori e aziende del territorio, e lanciarlo sul mercato. La crescita delle startup in questi mesi è finalizzata alla preparazione in vista dell’Investor Day, l’evento pubblico in cui i team presentano i progressi fatti a investitori, business angels e imprenditori del sistema Confindustria.

    Il valore del programma è dunque dato dall’impegno dei promotori e dei sostenitori: i Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna con le territoriali Confindustria Emilia Area Centro, Confindustria Forlì-CesenaConfindustria RomagnaUnione Parmense degli Industriali e Unindustria Reggio Emilia, che ha ideato il progetto nel 2015, mantenendone il coordinamento organizzativo.

    Il percorso di accelerazione, realizzato con esperti di LUISS ENLABS, si svolgerà negli spazi del Tecnopolo di Reggio Emilia, grazie alla collaborazione di Fondazione REI, ma partecipano al progetto anche gli incubatori territoriali: Almacube (Bologna), Cesenalab (Forlì-Cesena), Fondazione Democenter Sipe (Modena), Inlab (Piacenza), Nuove Idee Nuove Imprese (Rimini), RomagnaTech (Forlì-Cesena), TIMWCAP (Bologna) e SIPRO (Ferrara); quest’ultimo si aggiunge quest’anno, completando così la copertura regionale anche dal punto di vista degli operatori dell’innovazione.

    Tutte queste realtà parteciperanno con propri rappresentanti ed esperti alle fasi di selezione dando supporto alle startup selezionate nei territori.

    Confermano il proprio impegno anche Eurach Research, centro di ricerca che muove dalla conoscenza e dalle esigenze del territorio montano, e Réseau Entreprendre Emilia-Romagna, la rete di leader d’impresa volontari che affiancano gli imprenditori aiutandoli a raggiugere il successo nella creazione, nella ripresa o nella crescita di impresa. Grazie alla loro competenza al termine del percorso di accelerazione verranno assegnate due menzioni speciali: “Appidea!”, al miglior progetto dedicato alla promozione dell’area appenninica, e “Social Sustainability”, al miglior progetto a vocazione sociale.

    Come Gruppo Giovani e come Unindustria Reggio Emilia – afferma Marco Righi, presidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia – siamo orgogliosi dei risultati ottenuti da Upidea in questi anni e della crescita che il programma ha raggiunto, grazie al nostro impegno e a quello dei colleghi Giovani Imprenditori dell’Emilia-Romagna. In questi anni possiamo ritenere di aver dato un contributo al rinnovamento del sistema produttivo.

    Fino ad oggi hanno partecipato oltre 300 startup, 50 sono state accelerate e incubate a Reggio Emilia e 5 di queste sono state scelte da LUISS ENLABS per il proprio programma di accelerazione ricevendo poi importanti investimenti da Fondi di Venture Capital, 2 startup sono state acquisite da corporate del territorio e 6 hanno ricevuto investimenti da parte di imprenditori associati. “Possiamo dire – aggiunge Righi – di aver stimolato la raccolta di circa 2,5 nilioni di euro e avviato due compagne di finanziamento grazie al crowdfunding. Ma soprattutto le startup selezionate e accelerate sono entrate a far parte delle nostre associazioni territoriali e hanno iniziato a collaborare con le nostre imprese associate come fornitori, partner, clienti e sviluppando progetti di open innovation”.

    “Il valore aggiunto che come Giovani imprenditori di Confindustria possiamo apportare all’ecosistema delle startup e dell’innovazione – aggiunge il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna Kevin Bravi  – sono  le competenze e le risorse delle nostre imprese associate che operano con successo in tutti i principali settori produttivi, e nello stesso tempo hanno necessità di innovare il proprio business aprendosi alle nuove realtà imprenditoriali rappresentate dalle startup. Anche quest’anno il progetto avrà carattere regionale: questo è per noi motivo di grande soddisfazione”.

    “Si conferma il trend di costante crescita del progetto – sottolinea il vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna Vittorio Cavani  La partnership con i Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto e il riconoscimento avuto dal Comitato Nazionale Nuove Imprese per l’edizione che si sta avviando, infatti, testimoniano inequivocabilmente lo sviluppo di Upidea. Abbiamo lavorato e lavoriamo costantemente affinché il nostro programma di accelerazione diventi un’opportunità sempre più attrattiva per le startup.”

     

    Sito www.upidea.it.

