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Categoria: Economia

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: L’ECONOMIA RISENTE DEL CLIMA DI FIDUCIA IN PEGGIORAMENTO

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: L’ECONOMIA RISENTE DEL CLIMA DI FIDUCIA IN PEGGIORAMENTO

     

    Confindustria Emilia-Romagna:  L’economia regionale comincia a risentire del clima di fiducia in peggioramento. Occorre uscire dalla campagna elettorale permanente e dare certezze all’economia. Dal Governo ci aspettiamo interventi di medio e lungo periodo che puntino alla crescita e a far ripartire gli investimenti pubblici e privati

    Unioncamere Emilia-Romagna:  Si riscontra un rallentamento. È necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere

    Intesa Sanpaolo:  Continua la crescita robusta del credito alle famiglie mentre si fermano i prestiti all’industria e calano i finanziamenti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari, in conseguenza della debolezza del quadro economico

     

    Bologna, 3 luglio 2019 –   Nei primi tre mesi del 2019 emergono segnali di rallentamento per produzione, fatturato e ordini per l’industria manifatturiera. Performance positive per i settori legno e mobile, ancora segno positivo per industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto, stop nell’industria alimentare, flessione per metallurgia e lavorazioni metalliche, rosso per la moda.

    Le esportazioni crescono, ma con un ritmo più lento.

    È questa l’immagine dell’economia regionale che si evidenzia dall’indagine congiunturale sul primo trimestre 2019 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    In base ai risultati della rilevazione, si registra un rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna che si riduce dello 0,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2018, con una chiara inversione di tendenza rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6 per cento).

    Così è anche per il valore delle vendite che si è ridotto dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, subendo un’inversione di tendenza rispetto al risultato del trimestre precedente (+1,3 per cento), più marcata rispetto alla produzione.

    Al rallentamento della dinamica della produzione e del fatturato, interno ed estero, e si è associato un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale dell’1,9 per cento. Si tratta di un segnale prospettico piuttosto negativo. Anche i soli ordini pervenuti dall’estero hanno subito un ulteriore peggioramento rispetto del trimestre precedente (-0,4 per cento), accusando una flessione tendenziale dell’1,0 per cento.

    Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,3 per cento, un dato leggermente inferiore rispetto al livello del 77,8 per cento riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente.

    Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta pari a 10,3 settimane, in calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,9 settimane).

    Riguardo ai settori, la crescita della produzione più rapida si riscontra nella piccola industria del legno e del mobile che registra l’aumento del fatturato (+1,8 per cento). Resta il segno positivo nelle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. L’industria alimentare si arresta: il fatturato non riesce a salire più dello 0,2 per cento. Flette lievemente l’aggregato delle altre industrie manifatturiere, si riduce per la metallurgia e le lavorazioni metalliche, mentre è profondo il calo per il sistema moda che vive la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati, con un crollo della produzione (-5,8 per cento) e del fatturato complessivo (-4,6 per cento).

    Riguardo alle classi dimensionali, la flessione è stata generalizzata, ma è apparsa marcata la correlazione positiva tra attività e dimensione d’impresa: l’andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della dimensione aziendale. In particolare, per le imprese minori la produzione è scesa del 2,2 per cento, mentre la flessione della produzione non è andata oltre un -0,7 per cento per le piccole imprese e un -0,3 per cento per le imprese medio-grandi.

    Con riferimento ai dati diffusi dall’Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a circa 15.536 milioni di euro e hanno fatto segnare un incremento del 5,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’andamento regionale appare comunque notevolmente migliore rispetto a quello delle vendite all’estero del complesso della manifattura italiana (+1,9 per cento).

    Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori. Il risultato regionale è da attribuire principalmente all’ industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 28,5 per cento delle esportazioni regionali. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall’industria dei mezzi di trasporto con una crescita dell’8,4 per cento e dalle vendite all’estero dell’altra manifattura (+28,9 per cento). Seguono gli apporti della metallurgia e dei prodotti in metallo e della chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+7,5 per cento).  Risulta invece sostanzialmente fermo l’export delle industrie della ceramica e vetro (+0,1 per cento) e delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+0,5 per cento). Segno rosso per il legno (-2,5 per cento).

    A fare da traino alle esportazioni regionali di prodotti dell’industria manifatturiera sono i mercati d’Europa che coprono il 66,2 per cento del totale (+ 4,0 per cento), in particolare verso l’Unione europea, con una quota del 59,1 per cento (+5,2 per cento). Nell’area dell’euro si segnala la crescita più contenuta del mercato tedesco (+3,8 per cento), e francese (+2,3 per cento). Fuori dell’area dell’euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+20,2 per cento). Al di fuori del continente europeo, crollo delle esportazioni verso il mercato turco (-34,2 per cento), effetto della crisi economica e della svalutazione della lira.

    La crescita sui mercati americani non è andata oltre il 2,4 per cento, risultato determinato dalle vendite negli Stati Uniti (+2,7 per cento). L’export regionale si rafforza sui mercati asiatici (+14,0 per cento). In particolare le esportazioni destinate in Cina, dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti, riprendono una frenetica corsa (+24,1 per cento). Segno rosso verso l’Oceania.

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre a poco più di 548 mila unità, con una crescita del 7,57 per cento, pari a oltre 38 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.  Il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 495 mila, con un aumento del 6,0 per cento, pari a quasi 28 mila unità, sia all’occupazione autonoma, che è salita del 7,0 per cento a quasi 47 mila unità.

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2019, le attive dell’industria in senso stretto regionale, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 2019 risultavano 44.535 (pari all’11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 447 imprese (-1,0 per cento) rispetto all’anno precedente. La flessione è la meno ampia dal 2012.

