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Categoria: Economia

  • ENEL E CONFINDUSTRIA ER: SERVIZI INNOVATIVI ALLE IMPRESE

    ENEL E CONFINDUSTRIA ER: SERVIZI INNOVATIVI ALLE IMPRESE

     

    BOLOGNA: INCONTRO DI ENEL E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA. SERVIZI INNOVATIVI PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DEL SERVIZIO E LA COMPETITIVITA’ DELLE IMPRESE

    Bologna, 30 gennaio 2017 – Migliorare il rapporto con le imprese associate a Confindustria, potenziare la qualità del servizio per una maggiore competitività delle aziende, semplificare la relazione e agevolare la risoluzione dei casi più complessi.  Con questi obiettivi il Gruppo Enel – Rapporti con le Associazioni, Affari Istituzionali ed e-distribuzione (società che gestisce la rete elettrica di media e bassa tensione)   ha incontrato a Bologna i rappresentanti di Confindustria Emilia-Romagna e delle Confindustrie e Unioni Industriali territoriali e Confindustria Ceramica,  per presentare la nuova visione e strategia dell’azienda sul territorio volta a consolidare i rapporti e a raccogliere le istanze delle associazioni imprenditoriali in un’ottica di miglioramento continuo della qualità del servizio elettrico.

    Il direttore generale di Confindustria Emilia-Romagna Mario Agnoli ha confermato l’attenzione del sistema regionale Confindustria ad ogni iniziativa utile per rafforzare le relazioni delle imprese con il Gruppo Enel e qualificare ulteriormente i servizi per le aziende associate.  

    Dopo l’intervento del Responsabile Enel Country Italia Associazioni e Stakeholders Claudio Fiorentini hanno preso la parola per e-distribuzione Enrico Bottone, Responsabile Commerciale Rete, Andrea Caregari, Responsabile Sviluppo Rete e Leonardo Ruscito, responsabile Direzione Territoriale Emilia Romagna Marche. 

    E-distribuzione, che in Emilia-Romagna gestisce circa 2,5 milioni di clienti, 90 mila km di rete di media e bassa tensione, ha fatto il punto sugli investimenti, le attività di manutenzione della rete, i progetti di innovazione tecnologica realizzati nella regione con uno sguardo alle sfide future.

    Oltre agli interventi di telecontrollo e automazione delle cabine elettriche, e-distribuzione ha adottato tecniche più sofisticate per monitorare lo stato di salute degli impianti – quali le ispezioni eliportate con tecnica laser –, ha creato una squadra di specialisti in grado di effettuare interventi di manutenzione e di riparazione ad alta quota su tralicci regolarmente in servizio, senza arrecare disagi alla clientela e, in provincia di Forlì-Cesena, nel cuore dell’Appennino romagnolo,  ha realizzato una vera e propria smart grid, una rete elettrica intelligente in grado di rispondere alle esigenze dei nuovi produttori di energia e di governare il flusso di energia che transita sulla rete, nell’ambito del progetto europeo più ampio denominato GRID4EU. 

    Nell’ottica di mantenere elevati livelli di customer satisfaction, e-distribuzione ha realizzato un nuovo modello di contatto multicanale improntato sull’innovazione tecnologia e sui servizi digitali. Oltre al Contact Center, l’azienda ha sviluppato nuovi servizi on line, dedicati a clienti e produttori, accessibili attraverso il sito internet www.e-distribuzione.it, smartphone e APP, per rispondere in maniera efficace ai bisogni e alle aspettative dei clienti.  Gli strumenti digitali per migliorare la capacità di contatto con il cliente, sempre più attento ed evoluto, sono affiancati da un presidio capillare del territorio sul quale l’azienda elettrica è presente con una propria struttura commerciale e tecnica al servizio del cliente.