    Informazioni e contatti: tel. 0522.409711 info@upidea.it

     

    presentazione UPIDEA

    “Il

  • INVESTIMENTI ESTERI: INTESA TRA CONFINDUSTRIA, REGIONE EMILIA ROMAGNA E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

    INVESTIMENTI ESTERI: INTESA TRA CONFINDUSTRIA, REGIONE EMILIA ROMAGNA E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

     

    INVESTIMENTI ESTERI: INTESA TRA CONFINDUSTRIA, REGIONE EMILIA ROMAGNA E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

    Firmato il Protocollo per trattenere e attrarre investimenti esteri sul territorio

     

    Roma, 21 novembre 2019 – Gli investimenti esteri come fattore strategico per la crescita economica e occupazionale del territorio. Per trattenere le grandi imprese estere già presenti in Italia e agevolare l’insediamento di nuove, è stato firmato oggi presso la sede di Confindustria Emilia Romagna il Protocollo d’intesa per il consolidamento e l’attrazione degli investimenti esteri dalla vicepresidente per l’internazionalizzazione e presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria Licia Mattioli, dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dal presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari.

    Il Protocollo si inserisce all’interno del Progetto Retention voluto dall’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria e segue quelli analoghi già sottoscritti con la Regione Toscana nel gennaio di quest’anno e con la Regione Lazio lo scorso mese di settembre. L’obiettivo è promuovere la creazione di una funzione di customer care presso la Regione a disposizione degli investitori esteri sul territorio, che contribuisca concretamente alla retention degli stessi, supportando il mantenimento e l’espansione degli investimenti delle imprese estere come partner indispensabili per lo sviluppo dell’economia.

    “Un dialogo costruttivo e continuo tra Confindustria, imprese estere e Regioni è l’unica soluzione per garantire le condizioni necessarie allo sviluppo degli investitori in Italia, facendoli diventare rappresentanti dell’attrattività del nostro Paese”, ha detto la vicepresidente per l’internazionalizzazione di Confindustria Licia Mattioli. “Le multinazionali in Italia impiegano mano d’opera e talenti italiani, sono guidate da manager italiani, valorizzano filiere di qualità che tutto il mondo ci invidia, alimentando un rapporto virtuoso con le imprese della filiera, favorendone la competitività e l’internazionalizzazione, come in Emilia-Romagna”.

    “Le oltre 1.000 imprese estere presenti in Emilia-Romagna, che garantiscono 100.000 posti di lavoro, hanno dato un contributo eccezionale allo sviluppo economico e sociale della regione”, ha dichiarato il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.  “Sono imprese che investono in R&S, che collaborano con le nostre università e sostengono i progetti della Rete regionale Alta Tecnologia. Sono molto ben integrate nelle filiere locali e generano un importante indotto, garantendo un basso impatto ambientale delle loro produzioni. Continueremo con la strategia di attrazione selettiva di investimenti diretti esteri finalizzata all’espansione della capacità manifatturiera della regione, con particolare riferimento ai settori più innovativi e all’industria 4.0”.

    “Per consolidare ed accrescere gli investimenti già in essere”, ha aggiunto il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari, “è indispensabile un dialogo costante e costruttivo con le multinazionali presenti sul territorio. Gli interventi per l’attrattività internazionale devono diventare strutturali: servono scelte stabili e continuative di politica industriale, sia regionale sia soprattutto nazionale, per dare un orizzonte temporale di medio-lungo periodo alle imprese che vogliono investire”.

    “Il successo di un distretto industriale passa per il proficuo e regolare confronto tra le imprese estere presenti sul territorio, le rappresentanze di Confindustria e le funzioni regionali che si occupano di programmazione e sviluppo”, ha aggiunto Eugenio Sidoli, presidente di Philip Morris Italia e Coordinatore dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria. “Saper dialogare anticipa le crisi e coglie per tempo nuove opportunità di investimento. Questo Protocollo d’Intesa è quindi uno strumento per fidelizzare chi ha già creduto nel Paese, perché si senta cittadino in Emilia-Romagna e diventi ambasciatore dell’Italia nel mondo”.

    L’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) è un gruppo tecnico previsto dallo statuto di Confindustria che si pone l’obiettivo di favorire la promozione del Paese come destinazione di business e la retention delle multinazionali già presenti, attraendo investimenti esteri ad alto valore aggiunto e promuovendo la competitività e la condivisione delle business practice sostenibili a favore della crescita economica del Paese. Nel Board siedono attualmente 28 figure apicali di alcune tra le più importanti multinazionali estere con sede in Italia, che impiegano circa 83.000 persone, per un fatturato di oltre 41 miliardi di euro nel nostro Paese.