    «I risultati dell’indagine congiunturale confermano una fase di leggero rallentamento – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –.  È quindi necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere che rappresentano un elemento fondamentale per l’economia del territorio, attraverso azioni mirate a sostenerne la produttività e l’innovazione, per garantirne la competitività sui mercati. La manifattura storicamente partecipa in percentuale consistente alla creazione di valore aggiunto ed è un patrimonio prezioso di competenze delle aziende e del made in Italy».

     

    A marzo 2019 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha registrato il proseguimento della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese si sono indeboliti ulteriormente, come conseguenza del calo dell’attività produttiva e dell’incertezza delle prospettive.

    «Nonostante le condizioni di accesso al credito continuino ad essere favorevoli, le aziende emiliano-romagnole non sono immuni dalle tensioni commerciali internazionali. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo Di conseguenza, la pianificazione degli investimenti è stata condizionata da una diffusa incertezza sul medio termine. Un dato che è emerso chiaramente anche dalle evidenze del recente Monitor sui Distretti regionali. Ciò nonostante, l’Emilia-Romagna continua a porsi all’avanguardia nel panorama imprenditoriale nazionale. In tutto il 2018 infatti, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato oltre 1 miliardo e 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui il 58% alle imprese e il 42% alle famiglie».

    Per il sistema bancario dell’Emilia-Romagna, il 2019 si è avviato con un ulteriore indebolimento dei prestiti alle imprese, risultati complessivamente stagnanti a marzo (-0,1% a/a il dato corretto per le cartolarizzazioni, meglio rispetto al -0,6% del sistema nazionale). In particolare, è proseguita la rapida frenata del trend dei prestiti all’industria la cui crescita si è fermata a marzo a +0,1% a/a, dopo una media 2018 del 4,1% (al netto delle sofferenze), restando comunque migliore rispetto all’andamento nazionale (-1,9% a/a a marzo 2019). Inoltre, dopo quasi 4 anni di incrementi senza soluzione di continuità, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto, sono tornati in negativo, con una variazione del -4,0% a/a a marzo, che conferma i primi segni di indebolimento emersi a fine 2018. In Emilia-Romagna, il calo è stato più marcato rispetto a quanto emerso a livello nazionale e nel Nord-Est (-0,8% a/a e -2,3% rispettivamente a marzo 2019). A livello provinciale, la riduzione dei prestiti per investimenti in macchinari è diffusa, con l’eccezione di Bologna, che si conferma continuativamente in crescita (+2,2% a/a), e di Parma (+7,1%), che presumibilmente risente del trascinamento della ripresa emersa a metà 2018. All’opposto, la contrazione è molto forte a Piacenza, Modena e Forlì-Cesena (-13,3% a/a, -10,6% e -9,8% nell’ordine), che si sono confermate le più deboli, seguite da Ravenna e Rimini (-8,8% e -8,3%). Reggio Emilia e Ferrara hanno mostrato un calo più moderato (-3,5% a/a e -4,6%).

    Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici che, trainato dai mutui e dal credito al consumo, anche a marzo 2019 ha visto un ulteriore rafforzamento della dinamica a +3,0% a/a in Emilia-Romagna. In particolare, i prestiti per acquisto abitazioni hanno accelerato leggermente a +2,6% a/a, rispetto al ritmo medio del 2,1% nel 2018. L’andamento è sostenuto dalla crescita delle erogazioni di mutui residenziali, rimasta a due cifre in Regione anche nel 1° trimestre 2019, pari a +17,7% a/a, una dinamica superiore alla media nazionale, che ha subito un forte rallentamento a +1,2%. L’andamento delle erogazioni di mutui è coerente con la crescita delle compravendite di immobili residenziali, pari a +11,4% a/a in Emilia-Romagna nel 1° trimestre 2019, più forte del sistema nazionale (+8,8% a/a). Gli stock di mutui sono cresciuti in tutte le province, addirittura del 4,1% a/a a Bologna che resta la più dinamica, seguita a distanza, ancora una volta, da Forlì-Cesena e Modena col +2,6%. Una solida dinamica, ancorché più moderata, è evidente per Piacenza e Parma (+2,3% a/a). Reggio-Emilia (+1,6%), Ravenna e Rimini (entrambe col +1,4%) confermano una crescita dello stock di mutui più contenuta. Ferrara consolida il recupero emerso a fine 2018, col +1,7%.

    Nei primi mesi del 2019 si sono consolidati i risultati conseguiti nel 2018 nella riduzione dei rischi del sistema bancario dell’Emilia-Romagna. Nel 1° trimestre, il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è stabilizzato sull’1,9% (annualizzato) raggiunto nell’ultimo quarto del 2018, il valore più basso da metà 2009 e chiaramente sotto la media nazionale. Dal lato dello stock di sofferenze, sono state realizzate ulteriori riduzioni. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a marzo 2019 all’8,6% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, livello confermato ad aprile, con un calo di 0,9 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,4% a marzo e aprile).

     

    «I numeri dell’economia regionale  – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari confermano i timori sul rallentamento della crescita che avevamo già evidenziato l’anno scorso. I primi mesi del 2019 sono caratterizzati da un peggioramento del clima di fiducia, su cui influiscono negativamente, oltre alle debolezze strutturali del Paese, la campagna elettorale permanente e una lettura dei fenomeni economici condizionata dal continuo scontro politico. In questa fase occorre dare certezze all’economia e alle imprese. Dal Governo ci aspettiamo in tempi rapidi politiche industriali che puntino a far ripartire gli investimenti pubblici e privati e costruire una visione di medio e lungo periodo per la crescita del Paese».  

    Secondo il Centro Studi Confindustria le condizioni dell’economia italiana restano deboli: la produzione industriale ha un andamento negativo, i consumi interni non accelerano, l’export cresce a ritmi più bassi, gli investimenti risultano in flessione soprattutto in ragione di aspettative e fiducia in peggioramento.