     

     

  • MAGGIORI INVESTIMENTI E INTERNAZIONALIZZAZIONE NEL 2017

    MAGGIORI INVESTIMENTI E INTERNAZIONALIZZAZIONE NEL 2017

     

    Intervento di Maurizio Marchesini, Presidente Confindustria Emilia-Romagna

    Il Resto del Carlino 21 dicembre 2016  

     

     

     

     

  • CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: LA CRESCITA RALLENTA, PRIORITA’ AGLI INVESTIMENTI

    CONGIUNTURA EMILIA-ROMAGNA: LA CRESCITA RALLENTA, PRIORITA’ AGLI INVESTIMENTI

     

    Confindustria Emilia-Romagna:  “Emerge un rallentamento dei principali indicatori, che rimangono comunque per ora positivi. Per sostenere la crescita occorre cogliere tutte le opportunità che si presentano alle imprese innovative e alle loro filiere,  messe in campo da Governo e Regione, dando priorità al sostegno dei progetti di investimento delle aziende” 

     

    Unioncamere Emilia-Romagna:  “Nell’aprirsi di nuovi scenari legati alla rivoluzione tecnologica che porta alla sharing economy, occorre rilanciare con modalità nuove il rapporto tra imprese, persone e istituzioni del territorio che è stato elemento vincente in questa regione. Il sistema delle Camere di commercio può giocare un ruolo centrale in questa sfida”

     

    Intesa Sanpaolo: “Continua a crescere il credito alle famiglie, grazie soprattutto ai mutui, stenta quello alle imprese, ma con cenni di ripresa nei prestiti all’industria. Forte sostegno agli investimenti delle imprese”
     

     

  • SIMEST E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA INSIEME PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE

    SIMEST E CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA INSIEME PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE

     

    Confindustria Emilia-Romagna e SIMEST, società per l’internazionalizzazione del Gruppo Cassa depositi e prestiti, hanno firmato a Bologna, in occasione di una riunione del Consiglio di Presidenza di Confindustria regionale, un accordo di collaborazione per sostenere le imprese emiliano-romagnole negli investimenti all’estero.

    L’intesa, che si aggiunge a quella finalizzata con SACE lo scorso anno, rafforza la partnership tra il sistema regionale Confindustria e le società del Gruppo Cdp unite nel “Polo italiano dell’export e l’internazionalizzazione”, con l’obiettivo di offrire alle imprese emiliano-romagnole servizi di assistenza mirati in particolare alla conoscenza e all’utilizzo degli strumenti finanziari a supporto della crescita sui mercati esteri e alla formazione specialistica. 

    Confindustria Emilia-Romagna e SIMEST condivideranno l’organizzazione di iniziative, incontri e missioni in particolare in alcuni importanti progetti regionali dedicati agli Stati Uniti e all’Iran, realizzati in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna.

    «Il sistema regionale Confindustria – ha affermato il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini –  è fortemente impegnato a supportare le aziende sui temi dell’internazionalizzazione. L’accordo che abbiamo sottoscritto consentirà di incrementare i servizi a supporto delle imprese, specie piccole e medie, nella sfida di affrontare mercati internazionali sempre più complessi.  La collaborazione di SIMEST, sempre più in sinergia con SACE, è preziosa perché mette a disposizione competenze e strumenti fondamentali per concretizzare le strategie industriali di investimento all’estero». 

    «La firma dell’accordo odierno è testimonianza concreta della nostra attenzione al tessuto imprenditoriale di una regione strategica per il Paese, che genera aziende dinamiche, pronte ad intraprendere processi di internazionalizzazione che siamo in grado di supportare fin dalle prime fasi»  – ha dichiarato Andrea Novelli, Amministratore delegato di SIMEST – che ha ricordato come «l’accordo potrà sfruttare la recente integrazione con SACE, che amplia ancor più la gamma di servizi che possiamo fornire alle imprese per sostenere la loro crescita all’estero». 

    La firma dell’accordo è stata anche l’occasione per un approfondimento delle performances dell’Emilia-Romagna, una delle regioni italiane più orientate all’export e all’internazionalizzazione.   

    Nonostante il forte periodo di crisi, l’interscambio regionale con l’estero è tornato a livelli precedenti alla crisi economica: l’export è aumentato di quasi il 20%  rispetto al 2007.  I mercati esteri valgono oggi, in Emilia-Romagna, oltre 55 miliardi di euro di fatturato export.  

    L’export dei primi 9 mesi del 2016, pur risentendo del rallentamento generale del commercio estero, è in lieve crescita (+ 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

    L’Emilia-Romagna continua ad essere la prima regione in Italia per export pro capite, terza per valore assoluto  (13,4% del totale nazionale), preceduta dalla Lombardia (26,9%) e dal Veneto (13,9%).   Un dato rilevante se si considera che le imprese emiliano-romagnole sono poco più dell’8% del totale nazionale. Il settore metalmeccanico rappresenta il 56% dell’export regionale.

