Blog
-

17 LUGLIO 2023 | INCONTRO “PROPOSTA DI REGOLAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DERIVATI”
INCONTRO “PROPOSTA DI REGOLAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DERIVATI” | 17 luglio 2023
Lunedì 17 luglio 2023 alle ore 10.30 si terrà a Bologna, in via San Domenico 4, un incontro di approfondimento sul tema
PROPOSTA DI REGOLAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DERIVATI
organizzato da Confindustria Emilia-Romagna assieme a Confindustria Emilia Area Centro e in collaborazione con UCIMA.
La Proposta di Regolamento, attualmente in discussione al Parlamento europeo, ha l’obiettivo – previsto dal Green Deal e dal Piano d’azione per l’economia circolare – di ridurre le emissioni di CO2, la produzione di rifiuti e l’utilizzo di materie prime. In particolare, il Regolamento intende ridurre i rifiuti da imballaggio, favorendone tra l’altro il riuso, promuovere il riciclo e diminuire il fabbisogno di risorse naturali primarie.
Dopo un saluto introduttivo del Presidente di Confindustria Emilia Area Centro Valter Caiumi interverrà il Presidente di UCIMA Riccardo Cavanna.
Alla tavola rotonda parteciperanno l’on. Massimiliano Salini, Membro del Parlamento europeo, la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi, l’Assessore allo Sviluppo Economico, Green Economy, Lavoro, Formazione e Relazioni Internazionali della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla e il Group CEO del Gruppo Fabbri Stefano Pellegatta.
Concluderà l’incontro il Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese Maurizio Marchesini.
Sarà un momento di confronto tra le imprese e il legislatore europeo su un dossier molto importante e potenzialmente impattante per un settore strategico per la nostra regione.
Per aderire:
c.lertora@confindustriaemilia.it -

LA FORMAZIONE NELLE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA CON FONDIMPRESA | FOCUS ORGANIZZATO DA ORIONE – Organismo bilaterale Confindustria ER CGIL CISL UIL ER
La formazione in Emilia-Romagna oltre le difficoltà
In poco più di due anni Fondimpresa ha formato 141.000 lavoratori di 8.100 imprese emiliano-romagnoleBologna, 4 luglio 2023 – Tra il 2021 e il 30 aprile di quest’anno 141 mila lavoratori di oltre 8.100 imprese dell’Emilia-Romagna hanno partecipato a corsi formativi finanziati da Fondimpresa, Fondo interprofessionale per la formazione continua costituito da Confindustria e CGIL CISL e UIL.
Tra il 2021 e il 30 aprile 2023 i piani formativi presentati dalle imprese emiliano-romagnole hanno permesso di realizzare oltre 2 milioni di ore di formazione per un valore complessivo di oltre 85 milioni di euro.
Le imprese dell’Emilia-Romagna aderenti a Fondimpresa, il maggiore tra i Fondi interprofessionali, sono oltre 12.600, con quasi mezzo milione di occupati. Il Fondo consente di utilizzare le risorse dello 0,30% del monte salari tramite due strumenti: gli Avvisi nazionali e il Conto Formazione di ogni azienda.
Sono alcuni dei dati illustrati in occasione dell’incontro “Protagonisti delle transizioni” organizzato oggi a Bologna da Orione, Organismo bilaterale per la formazione costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL dell’Emilia-Romagna.
Si evidenzia una grande vivacità delle piccole imprese: il 53% delle imprese che hanno organizzato corsi di formazione con Fondimpresa ha meno di 50 dipendenti. Quasi il 91% dei lavoratori esprime soddisfazione sull’utilità della formazione e sulla trasferibilità nell’attività lavorativa delle conoscenze apprese.
La fase di forte trasformazione vissuta dalle imprese, a partire dalle innovazioni necessarie per perseguire gli obiettivi di digitalizzazione e sostenibilità, ha subìto un’ulteriore accelerazione anche in conseguenza dell’importante incremento dei costi dell’energia e delle materie prime.
In questo scenario, ormai caratterizzato da transizioni continue, si evidenzia una sempre maggiore sinergia tra le componenti formative tecniche e trasversali. L’obiettivo è far crescere professionalmente a 360 gradi i lavoratori, che diventano così detentori e portatori di risorse distintive, in particolare competenze, capacità, abilità, da trasferire e condividere in azienda.