    La perdita di slancio del commercio internazionale si ripercuote sulle esportazioni dell’Italia e dell’Emilia-Romagna, che ancora tengono ma che, insieme ad un andamento della domanda interna molto debole, fanno aumentare il rischio di un ulteriormente rallentamento.

    «Per l’Emilia-Romagna – conclude il Presidente di Confindustria regionale Ferrari − prevediamo certamente una tenuta migliore rispetto alla media del Paese, anche se la forte esposizione ai mercati internazionali e il peso che l’export ha sulla crescita regionale non consentono di abbassare la guardia».

     

  • CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA  “DINAMICA DEBOLE AD INIZIO 2019”

    CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA “DINAMICA DEBOLE AD INIZIO 2019”

     

    Prospettive deboli per l’Italia nel 2019, tra calo di fine 2018, alta incertezza e Eurozona rallentata. 

    L’Italia perde colpi ipotecando il 2019. I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018, aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del PIL nel 2019: il “trascinamento” è -0,2%. 

    E la dinamica a inizio 2019 sarà debole: il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. Anche se il PIL risalisse dal 2° trimestre, è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero. 

  • CONGIUNTURA: PREVISIONI SECONDO SEMESTRE 2018 CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO PRESENTANO LA FOTOGRAFIA DELL’ECONOMIA REGIONALE

    CONGIUNTURA: PREVISIONI SECONDO SEMESTRE 2018 CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA, UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA E INTESA SANPAOLO PRESENTANO LA FOTOGRAFIA DELL’ECONOMIA REGIONALE

     

    Confindustria Emilia-Romagna:  Nella seconda metà dell’anno le aspettative degli imprenditori prevedono una crescita più lenta. Occorre uscire dalla continua campagna elettorale. Il metodo emiliano-romagnolo di confronto sui contenuti e sugli interventi è un riferimento utile per il Paese, a partire dai provvedimenti in discussione come Class action e Legge di stabilità 

    Unioncamere Emilia-Romagna:  Numeri ancora nel complesso positivi, ma alcuni segnali dovuti sia al rallentamento del contesto internazionale sia all’incertezza del quadro nazionale invitano alla cautela. La forza dell’Emilia-Romagna: vocazione manifatturiera e propensione all’export, leve su cui continuare a lavorare

    Intesa Sanpaolo:  Continua a crescere il credito alle famiglie mentre si conferma l’aumento dei prestiti all’industria e dei finanziamenti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari. Restano favorevoli le condizioni di accesso al credito

      

    L’economia dell’Emilia-Romagna è ancora in crescita, seppure più attenuata rispetto agli ultimi mesi. È il quadro che emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2018 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    L’incremento della produzione è riconducibile al ruolo di protagonista svolto da due settori: l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche, mezzi di trasporto, assieme a metallurgia e lavorazioni metalliche. Chiara la correlazione positiva tra dimensione di impresa e andamento congiunturale.La produzione in volume delle piccole e medie imprese dell’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna è cresciuta del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2017, con una lieve frenata rispetto ai tre mesi precedenti (che avevano fatto segnare un +2,7%). 

    In linea con la produzione è il fatturato, che nel secondo trimestre 2018 è aumentato del 2,5 per cento rispetto all’analogo periodo del 2017, subendo una lieve decelerazione rispetto al risultato del trimestre precedente (+2,8 per cento). Significativa la tendenza espansiva del fatturato estero (+3,9 per cento), con un aumento superiore a quello riferito al mercato interno e una accelerazione rispetto all’aumento del 3,2 per cento rilevato nel trimestre precedente. 

    Alla crescita di fatturato e produzione si è associato un andamento ancora positivo, ma più contenuto, del processo di acquisizione degli ordini che ha mostrato un aumento tendenziale del 1,8 per cento, quindi in frenata rispetto al trimestre precedente (+2,8 per cento). 

    Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato a 78,1 per cento, dato lievemente inferiore al 78,5 per cento riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente.

    A determinare il ritmo di crescita sono sostanzialmente due settori: l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche, mezzi di trasporto che ha registrato un aumento della produzione del 4,7 per cento, la più elevata, e un elevato incremento del fatturato (+3,6 per cento), trainato dalla componente estera (+5,6 per cento). A seguire, l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche che ha segnato l’incremento del fatturato più elevato (+3,9 per cento) in aumento rispetto al trimestre precedente, grazie alla componente estera (+4,9 per cento), e della produzione (+3,6 per cento). 

    L’andamento congiunturale degli altri settori è risultato nel complesso positivo.
    Bene il fatturato della piccola industria del legno e del mobile (+3,7 per cento) accompagnato dalla ripresa della componente estera (+3,5 per cento) anche se rallenta la produzione (+1,9 per cento). 
    Il gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica e gomma, ceramica e vetro) ha realizzato una contenuta crescita della produzione (+0,7 per cento) e del fatturato (+1,2 per cento), sostenuto dalla parte estera (+1,8 per cento).
    Nell’industria alimentare si riduce dell’1,0 per cento il fatturato nonostante la crescita dalle vendite all’estero rallenti soltanto (+2,4 per cento) mentre la produzione passa a un leggero rosso (-0,3 per cento).
    In difficoltà il sistema moda che ha messo a segno un lieve aumento del fatturato (+0,7 per cento), ma ha subito un vero crollo della produzione (-3,3 per cento). 

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto regionale a fine giugno risultavano 45.110 (pari all’11,2 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 265 imprese (-0,6 per cento), rispetto all’anno precedente. 
    Dato positivo per la base imprenditoriale regionale: per la prima volta dall’inizio del 2012 la variazione negativa si è ridotta al di sotto dell’uno per cento. 
    Riguardo alla forma giuridica, aumentano solo le società di capitale, giunte a rappresentare il 37,5 per cento delle imprese.