    L’Unione europea, con la Germania in testa, è il primo mercato di sbocco per l’export regionale (circa il 55%), seguito dai mercati dell’America settentrionale (circa 12%). Nel 2015 gli Stati Uniti sono divenuti il secondo mercato di destinazione delle esportazioni regionali, superando, per la prima volta dopo decenni, la Francia.  

    Gli investimenti esteri diretti delle imprese dell’Emilia-Romagna collocano la regione in terza posizione in Italia, con quasi 4.000 imprese estere controllate e/o partecipate da imprese emiliano-romagnole. Crescono anche gli investimenti esteri in Emilia-Romagna, con sedi di multinazionali che hanno trovato sul territorio competenze e asset utili e favorevoli  per fare industria.

     

     

  • CONGIUNTURA ER: VOLATILITÀ ED INCERTEZZA, MA PROSEGUE L’IMPEGNO DELLE IMPRESE

    CONGIUNTURA ER: VOLATILITÀ ED INCERTEZZA, MA PROSEGUE L’IMPEGNO DELLE IMPRESE

    Confindustria Emilia-Romagna: “Previsioni economiche sempre più condizionate da volatilità ed incertezze a livello globale. Questa situazione non ferma però l’impegno delle imprese industriali sul versante dell’innovazione e della ricerca di nuovi mercati”

    Unioncamere Emilia-Romagna: “Prosegue una moderata crescita, seppur condizionata dalle incognite legate allo scenario internazionale. Occorre continuare a lavorare sulla base di scelte che tengano insieme risultati delle imprese e occupazione, sfera economica e sociale, a vantaggio del territorio, favorendo le competenze distintive delle aziende e valorizzando il sistema relazionale”.

    Intesa Sanpaolo: “Cresce il credito alle famiglie, con domanda sostenuta di mutui, stenta quello alle imprese. Condizioni favorevoli per riavviare gli investimenti delle imprese”

  • PRESENTATO IL RAPPORTO EXPORT SACE 2016-19

    PRESENTATO IL RAPPORTO EXPORT SACE 2016-19

     

    In un mondo che viaggia a ritmi più lenti, in cui i rischi crescono e diventano più diffusi e la competizione globale si fa più agguerrita, secondo le previsioni di SACE (Gruppo Cdp) l’export italiano potrà mettere a segno una crescita del 3,7% medio annuo nei prossimi quattro anni, raggiungendo il valore di 480 miliardi di euro nel 2019, a patto di concentrare gli sforzi sulle geografie a maggior potenziale e rafforzare le proprie strategie d’internazionalizzazione.

    Quali dunque le prospettive per l’export dell’Emilia Romagna, che da solo contribuisce al 13% dell’export nazionale? Quali i mercati su cui puntare? Quali gli strumenti per affrontarli? È da queste domande che ha preso le mosse a Bologna il convegno organizzato da SACE, in collaborazione con SIMEST, per presentare l’ultimo Rapporto Export di SACE, quest’anno con un focus particolare sulla meccanica strumentale, settore di punta dell’export nazionale e in particolare dell’Emilia Romagna, con 16 miliardi di export nel 2015 e 3,7 miliardi nei primi tre mesi del 2016.

    A questo settore, con il maggior potenziale di crescita davanti a sé, è dedicato il panel al centro dell’evento in cui si sono confrontati gli esperti del Gruppo Cdp e i protagonisti del panorama imprenditoriale del territorio: il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini, Paolo Bertazzoni per Bertazzoni, Alberto Rota per Rota Guido, Claudio Forlani per Siti-B&T Group e Carlo de Simone per SIMEST.

    Il Convegno è stato l’occasione per presentare le iniziative a cui SACE e SIMEST stanno lavorando nell’ambito del nuovo Piano Industriale del Gruppo Cdp che metterà a disposizione delle imprese italiane ben 63 miliardi di euro per attività di export e internazionalizzazione entro il 2020 e prevede la creazione di una “porta unica” attraverso cui accedere all’offerta di SACE e SIMEST.