Le attività formative puntano a soddisfare i fabbisogni derivanti dall’innovazione introdotta o in via di introduzione e dalle sue ripercussioni a livello organizzativo. Ne consegue anche che i responsabili aziendali sono sempre più impegnati ad anticipare i prevedibili fabbisogni formativi in funzione delle transizioni in atto a livello aziendale.
Le competenze più richieste dalle imprese riguardano le soft skills sulla gestione di situazioni incerte e di organizzazioni aziendali sempre più articolate e complesse, ad esempio responsabilità su processi e risultati, capacità di comunicazione. In questo quadro, emerge l’esigenza di implementare e rafforzare le competenze manageriali e di coordinamento anche per sostenere le necessarie flessibilità gestionali, come project management e gestione dei conflitti.
Le criticità emerse nel 2022 – in particolare la guerra russo-ucraina e l’aumento dei costi di energia e materie prime – hanno rafforzato i processi di riorganizzazione interna verso la digitalizzazione, l’efficientamento energetico e la ricerca di nuovi mercati, con un conseguente aumento della formazione su competenze digitali, commerciali e inerenti l’impatto ambientale di prodotti e processi.
L’incontro è stato introdotto da Daniele Botti e Roberto Rinaldi, rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Orione, che hanno illustrato l’andamento di Fondimpresa in Emilia-Romagna e i risultati rilevati nell’ambito delle attività di monitoraggio realizzate.
In seguito si è tenuta una tavola rotonda dedicata ad una riflessione sul rapporto tra le più recenti transizioni e i fabbisogni di competenze e professionalità, a cui hanno partecipato Federico Garavaldi, HR Plant Manager di SMEG, Filippo Caltabiano, Head of People & Culture di Fiege Logistics Italia, Samantha Metalli, Chief Operations Officer di ONIT, e i componenti RSU Claudia Betti di Walvoil, Ivan Pelizzari di Marazzi e Rosa D’Ambrosio di Parmalat.
È poi intervenuta Francesca Bergamini, Responsabile del Settore Educazione, Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Emilia-Romagna.
Ha concluso i lavori il Direttore Generale di Fondimpresa Elvio Mauri.
-

FONDO SIMEST PER LE IMPRESE ALLUVIONATE ESPORTATRICI
Per consentire la tempestiva ripresa delle attività economiche, SIMEST ha deciso di erogare un contributo alle imprese esportatrici con sede operativa o unità locali nei territori colpiti dagli eventi alluvionali finalizzato all’indennizzo dei comprovati danni diretti subiti, attestati da una perizia asseverata.
Nel webinar organizzato il 20 giugno da Confindustria Emilia-Romagna e Confindustria Romagna, in collaborazione con SIMEST, sono stati illustrati i passaggi utili per la presentazione della domanda per il Fondo per l’indennizzo dei danni materiali diretti subiti dalle imprese esportatrici localizzate nei territori colpiti dagli eventi alluvionali, nonché i requisiti necessari per la richiesta dei contributi.
A questo link si può visionare una scheda Simest di presentazione della misura.
La dotazione complessiva prevista dal fondo (contributi a fondo perduto) è di 300 milioni di euro. L’importo massimo del contributo per singola impresa è di 1,5 milioni di euro. Il Fondo sarà aperto alle domande delle imprese a partire dal 26 Giugno e resterà aperto fino ad esaurimento delle risorse.
SIMEST attiva, contemporaneamente a questo Fondo, la possibilità, per le imprese dei territori colpiti, di richiedere la sospensione fino al 31 dicembre 2023 dei pagamenti in quota capitale e interessi sui finanziamenti in essere a valere sul Fondo 394 e sulla misura PNRR/Fondo 394, ferma restando la durata massima del finanziamento concesso. Sospesi inoltre fino al 31 agosto 2023 i termini dei procedimenti amministrativi per i finanziamenti in essere.
Nei prossimi mesi il pacchetto di misure SIMEST a sostegno delle imprese prevederà un’ulteriore una riserva di 400 milioni di euro (per finanziamenti agevolati più quote a fondo perduto ed esenzione delle garanzie) per l’accesso agli strumenti del Fondo 394 Simest dedicati all’internazionalizzazione, destinati non solo alle imprese esportatrici delle aree colpite ma anche a tutte le aziende del sistema produttivo locale.