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha chiuso il secondo trimestre nuovamente in aumento, giungendo quasi a quota 554 mila unità, con una crescita dell’8,4 per cento, pari a quasi 43 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso ben oltre la tendenza positiva nazionale (+3,7 per cento). La variazione ha trascinato l’andamento dell’occupazione complessiva in regione (+2,2 per cento, +45 mila unità).

    Secondo i dati Istat relativi al commercio estero regionale, che prendono in considerazione le esportazioni effettuate da tutte le imprese che svolgono le operazioni doganali in regione, nel primo semestre 2018, le esportazioni di prodotti dell’industria manifatturiera hanno fatto segnare un ottimo aumento (+5,2 per cento), e sono risultate pari a quasi 30.651 milioni di euro. L’andamento, in leggero calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+6,4 per cento) per quanto riguarda le destinazioni, riflette la capacità di proporsi sui mercati europei (+6,7 per cento) ), in particolare dell’Unione (+7,3 per cento). Nell’area dell’euro, buona crescita sia sui mercati tedesco (+7,1 per cento), che vale il 12,6 per cento dell’export regionale, e francese (+6,3 per cento), che ne assorbe l’11,4 per cento. Oltre il perimetro dell’euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+14,9 per cento), mentre nei mercati fuori dell’Unione europea, flettono le vendite in Russia e crollano in Turchia (-9,6 per cento), colpite dalla grave crisi economica e dalla svalutazione della lira. Più contenuta la crescita sui mercati americani (+3,9 per cento), sostenuta dagli Usa (+4,6 per cento). Lo stop sui mercati asiatici (+0,3 per cento) è avvenuto nonostante crescano rapidamente le esportazioni sia verso la Cina (+9,7 per cento), che in India (+9,2 per cento). La tendenza diviene positiva in Africa (+5,8 per cento) e si conferma una rapida espansione sui mercati dell’Oceania (+15,8 per cento).
    Va osservato tuttavia che va diminuendo il numero delle imprese esportatrici. Solo il 43% delle imprese infatti esporta abitualmente. Le prime 5 imprese realizzano il 10% dell’export, le prime 100  quasi il 50%.

    «A numeri ancora nel complesso positivi, si affiancano segnali che invitano alla cautela, dovuti sia al rallentamento del contesto internazionale che all’incertezza del quadro nazionale – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi – La nostra si conferma una regione a forte vocazione manifatturiera e propensione all’export. Per mantenere il ruolo di locomotiva d’Italia si deve partire dalla solida base di un sistema economico, dove il legame territoriale è essenziale, che va aiutato a crescere con linee di azione precise su cui, come Camere di commercio, stiamo investendo da tempo competenze e risorse».

    A metà del 2018 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha visto il proseguimento della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese hanno consolidato i miglioramenti selettivi.

    Numeri che confermano quanto emerso nel corso dell’analisi quadrimestrale del sentiment espresso da oltre 180 Gestori Imprese di Intesa Sanpaolo intervistati – nel corso di questa estate – sulle aspettative inerenti l’evoluzione degli investimenti delle imprese clienti nel 2018 e oltre. Indagine da cui si ottiene un quadro ‘a chiaro scuro’. Tinte positive si registrano soprattutto tra le imprese più grandi appartenenti ai settori agro-alimentare e manifatturiero ma anche all’high-tech, alla meccanica e al turismo. Soffre invece il comparto delle costruzioni che beneficia tuttavia degli incentivi, ormai in scadenza, collegati alle ristrutturazioni. Nondimeno un quadro a tinte scure, soprattutto in merito alla notevole incertezza geo-politica internazionale e alle conseguenti tensioni commerciali, come i dazi, che rischiano di smorzare la fiducia delle imprese e, conseguentemente, gli investimenti.

    In particolare, nella prima del 2018 i prestiti alle imprese dell’industria hanno confermato il balzo del tasso di crescita registrato a fine 2017, crescendo al ritmo di circa il 5% a/a (al netto delle sofferenze), una dinamica che non si vedeva da metà 2011. L’andamento registrato in regione risulta più forte rispetto al modesto recupero emerso a livello nazionale. Al contempo, è proseguito l’incremento dei finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto. In Emilia-Romagna la crescita di tale tipologia di prestiti (+4,7% a/a a giugno 2018) è in linea con la media nazionale (+4,6%). A livello provinciale, il trend dei prestiti per investimenti in macchinari è rimasto molto differenziato. In testa alla classifica delle province più dinamiche, Rimini e Modena hanno rallentato e ceduto il passo a Ravenna e Reggio Emilia. Anche Bologna ha mostrato un andamento più moderato rispetto a quanto registrato nella prima metà dell’anno precedente. Alcune province come Piacenza e Forlì-Cesena si sono confermate più deboli, altre, quali Ferrara e Parma, hanno mostrato segni di ripresa a giugno.

    Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici per acquisto abitazioni che nel 1° semestre hanno mantenuto un ritmo di circa il 2% a/a in Emilia- Romagna. Va evidenziato che nel 2° trimestre i flussi lordi di mutui residenziali sono tornati in aumento rispetto all’anno prima e in regione hanno mostrato una velocità superiore alla media nazionale (+12,2% a/a e +8,5% rispettivamente). Tale andamento è correlato con la crescita delle compravendite di immobili residenziali che si è ravvivata da fine 2017 e in Emilia-Romagna di recente è risultata più robusta del sistema nazionale (+8,8% a/a e +5,6% rispettivamente nel 2° trimestre). A livello provinciale gli stock di mutui sono quasi tutti in crescita nell’intorno del 2%, variando tra la dinamica del 2,8% a/a di Bologna e il 2,6% di Modena, gli andamenti nell’intorno della media regionale di Piacenza (2,3%), Parma (2,1%), Forlì-Cesena (2,0%) e Rimini (col +1,9%). Reggio Emilia si conferma su un ritmo più moderato (1,2%), a cui si è unita Ravenna (1,4%). Persiste la debolezza di Ferrara, che si è stabilizzata a giugno (0,1%), dopo 5 trimestri in negativo. 