    Crescere attraverso l’internazionalizzazione è una sfida complessa, che le imprese dell’Emilia Romagna da tempo stanno affrontando con successo – ha dichiarato Beniamino Quintieri, Presidente di SACE –. Conosciamo bene il potenziale delle realtà presenti in questa regione, dove, solo nell’ultimo anno, abbiamo seguito quasi 1.700 aziende, in prevalenza Pmi, con € 2,6 miliardi di operazioni di export assicurate e investimenti garantiti. Oggi il nostro impegno diventa un lavoro di squadra con SIMEST, grazie alla creazione della “porta unica” per l’export e l’internazionalizzazione del Gruppo Cdp che ci permetterà di raggiungere  un numero sempre maggiore di aziende del territorio offrendo una gamma integrata di servizi finanziari”.

     

    L’export dell’Emilia Romagna: settori e mercati di opportunità

    Dopo il risultato molto positivo messo a segno nel 2015, con oltre 55 miliardi di euro (ovvero il 13% dell’export nazionale), nel primo trimestre dell’anno l’export emiliano-romagnolo è rimasto sostanzialmente stabile, orientandosi prevalentemente verso i mercati europei.

    Alcuni settori hanno comunque fatto registrare una forte crescita nel primo trimestre 2016 come gli apparecchi elettronici (+15,4%), l’altra manifattura (+11,6%), i prodotti agricoli (+9,2%), gli apparecchi elettrici (+8,7%) e la gomma e plastica (+5,9%). L’export risulta molto concentrato con i primi 5 settori che rappresentano oltre il 70% dell’export totale.

    Sotto il profilo dei mercati di destinazione, sebbene l’Unione Europea risulti la meta principale, le previsioni di SACE offrono importanti direttrici di crescita verso un paniere diversificato di mercati emergenti, con profili di rischio certamente non trascurabili, che possono tuttavia essere affrontati con successo e profitto, puntando su coperture specifiche e un approccio strategico: Emirati Arabi e in prospettiva Iran per il Medio Oriente, Cina e Giappone in Asia, Stati Uniti nel continente americano, ma anche Repubblica Ceca e Polonia in Europa. Tra le geografie più rischiose per l’export della regione nel 2016, le previsioni segnalano invece Grecia e Russia.

     

     

    L’indagine è pubblicata sul sito SACE:
    http://sace.it/media/mag-online/mag-online-dettaglio/re-action

     

     

     

  • BREXIT – DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA MAURIZIO MARCHESINI

    BREXIT – DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA MAURIZIO MARCHESINI

    BREXIT – Dichiarazione di Maurizio Marchesini, Presidente di Confindustria Emilia-Romagna

    Ora è necessario mantenere nervi saldi.  Si tratta di una scelta inaspettata, che avrà conseguenze immediate su più fronti.

    Dal punto di vista strettamente economico, però, ritengo che i rapporti commerciali della Gran Bretagna con il nostro Paese, e con l’Emilia-Romagna, siano così stretti che nessun referendum potrà influire più di tanto.

    Ma la gravità politica di questa decisione è evidente, perché l’uscita del Regno Unito indebolisce l’Europa nello scacchiere globale.  II rischio di disgregazione è fortissimo, sono in gioco i valori europei più importanti.  Adesso l’impegno di tutti deve essere quello di ricompattare i Paesi su una nuova idea di Europa unita, più vicina alle esigenze dei cittadini e dei territori.  

     

  • IL RAPPORTO BANKITALIA SULL’ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA

    IL RAPPORTO BANKITALIA SULL’ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA

    Nel 2015, secondo il Rapporto Bankitalia presentato il 14 giugno 2016, l’economia dell’Emilia-Romagna è tornata a crescere, interrompendo una prolungata fase recessiva. L’espansione ha beneficiato della dinamica positiva delle esportazioni cui si è affiancata quella dei consumi e il riavvio degli investimenti.