Per informazioni
lpiraccini@confindustriaromagna.it – internazionale@confind.emr.it -

4 luglio 2023 | PROTAGONISTI DELLE TRANSIZIONI – Incontro organizzato da Orione e Fondimpresa
PROTAGONISTI DELLE TRANSIZIONI
Martedì 4 luglio 2023 ore 10.30
Bologna, via Barberia 13 – Sede Orione e Confindustria Emilia-RomagnaIl 4 luglio alle ore 10.30 si terrà a Bologna, in via Barberia 13, l’incontro “Protagonisti delle transizioni” organizzato da Orione, Organismo bilaterale per la formazione costituito da Confindustria Emilia-Romagna e CGIL, CISL e UIL dell’Emilia-Romagna.
L’iniziativa sarà l’occasione per approfondire i temi della formazione continua e diffondere i risultati dell’attività di Fondimpresa nella regione.
Quest’anno il focus sarà dedicato al tema delle transizioni e delle competenze necessarie, dando spazio alle esperienze di rappresentanti di imprese e lavoratori che si misurano quotidianamente con i cambiamenti in atto.
PROGRAMMA
Introduzione ai lavori
Daniele Botti, Presidente OrioneI risultati di Fondimpresa in Emilia-Romagna
Roberto Rinaldi, Vice Presidente OrioneTavola rotonda
Transizioni e competenze
Federico Garavaldi, HR Plant Manager Smeg
Filippo Caltabiano, Head of People & Culture Fiege Logistics Italia
Samantha Metalli, Chief Operations Officer Onit
Claudia Betti, RSU Walvoil
Ivan Pelizzari, RSU Marazzi
Rosa D’Ambrosio, RSU Parmalat
Intervento
Francesca Bergamini, Responsabile Settore Educazione, Istruzione, Formazione, Lavoro della Regione Emilia-RomagnaConclusioni
Elvio Mauri, Direttore Generale FondimpresaModera: Giuseppe Pilloni, giornalista E’ tv-Rete 7
Per informazioni e adesioni
t.termanini@rete.fondimpresa.it
051 0195511 -

Il Rapporto Regionale PMI 2023 – Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit
RAPPORTO REGIONALE PMI 2023 – Sintesi Stampa
CONFINDUSTRIA-CERVED: LE PMI REGGONO AGLI SHOCK, PUR CON SEGNALI DI RALLENTAMENTO. PNRR FONDAMENTALE PER LA RIPRESA
In crescita nel 2022 fatturato e valore aggiunto, pesa l’aumento del costo del debitoIn allegato alcuni dati relativi all’Emilia-Romagna
Il Rapporto Regionale PMI 2023, realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit, approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle piccole e medie imprese italiane da una prospettiva territoriale. Il rapporto analizza i conti economici delle circa 160mila PMI italiane, basandosi sui dati di consuntivo del bilancio 2021 e offrendo stime per il 2022, attraverso i modelli predittivi economico-finanziari di Cerved.
I dati mettono in evidenza i diversi impatti sui sistemi di PMI territoriali degli shock sequenziali che negli ultimi anni hanno colpito il nostro sistema economico. Sul fronte dei conti economici si stima una sostanziale tenuta di fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e MOL (+2,9%), che recuperano i livelli del 2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%).. Questi indicatori sono accompagnati da evidenze meno incoraggianti, che suggeriscono una possibile inversione di tendenza nel prossimo biennio. I segnali di rallentamento sono più significativi nelle zone del Centro-Sud e lasciano ipotizzare un incremento del divario strutturale tra sistema produttivo settentrionale e meridionale.
I primi effetti dell’inflazione e dell’aumento del costo del debito fanno contrarre la redditività netta e gli utili delle PMI. Nel 2022 si stima infatti un calo del ROE dello 0,6% (dal 12% all’11,4%). La riduzione della redditività è più marcata nel Centro (dall’11,4% del 2021 al 10,4% del 2022) e nel Mezzogiorno (dal 13% del 2021 al 12,2% del 2022), con il Nord-Est e il Nord-Ovest che soffrono di meno (dal 12,5% del 2021 al 12,1% del 2022 per il Nord-Est e dall’11,5% all’11,1% per il Nord-Ovest). In parallelo, la quota di PMI in perdita passa dal 12,2% del 2021 al 27,9% del 2022, con effetti più significativi nel Centro (+16,4%; dal 13,4% al 29,8%).
Il peggioramento della congiuntura genera impatti anche sulle abitudini di pagamento delle PMI: i mancati pagamenti sono attesi in rialzo del 4,3% a livello nazionale (sono il 29,4% delle fatture nel dicembre 2022 contro il 25,1% del dicembre 2021). I valori più elevati si toccano tuttavia nel Mezzogiorno (39,6%; +5,8% su base annuale) e nel Centro (32%; +2,9% sull’anno). Più contenuti i mancati pagamenti nel Nord-Est (22,7%; +3,5%) e nel Nord-Ovest (27,2%, +4,6% sull’anno). Segnali di un’inversione di tendenza si intravedono anche tra gli indicatori di stabilità finanziaria.