    “L’Emilia-Romagna rimane uno dei motori principali della crescita del nostro Paese, tuttavia le sfide per il prossimo futuro non mancano, a cominciare dalla delicata situazione geo-politica internazionale e le conseguenti tensioni sui flussi commerciali”. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – “In questa edizione, abbiamo provato a sondare anche il punto di vista dei gestori che si occupano del mondo imprese. Ne è emersa una fotografia in ‘chiaro-scuro’. La nostra è una regione dinamica che ha sempre continuato ad investire in innovazione e competitività. La costante crescita dei finanziamenti rivolti agli investimenti in macchine e attrezzature industriali, e quindi all’innovazione dei processi, con tassi in linea alla media nazionale, ne è la dimostrazione.  Tuttavia, nonostante persistano condizioni favorevoli di accesso al credito, alcune tensioni internazionali rischiano di attenuare la fiducia degli operatori. In questo contesto, nel primo semestre 2018, Intesa Sanpaolo ha erogato in regione oltre 1,5 miliardi di euro, di cui 948 milioni di finanziamenti a medio lungo termine alle imprese e 405 milioni alle famiglie per mutui immobiliari”.

    Continua la riduzione dei rischi del sistema bancario dell’Emilia-Romagna, come evidenziato dal considerevole miglioramento degli indicatori di qualità del credito. Il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è ridotto notevolmente anche nel 1° semestre 2018, tanto da scendere sotto la media nazionale. In dettaglio, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è diminuito a 2,35% nel 2° trimestre, a confronto col 2,55% del dato nazionale, attestandosi al livello più basso dal 3° trimestre 2009. Per l’Emilia-Romagna il trend configura un calo di 2,1 punti percentuali rispetto al massimo registrato nel 1° trimestre 2016. Anche gli stock di sofferenze sono risultati ulteriormente in riduzione. Infatti, in Emilia Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a luglio 2018 al 12,4% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, dal 15,5% di fine 2017 e dal massimo di 17,5% raggiunto ad aprile 2017, restando su valori più bassi della media nazionale (12,5% a luglio 2018). 

    «La nostra indagine sulle previsioni per la seconda metà del 2018 – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – evidenzia un deterioramento del clima di fiducia tra gli imprenditori, confermando i segnali di possibile rallentamento che si erano manifestati in primavera, dovuto ad una crescente incertezza delle condizioni di contesto e di mercato. Il raffreddamento delle aspettative è evidente nella serie storica dei saldi ottimisti/pessimisti, peggiorati rispetto ad inizio anno di circa 10 punti per quanto riguarda produzione e domanda, totale ed estera, e di 6 punti per l’occupazione».

    Secondo l’indagine semestrale realizzata da Confindustria Emilia-Romagna – che ha coinvolto 429  imprese manifatturiere con 58 mila addetti e 21,3 miliardi di fatturato – il 38,8% degli imprenditori si aspetta un aumento di produzione e il 47,6% la stazionarietà. Positive ma in diminuzione le aspettative per la domanda totale: il 37,7% delle imprese prevede una crescita degli ordini, con maggiore cautela per gli ordini esteri previsti in aumento dal 34% delle aziende. Il mercato del lavoro registra una sostanziale stazionarietà: 3 imprenditori su 4 non si attendono variazioni, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +11, in calo rispetto ai +16,5 punti di inizio 2018. 

    «Il quadro incerto – commenta il Presidente Ferrari – condiziona le aspettative e le scelte delle imprese. Tra i fattori critici le previsioni sull’andamento dei tassi di interesse a partire dallo spread, il costo dell’energia, il rallentamento di alcune economie emergenti, i dazi e le guerre commerciali, le tensioni politiche in Europa e molte aree geografiche. Se oggi abbiamo comunque un trend di crescita è perché in questi anni una parte importante del sistema economico e territoriale del Paese è stato capace di costruire un solido sentiero di sviluppo. Questa è l’unica strada per generare crescita, lavoro e benessere: non ci sono scorciatoie».   

    «A fronte di un contesto così complesso – conclude il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – occorre uscire dalla continua campagna elettorale, stare sui contenuti e sul merito delle questioni. È quello che caratterizza il nostro territorio, dove siamo abituati, con le Istituzioni, le forze politiche, i sindacati e la società in generale, ad un confronto di merito, con discussioni anche aspre, che nel rispetto delle diverse posizioni ha consentito di creare un ambiente più favorevole che altrove in cui investire, creare crescita e occupazione. Questo metodo di lavoro può essere riferimento utile per tutto il Paese, a partire dai provvedimenti in discussione. Mi riferisco alla Class Action, in cui sono stati introdotti elementi che incentivano la litigiosità senza che ciò si traduca in un vero strumento di tutela per i consumatori. Sulla Legge di Stabilità vedremo le proposte e i provvedimenti. Se si decide di superare il rapporto deficit/PIL definito negli anni precedenti, quello che conta è che cosa si intende fare: investire per lo sviluppo futuro del Paese o semplicemente alimentare spesa corrente per trasferimenti senza effetti duraturi sulla crescita? È in questa logica che Confindustria ha definito alcune priorità chiare per la Legge di Bilancio con un impatto immediato e diretto su investimenti, occupazione e crescita: la riduzione del cuneo fiscale e contributivo per le nuove assunzioni, la detassazione dei premi di risultato, il rifinanziamento del Fondo di Garanzia e il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, il rilancio degli investimenti privati attraverso la conferma delle misure per Industria 4.0 e lo sblocco delle opere infrastrutturali già previste e finanziate, il sostegno dell’export e una reale spending review per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione».   