    All’incontro di presentazione del protocollo, che si è svolto a Bologna il 21 novembre, sono intervenuti:

    Pietro Ferrari,  Presidente Confindustria Emilia-Romagna
    Eugenio Sidoli, Presidente Philip Morris Italia e Coordinatore Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria
    Palma Costi, Assessore Attività produttive Regione Emilia-Romagna
    Valter Caiumi, Presidente Confindustria Emilia Centro
    Leonardo Salcerini, Amministratore delegato Toyota Material Handling Italia
    Michele Tomasicchio, Amministratore Delegato Procter & Gamble Italia
    Umberto Tossini, Chief Human Capital Officer Automobili Lamborghini S.p.A.
    Licia Mattioli, Vice Presidente Confindustria
    Stefano Bonaccini,  Presidente Regione Emilia-Romagna

     

    Per informazioni: 
    comunicazione@confind.emr.it, tel. 051 3399950

     

  • INVESTIMENTI EMILIA-ROMAGNA: LE IMPRESE CONTINUANO AD INVESTIRE

    INVESTIMENTI EMILIA-ROMAGNA: LE IMPRESE CONTINUANO AD INVESTIRE

     

    L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni e Unioni Industriali della regione, consente di fare il punto sulle scelte di investimento realizzate l’anno scorso, sugli investimenti per il 2019  e sui principali fattori che ne ostacolano la realizzazione.

    L’indagine, giunta alla ventesima edizione, si è avvalsa quest’anno del contributo scientifico di Prometeia e ha visto il coinvolgimento di circa 600 imprese appartenenti al settore manifatturiero, con un fatturato complessivo intorno ai 20 miliardi di euro e un totale di oltre 63.000 addetti.

    La propensione ad investire delle imprese della nostra regione è alta: il 92,3% delle imprese ha realizzato investimenti nel 2018 e il 92% prevede investimenti per l’anno in corso, a livelli vicini al massimo storico.

    «Gli investimenti −  dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari −   hanno un ruolo essenziale per la crescita del sistema industriale, l’espansione economica e lo sviluppo del Paese. L’aumento della concorrenza internazionale, il ridimensionamento della domanda interna, le nuove tecnologie hanno imposto alle aziende il ricorso a strategie aziendali di sviluppo più evolute per restare sul mercato. Ogni impresa ha una propria strada e un proprio approccio, ma oggi investire, innovare e internazionalizzarsi sono scelte indispensabili.

    La politica industriale −  prosegue il Presidente Ferrari −  è fondamentale per mettere le imprese in condizioni di competere in un quadro sempre più complesso. Servono una visione chiara di medio lungo periodo, priorità precise, risorse certe e strumenti continuativi. In un contesto in cui il traino dell’export non è sufficiente a garantire solidità alla crescita, anche per la forte variabilità del commercio mondiale, una forte spinta e accelerazione agli investimenti pubblici e privati può favorire il rilancio della domanda interna, la crescita della produttività, dell’occupazione, dei redditi delle famiglie».

    Nell’ultimo decennio, dal 2007 al 2018, le imprese dell’Emilia-Romagna hanno registrato una crescita a ritmi sensibilmente più dinamici rispetto alla media del Paese. Il fatturato è cresciuto a tassi tre volte superiori rispetto alla media nazionale: +2,8% medio annuo contro 0,9% nazionale. 

    La propensione ad investire è strutturalmente più elevata, con un divario che si è accentuato negli ultimi anni): la quota di investimenti sul valore della produzione è del 6,6% in Emilia-Romagna nel 2018, superiore rispetto a quella che caratterizza le imprese sul territorio nazionale (6% nel 2018), con un divario che si è ampliato dal 2016 ad oggi.

    La capacità di autofinanziamento è più alta della media nazionale: nell’ultimo biennio 2016-18 il cash flow delle imprese dell’Emilia-Romagna sulla produzione è pari al 7,7%, contro il 6,8 della media italiana. Anche la redditività industriale è superiore: nel biennio le aziende della regione registrano una redditività media del 9,9%, a fronte della media nazionale del 7,5%.

    Le aziende emiliano-romagnole si mostrano reattive all’andamento del ciclo economico e agli incentivi, confermando scelte di investimento orientate prevalentemente su aspetti di natura produttiva e organizzativa/gestionale. Nel 2018 il 60% delle imprese ha effettuato investimenti in formazione,  il 54,6 in ICT, il 53,3 in ricerca e sviluppo e il 53,3 in linee di produzione.