Il rapporto monitora, inoltre, l’evoluzione dell’uscita dal mercato delle PMI. Le stime del 2022 confermano la prosecuzione del congelamento delle chiusure che si osserva dal 2019; i fallimenti calano del 34,7% su base annua (661 nel 2022 vs 1013 nel 2021) e le procedure non fallimentari del 49,4% (da 330 nel 2021 a 167 nel 2022). Il calo dei fallimenti è particolarmente marcato nel Mezzogiorno (-45,2%, da 230 a 126) e nel Nord-Ovest (-42,2% da 341 a 197), mentre le procedure non fallimentari si riducono particolarmente nel Nord-Est (-60,2%) e nel Centro (-55,3%).
Il Rapporto viene presentato in un momento complicato per le PMI italiane: il persistere dell’inflazione ben oltre i propri obiettivi di mandato sta spingendo la BCE a un continuo e deciso rialzo dei tassi, che si ripercuote sul costo dei finanziamenti alle imprese e, indirettamente, sul credito richiesto e su quello concesso, così come sugli investimenti. Dopo quasi otto anni di tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali inferiori o pari a 0,25 punti, in un anno (da luglio 2022) si sono raggiunti oggi 4,00 punti. I processi di ristrutturazione aziendale degli ultimi dieci anni, ancorché incompleti e differenziati tra settori e territori, avevano reso più solido il tessuto produttivo italiano. La crisi che ha caratterizzato – ed è seguita – ai periodi di lockdown ha però fatto fare alle imprese un passo indietro di 4 anni nel processo di rafforzamento dei bilanci osservato nei 10 anni pre-pandemia. Questo ha riguardato in particolare le PMI.
A fronte di queste difficoltà, aumentano anche le sfide per il futuro. La duplice transizione, ormai ineludibile, richiede ingenti investimenti a tutti i livelli della filiera, così come competenze adeguate agli obiettivi. Tanto il mercato quanto regole sempre più stringenti impongono anche alle PMI un cambio nei propri processi, che a loro volta richiede più managerializzazione, più formazione e più investimenti.
In questo contesto, per aiutare le imprese a crescere è necessario un disegno di politica economica e industriale coerente e di medio-lungo periodo, che agisca in primis correggendo le criticità strutturali con cui devono fare i conti le PMI e mediante incentivi mirati che risolvano o attutiscano i principali deficit.
Per raggiungere questi obiettivi e superare le criticità che frenano la competitività delle imprese, il PNRR è un’opportunità storica. La prima azione che il PNRR deve sostenere è l’implementazione delle riforme: del lavoro, che includa le politiche attive; del sistema scolastico, del sistema giudiziario e del fisco. Oltre alle riforme, il PNRR gioca un ruolo centrale per la realizzazione degli investimenti a sostegno della competitività, non solo del sistema imprenditoriale, ma di tutto il territorio. Sia riforme che investimenti hanno ora bisogno di una decisa spinta verso l’attuazione. Sul fronte degli investimenti, oltre ai ritardi strutturali, si registra una situazione di incertezza, legata soprattutto al tema delle “rimodulazioni”.
La prima occasione di aggiornamento del Piano è rappresentata da REPowerEu. La priorità dovrebbe essere focalizzata su interventi da attuare con strumenti automatici, che possano, da un lato, sostenere le imprese ad affrontare i costi della trasformazione green e, dall’altro lato, favorire le condizioni di contesto a supporto di questo processo, tra cui gli investimenti nel digitale e sulle competenze necessarie in quest’ottica.
Quanto alla digitalizzazione, è necessaria una revisione e un potenziamento degli strumenti a supporto della trasformazione digitale delle imprese, tenendo conto dei mutati obiettivi in ottica di Industria 5.0 e facendo tesoro dell’esperienza dei piani relativi al 4.0. Inoltre, per le PMI rimane di fondamentale valore il cosiddetto “network dell’innovazione 4.0”, composto da Competence center e Digital Innovation Hub, capaci di affiancare le imprese di minori dimensioni nell’analisi dei loro bisogni e nell’individuazione e applicazione delle tecnologie digitali più adatte.