     

     

    Nella foto, da sinistra a destra: Tito Nocentini, Alberto Zambianchi, Pietro Ferrari 

     

  • LA DOCUMENTAZIONE DEL FOCUS SULLA TRASFORMAZIONE DIGITALE DEI PROCESSI MANIFATTURIERI DEL 17 OTTOBRE A FORLI’

    LA DOCUMENTAZIONE DEL FOCUS SULLA TRASFORMAZIONE DIGITALE DEI PROCESSI MANIFATTURIERI DEL 17 OTTOBRE A FORLI’

     

    La riflessione sulla trasformazione digitale e l’impatto sul lavoro, l’organizzazione e le risorse umane è stata al centro dell’incontro che si è svolto il 17 ottobre a Forlì nella sede di Confindustria Forlì-Cesena in via Punta nell’ambito del Piano “Verso Industria 4.0”.

    Obiettivo dell’incontro, organizzato da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con  Confindustria Forlì-Cesena, è stato quello di analizzare quale sia l’impatto del fenomeno della fabbrica intelligente all’interno e all’esterno della fabbrica, i percorsi e le strategie da intraprendere per esplorare e sfruttare nuove fonti di creazione del valore che derivano dalla trasformazione digitale. 

    Ad aprire l’incontro è stato Davide Stefanelli, Coordinatore del Comitato Innovazione Confindustria Forlì-Cesena. 

    Orazio Stangherlin, Founder&Ceo di Arcadia, ha illustrato le “Technology Predictions 2018” e Marcello Russo, Senior Faculty Member di BBS-Bologna Business School, è intervenuto su Digital Operations Management, dalla tecnologia al vantaggio competitivo, mentre Sandro Furlan Radivo di Arcadia ha parlatodi formazione a supporto di Industry 4.0 e interazione in realtà aumentata.

    Sono seguite le testimonianze aziendali di Marco Tozzi, General Manager Coxa, e Gianfranco Biguzzi, fondatore della Engineering spa.

    L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto SMARTI-ER, promosso dal sistema regionale Confindustria e finanziato dall’Unione europea-FSE e dalla Regione Emilia-Romagna con il Piano “Verso Industria 4.0”, che offre alle imprese la possibilità di partecipare gratuitamente a seminari di informazione, corsi di formazione specialistica e di accompagnamento in azienda su ambiti strategici quali la digitalizzazione, l’internazionalizzazione e l’economia circolare. 

     

    Qui sotto il programma e le presentazioni disponibili

     

     

     

  • L’ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTINUA A CRESCERE, MA ARRIVANO SEGNALI DI RALLENTAMENTO

    L’ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTINUA A CRESCERE, MA ARRIVANO SEGNALI DI RALLENTAMENTO

     

    Unioncamere Emilia-Romagna: Trend ancora positivo per l’economia regionale, seppur in decelerazione. Necessario non abbassare la guardia per valorizzare le potenzialità delle aziende sui mercati.

    Intesa Sanpaolo: continua a crescere il credito alle famiglie e prosegue l’aumento dei prestiti all’industria, mentre si rafforzano i finanziamenti a medio-lungo termine alle imprese per investimenti. Le condizioni di accesso al credito restano favorevoli.

    Confindustria Emilia-Romagna: l’economia regionale prosegue la crescita, ma arrivano i primi segnali di rallentamento dovuti al clima di incertezza. Puntare alla crescita dimensionale delle imprese e al rafforzamento delle competenze

     

    Si conferma il ruolo trainante del comparto manifatturiero dove continuano a crescere produzione, vendite e ordini, nonostante un rallentamento rispetto al trimestre precedente.

    A sostenere il ritmo sono sostanzialmente due settori: l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, la metallurgia e le lavorazioni metalliche.

    La ripresa, che si mantiene elevata nelle medio-grandi imprese, risulta contenuta nelle piccole imprese e si ferma nelle imprese minori.

    È questa l’immagine dell’economia regionale che emerge dall’indagine congiunturale sul primo trimestre 2018 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

    Nel trimestre considerato, il volume della produzione è aumentato del 2,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2017, ma con un evidente rallentamento in rapporto ai tre mesi precedenti.

    Così è anche per il valore delle vendite che ha messo a segno una crescita appena superiore (+2,8 per cento) rispetto alla produzione, ma anche in questo caso in decelerazione rispetto al trimestre precedente (+4,7 per cento).

    Con un incremento del 3,2 per cento, il fatturato estero ha continuato a trainare la crescita, con un aumento superiore a quello riferito al mercato interno, ma ha subito un rallentamento più marcato rispetto all’incremento tendenziale del 5,8 per cento ottenuto nell’ultimo trimestre del 2017.

    Alla crescita di fatturato e produzione si è associato un andamento positivo del processo di acquisizione degli ordini, che, nonostante un calo rispetto all’incremento del 4,1 per cento nel trimestre precedente, ha mostrato un aumento tendenziale del 2,8 per cento.

    La tendenza positiva, seppur in frenata rispetto ai tre mesi precedenti, è stata riscontrata in tutti i settori, ma è evidente il ruolo decisivo delle industrie meccaniche, elettriche, mezzi di trasporto (+5,3 per cento) e di metallurgia e lavorazioni metalliche (+2,9 per cento),

    Accelera di nuovo il ritmo dell’industria della moda (+1,3 per cento), si ferma allo 0,9 per cento la crescita della piccola industria del legno e del mobile, frenata dalla riduzione della componente estera, mentre è molto contenuta l’industria alimentare (appena +0,5 per cento).