    Rispetto al pre-crisi emerge un’evoluzione delle strategie di investimento verso una maggiore complessità, che si traduce in un incremento della diversificazione degli ambiti di investimento. Tutte le classi dimensionali hanno diversificato gli investimenti, ed è rilevante che nell’ultimo decennio la percentuale di piccole imprese che investono in un solo ambito si sia ridotta dal 42 al 17%.

    L’indagine rileva una maggiore propensione all’investimento rispetto al passato da parte delle piccole imprese, dovuta alla necessità di rafforzare il posizionamento competitivo per restare sul mercato.

    Per quanto riguarda gli ostacoli alle decisioni di investimento, sono tre gli aspetti di particolare importanza. La burocrazia torna ad essere il principale ostacolo ad investire, segnalato dal 33,1% delle imprese.  Questo fattore critico è continuato ad aumentare negli anni ed è particolarmente sentito dalle imprese con elevata propensione ad investire, attive principalmente in settori a forte regolamentazione, quali alimentare e costruzioni.

    Tra i fattori congiunturali, la domanda attesa è il vincolo più stringente segnalato dal 31,1% degli imprenditori. L’incertezza e la volatilità del quadro economico riattivano la cautela degli imprenditori nell’avvio di nuovi piani di investimento. Il peggioramento delle aspettative sulla domanda è sentito soprattutto dalle piccole e medie imprese, caratterizzate da ritmi di crescita e condizioni di redditività inferiori rispetto alla media delle imprese regionali.

    Il terzo fattore di ostacolo in ordine di rilevanza è legato alla criticità nel reperire risorse umane, segnalato dal 27,1% delle imprese. Particolarmente coinvolte sono le aziende del settore della meccanica e dell’elettrotecnica, che ricercano figure specializzate.

    Dall’indagine emerge infine l’identikit dei forti investitori, ovvero il gruppo di imprese che hanno investito nei primi quattro ambiti relativi a ricerca e sviluppo, formazione, ICT e linee di produzione). 

    A questo proposito Alessandra Benedini, Senior Specialist di Prometeia, segnala che dall’analisi emerge come «i forti investitori siano in prevalenza – anche se non unicamente – aziende di dimensioni grandi e medio grandi, caratterizzate da una capacità innovativa molto superiore alla media regionale e un buon livello di managerializzazione. Questi elementi hanno consentito a questo nucleo forte di imprese di conseguire negli ultimi anni buoni risultati di crescita e redditività, grazie anche alle positive performance registrate sui mercati internazionali, presidiati stabilmente con succursali, come testimoniato dall’elevata quota di fatturato realizzata all’estero».

     

     

  • ECONOMIA EMILIA-ROMAGNA. AGGIORNAMENTO DELLA BANCA D’ITALIA 12 novembre 2019

    ECONOMIA EMILIA-ROMAGNA. AGGIORNAMENTO DELLA BANCA D’ITALIA 12 novembre 2019

     

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    Nel primo semestre del 2019 l’economia regionale ha rallentato, confermando i segnali di indebolimento emersi nella seconda metà dell’anno precedente.

    Nell’industria in senso stretto l’attività economica ha ristagnato. La produzione si è ridotta per le piccole e medie imprese, a fronte di un’espansione per quelle più grandi, che hanno beneficiato della buona dinamica dell’export; nel settore si è indebolita l’accumulazione di capitale. Nelle costruzioni la crescita si è arrestata dopo due anni di espansione. L’attività nei servizi è complessivamente aumentata, anche se in misura contenuta e con rilevanti differenze fra i comparti.

    Le condizioni sul mercato del lavoro sono rimaste positive. L’occupazione è aumentata e il tasso di disoccupazione è diminuito; tuttavia, secondo i dati amministrativi, la creazione di posizioni lavorative alle dipendenze ha rallentato. In base ai dati del sondaggio della Banca d’Italia, nei primi nove mesi di quest’anno le ore lavorate sarebbero risultate stabili.

    I finanziamenti alle imprese sono diminuiti, in connessione con il rallentamento dell’attività e con un atteggiamento più prudente assunto dalle banche, in prevalenza verso le imprese finanziariamente meno solide. I prestiti alle famiglie sono invece aumentati. La rischiosità del credito è rimasta contenuta attestandosi su livelli simili a quelli antecedenti la crisi finanziaria del 2008. I depositi bancari delle famiglie e delle imprese sono ulteriormente cresciuti; per queste ultime, l’andamento riflette sia livelli di redditività nel complesso soddisfacenti sia una ridotta propensione all’accumulazione di capitale.