Un’altra linea di azione attiene agli ambiti della ricerca e dell’innovazione. Le PMI affrontano sfide significative quando si tratta di sostenere i costi delle attività di ricerca e sviluppo. D’altro canto, grazie alla loro struttura flessibile, sono in grado di assorbire più facilmente le innovazioni di processo e di prodotto, anche se queste sono state sviluppate altrove. In tal senso, è particolarmente apprezzabile il “credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo”, incentivo nazionale che prevede una maggiorazione per le imprese localizzate al Sud.
Sotto il profilo finanziario, il rialzo dei tassi di interesse sta oggi determinando una riduzione della domanda di prestiti da parte delle imprese e condizioni di accesso al credito decisamente più restrittive. Questo crea una serie tensioni finanziarie sulle imprese, che hanno contratto finanziamenti a tasso variabile e si sono indebitate per far fronte alla crisi degli ultimi tre anni. In tale contesto, è necessario intervenire per assicurare la sostenibilità del debito in essere delle imprese, favorendo operazioni di rinegoziazione e allungamento dei finanziamenti, incluse moratorie. A tal fine, sono tuttavia necessarie modifiche alle regole bancarie europee (in particolare della definizione di default), che scoraggiano tali operazioni. Occorre poi rivedere le regole temporanee europee sugli aiuti per consentire un allungamento della durata dei finanziamenti garantiti dallo Stato, sia in essere sia nuovi.
Vanno poi rafforzate le garanzie pubbliche. In particolare, per quanto riguarda il Fondo di Garanzia per le PMI, occorre intervenire per prevedere la gratuità di accesso per tutte le operazioni finanziarie, elevare le coperture di garanzia e innalzare l’importo massimo garantito. Le condizioni del credito in peggioramento rafforzano la necessità per le PMI di ricorrere maggiormente a strumenti di finanza alternativa, aprendo il proprio capitale a investitori esterni. Per questo, serve un set integrato di misure, in grado di raggiungere le diverse tipologie e classi dimensionali di imprese e di attivare sempre più il risparmio privato. Per farlo, è necessario che le imprese sviluppino maggiori capacità di comunicare al mercato e una governance adeguata, cui è possibile tendere, anche in questo caso, rafforzando il proprio livello di managerializzazione.
Infine, la revisione del sistema nazionale degli incentivi, avviata dal Governo, è condivisibile nella sua ratio di fondo: reimpostare il sistema utilizzando pochi strumenti e semplici, facendo leva quegli schemi agevolativi che, nella pratica, hanno già dimostrato di funzionare in maniera efficace (es. Fondo di Garanzia per le PMI, Nuova Sabatini, FRI), adattandoli, anche con il supporto delle Regioni, alle diverse e specifiche strategie ed esigenze.
Dichiarazione Giovanni Baroni, presidente Piccola Industria e vice presidente di Confindustria e past President Piccola Industria Confindustria Emilia-Romagna
“La dimensione media delle PMI italiane sta crescendo, segno del rafforzamento patrimoniale di questi anni e, in generale, degli investimenti effettuati per aumentare la competitività. Ma come emerge dal Rapporto Regionale PMI 2023 presentato oggi, seppure la pandemia ha riportato le lancette indietro di quattro anni, la direzione di marcia delle nostre imprese è sempre la stessa, non si sono fermate. Di fronte alle peggiorate condizioni del credito, il supporto di cui abbiamo bisogno è finalizzato, infatti, ad investire con ancor più decisione nella duplice transizione, green e digitale, e sulle competenze interne all’azienda. Sono richieste che arrivano dal mercato e dai regolatori e che ritroviamo lungo tutte le filiere. E per le PMI rappresentano condizioni imprescindibili per poter continuare a essere fornitori strategici dei campioni nazionali e internazionali. Non ultimo, produttività, nuove tecnologie e sostenibilità saranno anche driver determinanti per mitigare l’impatto della curva demografica, che sempre di più – almeno nel medio periodo – sembra condannare l’Italia”.Dichiarazione di Emanuele Orsini, vice presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco
“Siamo molto preoccupati dell’andamento dei tassi d’interesse, soprattutto alla luce dell’annuncio fatto ieri da Christine Lagarde su un nuovo aumento dei tassi a luglio. Il credito è divenuto repentinamente molto più caro. A giugno il costo del denaro è arrivato al 4% e sta spiazzando la domanda delle imprese, come emerge chiaramente anche dal Rapporto Regionale PMI presentato oggi. La questione è seria. Si tratta forse della principale preoccupazione delle imprese in questo momento. L’aumento dei tassi rende più tesa la loro situazione finanziaria, in un momento in cui escono già fortemente indebitate dalla crisi pandemica e da quelle generate dal caro energia e dal conflitto russo-ucraino. L’effetto è che viene a mancare un sostegno a produzione e investimenti. Sostegno che è invece essenziale per consentire alle imprese di affrontare le sfide della transizione sostenibile e digitale in atto. Una parte delle risorse potrà venire dal PNRR, che potrebbe essere appositamente rimodulato; non dobbiamo dimenticarci che è stato disegnato nel 2020. Resterà comunque un funding gap importante e il ruolo del settore finanziario sarà determinante nel sostenere la transizione delle imprese verso la sostenibilità e più in generale nell’accompagnarle verso una piena consapevolezza e l’integrazione dei principi ESG nelle loro strategie”. -

CONGIUNTURA FLASH CONFINDUSTRIA | 26 giugno 2023
In aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria.