    Differenze riguardo alle classi dimensionali, è apparsa ancora più marcata la correlazione positiva tra dimensione d’impresa e andamento congiunturale: la crescita della produzione per le imprese minori si è in pratica fermata (+0,2 per cento), per le piccole imprese ha subìto una decelerazione (+2,4 per cento), tutto questo mentre l’incremento delle imprese medio-grandi non è mai sceso al di sotto del 4,1 per cento.

    Come attestano i dati Istat, nel primo trimestre 2018, ha rallentato la forte tendenza positiva delle vendite all’estero dell’Emilia-Romagna.

    Pur in presenza di una ampia decelerazione, le esportazioni regionali di prodotti dell’industria manifatturiera hanno fatto segnare ancora una tendenza marcatamente positiva (+3,9 per cento), rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, e sono risultate pari a oltre 14.754 milioni di euro.

    A fare da traino i notevoli risultati sui mercati europei (+5,1 per cento), in particolare verso l’Unione europea (+5,5 per cento).  Nell’area dell’euro si segnala il mercato tedesco (+5,9 per cento), che vale il 12,9 per cento dell’export regionale mentre decelera quello francese (+3,9 per cento). Fuori dell’area dell’euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+10,1 per cento.

    Continua più contenuta la crescita sui mercati americani e in particolare su quello statunitense (+5,3 per cento). Le esportazioni destinate in Cina, salgono ancora (+5,5 per cento), ma c’è un rallentamento sui mercati asiatici. Infine, si confermano la tendenza positiva sui mercati dell’Oceania (+14,4 per cento) e le difficoltà in Africa (-0,7 per cento).

    Considerando i settori, il principale contributo è venuto dall’export di macchinari e apparecchiature meccaniche, che nel trimestre aumentano “solo” del 3,7 per cento, ma rappresentano il 28,8 per cento dell’export regionale. In seconda battuta, i mezzi di trasporto, che cresce del 7,6 per cento e vale il 12,5 per cento dell’export regionale.

    Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto ha invertito la tendenza negativa e ha chiuso il primo trimestre a poco più di 511 mila unità, con una crescita del 5,7 per cento, pari a quasi 27 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.

    Il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati 469 mila, con un aumento del 5,6 per cento, pari a oltre 25.100 unità, sia all’occupazione autonoma, che è salita del 6,3 per cento a poco oltre 42 mila unità, con un aumento di quasi 2.500 unità.

    Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2018, le attive dell’industria in senso stretto regionale, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 2018 risultavano 44.982 (pari all’11,2 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 630 imprese (-1,4 per cento), rispetto all’anno precedente.

    In Emilia-Romagna, l’indagine congiunturale sui primi mesi del 2018 evidenzia segnali ancora confortanti di crescita che continua seppur con un rallentamento rispetto a fine 2017. Ciò significa che è necessario non abbassare la guardia e proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle aziende. Bene il comparto meccanico, che fa da traino all’export della nostra regione. Esistono ancora elementi di difficoltà, specie per le imprese minori e per alcuni ambiti – dice il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Alberto Zambianchi ma sta proseguendo lo sforzo volto a superare le profonde ferite lasciate dalla crisi. In questo contesto, le Camere di Commercio ribadiscono il proprio ruolo di leva per lo sviluppo delle economie locali, facilitando le relazioni mirate a cogliere le tante opportunità offerte da un mercato sempre più globale, attraverso nuovi strumenti come quelli volti ad accrescere le competenze digitali delle imprese”.

    Anche a inizio 2018 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha confermato la dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici e il miglioramento dei prestiti alle imprese, sebbene con andamenti ancora molto differenziati per settore.

    Particolarmente positiva risulta l’evoluzione dei prestiti alle imprese dell’industria che a marzo 2018 hanno confermato il ritmo di crescita raggiunto col balzo di fine 2017, pari rispettivamente a +4,7% e +4,9% a/a (al netto delle sofferenze), una dinamica che non si vedeva da metà 2011. La crescita registrata in Emilia Romagna è più forte rispetto al moderato recupero segnato a livello nazionale (+1% a/a). Al contempo, è proseguita l’espansione dei finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto, a un ritmo che in Emilia Romagna (+5,1% a/a a marzo 2018) si conferma superiore alla media nazionale (+3,5%). Tali dati indicano un rafforzamento del trend a inizio d’anno, dopo segni di rallentamento del passo nel 2° semestre 2017. Ciò è evidente anche dalle nuove erogazioni di finanziamenti per investimenti, che nel 1° trimestre 2018 sono tornate in forte crescita, del 46,5% a/a in Emilia Romagna, una variazione più che doppia del 20,1% registrato dal sistema nazionale.

    A livello provinciale, il trend dei prestiti alle imprese per investimenti è rimasto molto differenziato. La dinamica più robusta è stata registrata a Rimini, tenendo conto non solo del ritmo di crescita ma anche della persistenza della stessa, con un +13% a/a dello stock di finanziamenti per investimenti. Altre province hanno evidenziato andamenti in aumento ma altalenanti negli ultimi trimestri, come Bologna, Modena, Ravenna e Reggio Emilia, quest’ultime due con tassi di variazione nell’ordine del 10% a/a. Andamenti più deboli si sono registrati a Ferrara, Parma e Piacenza, che sono rimaste in calo, e Forlì-Cesena, solo marginalmente in aumento.