    Le prospettive a breve termine sono incerte. In base ai risultati del sondaggio della Banca d’Italia, per i prossimi sei mesi prevalgono attese di stabilizzazione dell’attività economica sui livelli attuali. Restano tuttavia rilevanti i rischi al ribasso connessi con il dispiegarsi degli effetti delle tensioni commerciali sui mercati internazionali e del rallentamento dell’economia tedesca, primo mercato estero della regione.

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: RALLENTA LA CRESCITA DELL’ECONOMIA REGIONALE

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: RALLENTA LA CRESCITA DELL’ECONOMIA REGIONALE

     

    Unioncamere Emilia-Romagna: La nostra regione si conferma la locomotiva d’Italia. Nonostante il rallentamento congiunturale, le imprese continuano a creare ricchezza e nuova occupazione. Dai mercati esteri arrivano però segnali di allarme

    Intesa Sanpaolo: In conseguenza della stagnazione dell’economia, il credito alle imprese industriali si è fermato e i prestiti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari sono tornati a ridursi. Lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici per acquisto abitazioni continua a registrare una crescita robusta

    Confindustria Emilia-Romagna: Rallenta la crescita dell’Emilia-Romagna in un quadro nazionale di sostanziale stagnazione. Il clima di fiducia degli imprenditori si raffredda. Le priorità per stimolare l’economia: sblocco degli investimenti, riduzione del cuneo fiscale, piano strutturale per la sostenibilità

     

    I numeri fotografano un’economia dell’Emilia-Romagna che continua a conseguire risultati positivi – in particolare per esportazioni e occupazione – ma vi sono altri elementi che testimoniano come il quadro di incertezza che caratterizza lo scenario internazionale stia producendo effetti negativi anche nella nostra regione.

    è il quadro di sintesi che si evidenzia nell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è sceso dello 0,8 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018, confermando la tendenza negativa del trimestre precedente (-0,7 per cento).

    Con una perdita più marcata rispetto alla produzione, è il fatturato, ridottosi dell’1,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018. Con una flessione dello 0,1 per cento, il fatturato estero ha  peraltro decisamente contenuto la correzione.

    Al rallentamento della dinamica di fatturato e produzione si è associata la conferma di una più pesante tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subito una flessione tendenziale dell’1,7 per cento. Si tratta di un segnale prospettico che fa riflettere.

    Anche i soli ordini pervenuti dall’estero hanno subìto una flessione tendenziale dello 0,6 per cento, più contenuta di quella del complesso degli ordinativi.

    Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,5 per cento, un dato inferiore rispetto al livello del 78,1 per cento riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente.

    A livello settoriale, la crescita procede bene per l’industria alimentare che ha registrato un aumento della produzione dell’1,7 per cento e del fatturato dell’1,8 per cento (grazie anche al potente apporto del mercato estero, +4,0 per cento).  A livelli più contenuti per l’industria del legno e del mobile, dove l’inciampo del fatturato (-0,3 per cento), appesantito dall’inversione di tendenza della componente estera (-2,0 per cento), non ha impedito una ripresa della produzione (+1,0 per cento).

    Il passo indietro è evidente per l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto che ha subìto una flessione del fatturato del 2,0 per cento, nonostante un minore arretramento dalla componente estera (-0,7 per cento). La produzione si è ridotta dell’1,4 per cento.

    Si consolida la tendenza negativa anche per l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche: qui il fatturato complessivo si è ridotto del 2,3 per cento, nonostante la migliore tenuta di quello estero (-0,9 per cento) e la produzione ha seguito lo stesso andamento (-2,2 per cento).

    E’ pesante la flessione per il sistema moda che attraversa la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati. La riduzione del fatturato complessivo (-3,6 per cento) e in misura analoga di quello estero (-3,8 per cento), si è accompagnata alla produzione (-2,1 per cento).

    L’evoluzione congiunturale del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica e gomma, ceramica e vetro) ha messo in luce un lievissimo aumento di produzione (0,2 per cento), fatturato complessivo (0,4 per cento) e ordini (0,1 per cento), con forte incidenza della componente estera.

    Riguardo alla dimensione d’impresa, nel secondo trimestre 2019 la flessione è stata generalizzata, ma l’andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della struttura aziendale.

    In particolare, la produzione è scesa di più (-2,6 per cento) per le imprese minori, poi per le piccole imprese (-0,7 per cento) e  infine per le imprese medio-grandi (-0,3 per cento).

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto regionale a fine giugno risultavano 44.577 (pari all’11,1 per cento del totale), con una diminuzione corrispondente a 533 imprese (-1,2 per cento) rispetto all’anno precedente, quando peraltro per la prima volta dal 2012 la variazione negativa si era ridotta al di sotto dell’1 per cento.