    Nell’industria manifatturiera sono aumentate le vendite; la crescita è stata più accentuata per le imprese esportatrici, ma si è estesa anche a quelle più orientate al mercato interno. La dinamica degli ordini è stata più favorevole per le grandi imprese e ha riguardato tutti i principali comparti. Le vendite all’estero hanno continuato a crescere, trainate da quelle verso gli Stati Uniti; sono al contrario diminuite le esportazioni verso i paesi emergenti, che hanno mostrato un indebolimento dell’attività economica. Il miglioramento del quadro congiunturale e delle condizioni di accesso al credito hanno favorito la crescita degli investimenti. Nelle costruzioni i livelli di attività rimangono bassi ed è proseguita la riduzione della base produttiva; la diminuzione dei prezzi delle case e dei tassi di interesse sui mutui hanno stimolato le compravendite. Nei servizi privati non finanziari il fatturato è aumentato. Nel commercio le vendite sono tornate a crescere, soprattutto per i beni durevoli e nelle imprese della grande distribuzione; anche le presenze turistiche sono aumentate, trainate dalla componente italiana a fronte di una flessione di quella straniera.

    L’occupazione è aumentata, trainata da quella dell’industria; fra i nuovi contratti hanno prevalso quelli a tempo indeterminato. Tali dinamiche hanno riflesso sia la ripresa dell’attività economica sia i provvedimenti adottati dal Governo. Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma resta storicamente elevato.

    La flessione dei prestiti alle imprese si è progressivamente attenuata nel corso dell’anno. La dinamica è stata divergente tra i settori di attività economica e per profilo di rischio dei prenditori: i prestiti sono tornati a crescere nel manifatturiero mentre continuano a diminuire nei servizi e nelle costruzioni; come negli anni precedenti la dinamica del credito è stata migliore per le imprese con una situazione economica e finanziaria più solida. La domanda di credito è stata sostenuta dalla componente finalizzata agli investimenti produttivi e al finanziamento del circolante; dal lato dell’offerta le condizioni di accesso al credito sono migliorate, sia in termini di spread applicati sia di quantità erogate. I tassi di interesse sono diminuiti beneficiando delle misure di politica monetaria della BCE.

    I prestiti alle famiglie sono tornati a espandersi beneficiando della marcata crescita dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni. Anche il credito al consumo è aumentato, grazie alla ripresa degli acquisti di beni durevoli. I depositi delle famiglie sono cresciuti a tassi simili a quelli dell’anno precedente.

    Il miglioramento del quadro congiunturale stenta a riflettersi sul rischio di credito, che rimane su livelli storicamente elevati in particolare per il settore delle costruzioni. Gli ingressi in sofferenza sono lievemente aumentati; gli altri indicatori anticipatori delle stesse mostrano invece segnali di miglioramento.

    Secondo l’indagine della Banca d’Italia presso le imprese la ripresa dovrebbe consolidarsi nel 2016 ed estendersi anche alle imprese delle costruzioni. Il ritmo di crescita dell’economia rimarrebbe, peraltro, moderato; su tale scenario gravano le incertezze sull’evoluzione del commercio mondiale e sull’intensità della ripresa della domanda interna.

    Gli effetti della crisi e l’intensità della ripresa sono stati differenziati sul territorio regionale e tra settori; la cosiddetta motor valley e il distretto biomedicale di Mirandola, in particolare, hanno mostrato una dinamica migliore rispetto a quella del manifatturiero, anche grazie a una maggiore proiezione internazionale e alla specializzazione in produzioni a più elevato valore aggiunto. Il settore delle costruzioni, al contrario, ha registrato un significativo ridimensionamento cui si è associata una diminuzione dei prezzi delle case; questi ultimi, peraltro, presentano un’elevata eterogeneità territoriale.

    La sfavorevole congiuntura economica iniziata nel 2008 si è negativamente riflessa sulla situazione economica e finanziaria delle famiglie: sono diminuiti l’occupazione, i redditi e la ricchezza mentre sono aumentate le situazioni di povertà ed esclusione sociale; gli indicatori di benessere rimangono, tuttavia, superiori alla media nazionale. Gli effetti della crisi sulle famiglie sono stati differenziati: il calo dell’occupazione è stato maggiore per i più giovani e i meno istruiti. Nonostante i più elevati rendimenti dell’istruzione, l’ampia disponibilità di corsi di laurea e l’elevata qualità degli atenei, è diminuita la percentuale di diplomati che si immatricola nelle università.

    Sul mercato del credito, alla prolungata diminuzione dei prestiti osservata negli ultimi anni si sono associati, tra le imprese, processi di deleveraging e di consolidamento del debito; tra le famiglie, il livello di indebitamento rimane basso e le situazioni di vulnerabilità finanziaria contenute.