    Una crescita robusta continua a caratterizzare i prestiti alle famiglie consumatrici, pari al 2,7% a/a (dati corretti per le cessioni e cartolarizzazioni di prestiti, riclassificazioni o altre rettifiche), in linea col 2,6% di fine 2017. La crescita è sostenuta dal solido andamento dei mutui e dalla notevole dinamica del credito al consumo, in aumento in Emilia Romagna del 10,2% a/a a marzo 2018, in linea con la dinamica riportata già da fine 2016 (dati riferiti al credito al consumo erogato dalle banche). I mutui residenziali, in particolare, hanno registrato un tasso di crescita ancora nell’intorno del 2% a/a, ma più moderato, pari a +1,8% a/a a marzo 2018 per lo stock al netto delle sofferenze, dal +2,1% di fine 2017 e 2,6% dei due trimestri centrali dell’anno passato. Le erogazioni di mutui residenziali hanno totalizzato 889 milioni nel 1° trimestre 2018, in contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. La frenata del trend, evidenziata a partire dal 2° trimestre 2017, è dovuta al calo delle surroghe e sostituzioni. Diversamente, si è interrotta la leggera riduzione dei nuovi contratti, risultati invariati in Regione nel 1° trimestre rispetto allo stesso periodo del 2017 e di nuovo in aumento in Italia, del 2%. Questo andamento è correlato al leggero rafforzamento del trend delle compravendite di immobili residenziali rispetto ai due trimestri centrali del 2017 (+6,4% in Regione nel 1° trimestre 2018, +4,3% il dato nazionale), dinamica che però rimane più moderata a confronto con la fase di forte accelerazione evidenziata nel 2016. A livello provinciale la crescita dello stock di mutui varia tra il +2,6% a/a di Bologna, che si conferma la più dinamica come a fine 2017, gli andamenti poco superiori al 2% di Ravenna e Modena (rispettivamente +2,3% e +2,2% a/a, entrambe in linea con dicembre 2017) e quelli più moderati di Forlì-Cesena (1,7%), Parma e Piacenza (entrambe +1,6%), Rimini (col +1,5%), Reggio Emilia (1,3%). Al contempo, persiste la debolezza di Ferrara, unica provincia ancora in negativo (-0,8%).

    “Il positivo andamento del credito bancario regionale è la dimostrazione di come l’Emilia-Romagna sia stata in grado di cogliere le opportunità connesse alla ripresa economica in atto”. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – “La costante crescita dei finanziamenti rivolti agli investimenti in macchine e attrezzature industriali, e quindi all’innovazione dei processi, con tassi superiori alla media nazionale sono la dimostrazione di una visione industriale avveduta. Crescita riscontrabile anche nel segmento ‘famiglie’, grazie a condizioni di accesso al credito che restano favorevoli. In questo contesto, nel primo trimestre 2018, Intesa Sanpaolo ha erogato alle imprese emiliano-romagnole 586 milioni di finanziamenti a medio lungo termine e 249 milioni alle famiglie”.

    Il quadro più disteso sul mercato del credito dell’Emilia-Romagna è completato dal continuo miglioramento degli indicatori di qualità del credito. Il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese è rallentato notevolmente anche nel 1° trimestre 2018, dopo il calo significativo messo a segno già nel 4° trimestre 2017. Purtuttavia, resta superiore alla media nazionale. In dettaglio, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è sceso a 3,1%, tornando ai livelli di settembre 2012, rispetto al 2,7% del dato nazionale. Nel caso delle famiglie consumatrici, il tasso di ingresso in sofferenza si è ridotto a 1,07% nel 1° trimestre, minimo da inizio 2009, confermandosi sotto la media nazionale (1,15% il dato italiano). Non solo i flussi, ma anche gli stock di sofferenze sono risultati ulteriormente in riduzione. In particolare, in Emilia Romagna le sofferenze delle imprese sono scese ad aprile 2018 al 14,6% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, dal massimo di 17,5% raggiunto nello stesso mese del 2017, restando su valori più bassi della media nazionale (15,7% ad aprile 2018).

    “L’economia regionale – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari  –   continua un andamento positivo,  con incrementi di produzione, vendite ed export, ma i primi segnali di rallentamento sono già all’orizzonte. Il contesto economico e geopolitico in cui operano le nostre imprese è molto complesso, e vi è il rischio concreto di una frenata del commercio mondiale nei prossimi mesi. Nelle previsioni per l’Emilia-Romagna dobbiamo sempre tenere conto di come la nostra economia sia fortemente esposta alle variazioni della domanda internazionale e la crescita dell’economia e dell’occupazione legate a doppio filo con l’export”.

    Le recenti stime del Centro Studi Confindustria prevedono un rallentamento economico più ampio e anticipato rispetto alle prospettive di fine dicembre. Il Pil italiano è previsto quest’anno all’1,3%, rispetto ad una stima precedente dell’+1,5%. Il pil dell’Emilia-Romagna dovrebbe, come di consueto, mostrare un differenziale positivo di alcuni decimi di punto rispetto a quello nazionale.

    Giocano il rallentamento della domanda estera nei primi mesi del 2018 e l’esaurirsi del ciclo positivo degli investimenti a livello nazionale, legati entrambi al clima di incertezza sul fronte internazionale ed interno, sia ad un aggiustamento fisiologico rispetto ai forti incrementi registrati negli ultimi anni.

    Le esportazioni complessive delle imprese dell’Emilia-Romagna hanno segnato nel primo trimestre 2018 un aumento del +3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+3,3% il dato nazionale – fonte Istat). Si evidenzia però un rallentamento della performance, che nel primo trimestre 2017 aveva segnato un +8,7% per l’export regionale nel suo complesso.  A livello internazionale, le nuove politiche protezionistiche degli Stati Uniti creano incertezza sul futuro degli scambi mondiali e anche le tensioni geopolitiche, in particolare dovute all’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare con l’Iran, possono influenzare gli scambi globali. La nostra regione avrebbe tutto da perdere se si scatenasse un’epoca di protezionismo.

    “In questi mesi le imprese dell’Emilia-Romagna – conclude il Presidente regionale degli industriali – hanno aumentato la propensione agli investimenti, sfruttando al meglio gli strumenti a disposizione. L’obiettivo che tutti ci dobbiamo porre è la crescita dimensionale e il rafforzamento delle competenze delle nostre aziende.  Anche per questo è importante la continuità delle politiche a livello regionale e nazionale”.