    Riguardo alla forma giuridica, sostanzialmente sono aumentate solo le società di capitale (+1,7 per cento, +281 unità), giunte a rappresentare il 38,5 per cento delle imprese attive dell’industria, grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata che ha invece determinato un effetto negativo sulle società di persone, (-439 unità, -4,6 per cento).

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha chiuso il secondo trimestre nuovamente in aumento, giungendo quasi a quota 562 mila unità, con una crescita dell’1,3 per cento, pari a poco più di 7 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. La variazione ha trascinato l’andamento dell’occupazione complessiva in regione negli ultimi dodici mesi (+2,1 per cento, +41 mila unità) ed è andata ben oltre la tendenza positiva dell’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale (+1,1 per cento).

    Ancora in base ai dati Istat relativi al commercio estero regionale, che prendono in considerazione le esportazioni effettuate da tutte le imprese che svolgono le operazioni doganali in regione, e quindi tracciano un quadro leggermente rispetto all’indagine congiunturale, nel primo semestre del 2019 si evidenzia un lieve rallentamento delle vendite all’estero.

    Le esportazioni di prodotti dell’industria manifatturiera hanno fatto segnare un significativo aumento (+5,0 per cento), e sono risultate pari a quasi 32.169 milioni di euro.

    L’andamento regionale appare migliore rispetto al complesso della manifattura italiana, dove l’incremento è stato molto più contenuto (+2,7 per cento).

    Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori considerati. Eccezionale l’aumento delle vendite estere dell’altra manifattura (+58,7 per cento), e in seconda battuta dell’industria dei mezzi di trasporto (10,4 per cento). Più staccati per risultato, metallurgia e prodotti in metallo (+7,0 per cento), chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+4,6 per cento), industria alimentare e bevande (+4,4 per cento), moda (+3,8 per cento). L’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature non è andata oltre una crescita delle esportazioni dell’1,2 per cento.  Sostanzialmente fermo l’export delle industrie della ceramica e vetro, mentre arretrano le esportazioni dell’industria delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (-1,2 per cento) e dell’industria del legno e del mobile (-2,4 per cento).

    Per quanto riguarda le destinazioni, l’Europa si conferma come mercato fondamentale per l’export regionale. Le vendite sui mercati europei sono risultate pari al 65,5 per cento del totale, con un moderato aumento del 3,2 per cento. Le esportazioni verso la sola Unione europea (il 58,2 per cento del totale) hanno mostrato nuovamente una tendenza più accentuata (+4,0 per cento).

    Si segnala, nell’area dell’euro, la crescita più contenuta in Germania e Francia (+1,6 per cento), mentre la dinamica è superiore in Spagna (+3,8 per cento). Oltre il perimetro dell’euro, prosegue il successo di vendite nel Regno Unito (+10,9 per cento), anche in anticipazione della Brexit, mentre nei mercati fuori dell’Unione europea, tengono le vendite in Russia (+1,1 per cento), mentre crollano in Turchia (-23,6 per cento).

    La crescita sui mercati americani si è consolidata al 3,2 per cento, sostenuta dagli Stati Uniti (+3,4 per cento) e dal Brasile (+7,4 per cento). L’export regionale si rafforza in Asia (+17,2 per cento), in particolare verso la Cina (+11,8 per cento), con una vera esplosione per il Giappone (+78 per cento). Le vendite in Africa tengono (+1,7 per cento), quelle in Oceania mostrano segno rosso.

    La nostra regione si conferma ancora una volta “la locomotiva del treno Italia” – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi – “treno” che, purtroppo, viaggia più lento rispetto a quelli degli altri Paesi OCSE. Nonostante il perdurare della stagnazione della domanda interna, le nostre imprese continuano a creare ricchezza e nuova occupazione, soprattutto grazie ai mercati esteri. Ma proprio da oltre confine arrivano nuovi segnali di allarme, che, qualora dovessero trovare conferma per quanto riguarda l’entità degli effetti temuti, potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla nostra economia. Mi riferisco ai dazi applicati dagli USA, mercato fino a ora in fortissima crescita per le nostre imprese, e mi riferisco anche alla fase difficile che sta attraversando l’economia tedesca, un’area di sbocco naturale per i nostri prodotti in virtù di solidi rapporti di collaborazione tra aziende regionali e tedesche, e infine alla Brexit, che certamente creerà nuovi problemi nel rapporto con un partner storico e importantissimo per molte nostre filiere».

    A giugno 2019, il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha visto il proseguimento della crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese industriali si sono fermati, coerentemente con la stagnazione dell’economia.

    «Il perdurare di un clima di incertezza a livello internazionale non può non condizionare le decisioni di investimento delle imprese emiliano-romagnole, da sempre orientate ai mercati esteri che ne apprezzano la qualità dei prodotti e la flessibilità della produzione. – sottolinea Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Ciò è ancor più vero se si confronta il dato regionale con quello nazionale. In questo caso le imprese del territorio dimostrano comunque di non voler cedere ad un clima di sfiducia, continuando comunque a mantenere livelli importanti di investimenti. Non a caso, solo nel primo semestre del 2019, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine alle aziende della regione».

    Infatti, nel 1° semestre la dinamica dei prestiti all’industria si è arrestata, dopo sei trimestri di crescita e una rapida frenata del trend positivo emersa nel corso del 2018. Per l’Emilia-Romagna si è passati da un incremento del +2,3% a/a a dicembre 2018, ad appena +0,1% a marzo e giugno 2019 (al netto delle sofferenze), una variazione che resta comunque superiore all’andamento nazionale, tornato in negativo (a -2,4% a/a a giugno da +0,7% a fine 2018). Inoltre, dopo una crescita durata quasi 4 anni fino a gran parte del 2018, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto sono risultati in calo nel corso del semestre, al -5,6% a/a a giugno, anticipando un’analoga evoluzione a livello nazionale (-3,7% a/a a giugno). Il peggioramento del trend dei prestiti per investimenti in macchinari ha interessato quasi tutte le province dell’Emilia Romagna, con l’eccezione di Bologna che ha mostrato una buona resistenza, restando moderatamente in aumento, dell’1,5% a/a a giugno. Bologna conferma la crescita anche per quanto riguarda il complesso dei prestiti all’industria, sempre dell’1,5% a/a a giugno, analogamente a Parma col +1,4%. I prestiti all’industria si mantengono in aumento, addirittura del 7,2% a/a a giugno, anche a Reggio Emilia dove picchi analoghi si erano visti nel 2018. Poco variati risultano i prestiti all’industria a Piacenza e Modena (-0,1% e -0,5% rispettivamente), mentre le altre province sono risultate in calo, particolarmente evidente per Forlì-Cesena e Ferrara (-12,9% e -10,2%), ben più moderato per Rimini e Ravenna (-2,4% e -1,2%).

    Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici per acquisto abitazioni che nel 1° semestre 2019 si è rafforzata leggermente a +2,6% a/a in Emilia-Romagna, confermando quanto già emerso a fine 2018 col +2,5% dopo un +2% medio registrato nel resto dell’anno. Va notato che nel 2° trimestre 2019 i flussi lordi di mutui residenziali, pur mantenendosi su livelli elevati, sono tornati a registrare un calo (del -13% a/a), che fa seguito a quattro trimestri di forte crescita a due cifre. L’andamento è in linea con quello nazionale. Il volume più contenuto delle erogazioni di mutui appare coerente con il rallentamento della crescita delle compravendite di immobili residenziali, che nel 2° trimestre è risultata pari al 4,8% a/a in Regione. Benché più moderata rispetto ai sei trimestri precedenti, in Emilia-Romagna la crescita delle compravendite di case è rimasta robusta e più forte del sistema nazionale (+3,9% a/a nel 2° trimestre). Gli stock di mutui sono aumentati in tutte le province, a partire dalla dinamica massima del 4,4% a/a che spetta ancora una volta a Bologna, addirittura in ulteriore accelerazione nel 1° semestre, rispetto al risultato già brillante di fine 2018 (+3,9% a/a). Le altre province seguono a distanza. Saldamente sopra il 2% risultano Modena, col 2,5%, Forlì-Cesena col 2,3%, Parma col 2,1%. Ferrara conferma di aver superato la fase di debolezza, mostrando una leggera accelerazione a +1,9% a giugno, dall’1,7% di fine 2018. Anche Reggio-Emilia migliora, a +1,8%. Diversamente, Piacenza rallenta dal 2,1% di fine 2018 all’1,6% di giugno. Rimini e Ravenna (+1,2% a/a e 1,1% rispettivamente) confermano una crescita dello stock di mutui più moderata.

    Anche nel 1° semestre 2019 è proseguita la riduzione dei rischi del sistema bancario dell’Emilia-Romagna. Il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è ridotto ulteriormente, a 1,85% nel 2° trimestre, consolidandosi sotto la media nazionale (2,1%). Il tasso di decadimento del credito alle imprese dell’Emilia-Romagna è il più basso da dieci anni. Anche gli stock di sofferenze sono risultati ancora in riduzione. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a luglio 2019 a 8,4% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, in calo di 1,1 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,0% a luglio).

    «La nostra indagine sulle previsioni per la seconda metà del 2019 – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrarievidenzia un raffreddamento del clima di fiducia tra gli imprenditori, lievemente meno marcato rispetto al primo semestre ma ampiamente inferiore al 2018.  Si tratta di un quadro economico in cui le ombre sembrano maggiori delle luci e la crescita è quasi nulla, leggermente migliore per l’Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese, ma del tutto insufficiente per ripartire. Far crescere i redditi, aumentare i consumi, ridare slancio agli investimenti, colmare il gap infrastrutturale, investire in formazione e capitale umano, aumentare gli occupati a partire da donne e giovani sono obiettivi ambiziosi incompatibili con la “crescita zero”».

    Secondo l’analisi semestrale realizzata da Confindustria Emilia-Romagna – che ha coinvolto 428 imprese manifatturiero con 58.451 addetti e 21,4 miliardi di euro di fatturato – il 30,5% degli imprenditori intervistati prevede un aumento della produzione e il 54,1% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +15 punti, in leggera crescita rispetto a quanto registrato ad inizio anno. Migliorano le aspettative sulla domanda totale: il 35,2% delle imprese attende un aumento, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +19 punti (era +10 punti a inizio anno). Stabili i giudizi sugli ordini provenienti dall’estero, attesi in aumento dal 30,3% degli imprenditori, con un saldo ottimisti/pessimisti di +16 (era +15 il semestre scorso). Segnali di arretramento si registrano sul fronte del mercato del lavoro, con il 71,5% degli imprenditori che si aspetta una stazionarietà dell’occupazione e un saldo ottimisti/pessimisti pari a +8 (in calo rispetto a +14 di inizio 2019).

    «La bassa crescita – commenta il Presidente Ferrari – è un problema europeo, non solo italiano, e sta colpendo direttamente anche Paesi come la Germania che sembravano immuni. Le dichiarazioni del Governo sugli obiettivi della manovra, non tutte univoche, delineano alcune linee di lavoro condivisibili. Il punto è come dare corpo a queste ipotesi di lavoro, con quali e quante risorse, con quali priorità rispetto ai tanti obiettivi dichiarati. Occorre avviare un intervento di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro nel medio periodo, dare continuità strutturale alle agevolazioni fiscali previste per gli investimenti a partire da Industria 4.0, avviare finalmente la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche e costruire un Piano strutturale per la sostenibilità e l’economia circolare».

     

  • WORLD MANUFACTURING FORUM –  25-27 SETTEMBRE 2019

    WORLD MANUFACTURING FORUM – 25-27 SETTEMBRE 2019

     

    Dal 25 al 27 settembre si terrà a Cernobbio, sul lago di Como, l’edizione 2019 del World Manufacturing Forum.

    Il World Manufacturing Forum mira a valorizzare e diffondere l’importanza della produzione industriale all’interno del sistema economico globale: scopo primario è, infatti, promuovere l’innovazione e lo sviluppo nel settore manifatturiero, per migliorare la competitività in tutte le nazioni attraverso il dialogo e la cooperazione tra i principali attori del settore.

    Per le imprese e gli imprenditori si tratta di un’opportunità di networking a livello mondiale, una occasione per partecipare al dibattito destinato a incidere sui trend futuri dell’economia reale internazionale.

    Il World Manufacturing Forum è organizzato da Confindustria Lombardia, IMS e Politecnico di Milano, in collaborazione con la Commissione Europea, Regione Lombardia e UNIDO (United Nations Industrial Development Organizations).   Confindustria Emilia-Romagna è partner istituzionale della Fondazione World Manufacturing Forum.

    Questa seconda edizione a Cernobbio – dal 2018 sede stabile della manifestazione, la più importante del settore a livello internazionale – punta in modo specifico sulle “competenze” necessarie al manifatturiero del futuro.

    Tra gli interventi, oltre a quello del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, sono previsti quelli di CEO e manager di grandi gruppi come Dow Chemical o personaggi del calibro di Dov Moran, l’inventore della chiavetta USB; di rappresentanti istituzionali di spicco come Max Lemke della DG Comunicazione e Tecnologie della Commissione Europea o come Li Yong, Direttore Generale dello Sviluppo Industriale all’ONU; ricercatori e studiosi come Bruce Kramer della National Science Foundation o Jun Ni dell’Università del Michigan.

    Tra le principali attività del World Manufacturing Forum c’è la pubblicazione di testi economico/scientifici, a partire dall’annuale “WMF Global Report”.