La crescita è più fragile, con il lento calo dell’inflazione e il credito più caro.
I servizi sono meno dinamici, le costruzioni reggono, ma l’industria perde terreno.
Nei consumi delle famiglie italiane ci sono meno beni, in particolare alimentari, e più servizi.
Gli investimenti sono deboli e la domanda estera è in calo per i beni.
Segnali di rallentamento nell’Eurozona, negli USA un brusco stop dell’industria, mentre la ripartenza in Cina è sotto le attese.
-

INVESTIMENTI | LE IMPRESE DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTINUANO AD INVESTIRE, IL 23% IN PIÙ DELL’ANNO PRECEDENTE
Le imprese dell’Emilia-Romagna continuano ad investire in modo strutturale nonostante lo scenario incerto e turbolento
Sempre maggiore attenzione alla sostenibilità: il 60 per cento ha programmato investimenti per il risparmio energetico e la tutela dell’ambienteBologna, 8 giugno 2023 – L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni e Unioni Industriali della regione, conferma la vivacità del sistema industriale: le aziende emiliano-romagnole hanno investito il 5 per cento del fatturato nel corso del 2022, con un aumento del 23 per cento rispetto al 2021.
Le imprese nel 2022 hanno puntato soprattutto su investimenti di natura organizzativa e gestionale: il 52 per cento delle imprese ha investito in formazione e altrettanti in ICT, il 48 per cento in linee di produzione e il 40 per cento in ricerca e sviluppo.
Anche le previsioni per il 2023 sono positive: le imprese che prevedono di effettuare investimenti sono l’88 per cento, una quota significativa ma in leggera contrazione rispetto al 2022. Oltre il 50 per cento delle aziende prevede di investire in ICT e formazione, il 43 per cento in ricerca e sviluppo, il 31 per cento tutela ambientale e il 25 per cento in nuovi immobili.
«La spinta delle imprese agli investimenti – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi − ha contribuito anche nel 2022 a mantenere elevato il ritmo di crescita dell’economia regionale. Gli imprenditori emiliano-romagnoli hanno continuato ad investire pur in uno scenario incerto e turbolento, caratterizzato dal conflitto russo-ucraino, l’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, l’aumento dell’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse. Occorre grande attenzione ad accompagnare e sostenere soprattutto le piccole imprese, che hanno possibilità di investimento strutturalmente più basse delle medio-grandi a causa di una minore capacità finanziaria e maggiore difficoltà a reperire risorse umane qualificate. Le previsioni per il 2023 sono positive ma necessariamente caute. La cautela è accentuata dai possibili effetti delle recenti alluvioni sul sistema produttivo, non inclusi nella nostra indagine, che potranno ridimensionare la dinamica di crescita dell’Emilia-Romagna».
L’indagine rileva quali siano i principali fattori di ostacolo alle decisioni di investimento. La dinamica congiunturale è il primo freno ad investire: quasi il 40% delle imprese si attende una domanda insufficiente. A seguire le difficoltà a reperire le risorse umane (35%), più stringenti per le grandi imprese, per le imprese del settore metalmeccanico e del terziario. Il 25% delle imprese segnala come la burocrazia e le difficoltà sulle risorse finanziarie frenino gli investimenti. I costi dell’energia rappresentano un ostacolo per il 18% delle imprese e sono più critici per le medio-grandi imprese, le imprese del settore metalmeccanico e della chimica/plastica.
Si conferma, sotto il profilo dimensionale, il divario tra piccole e grandi imprese: la quasi totalità delle medio-grandi imprese ha investito, mentre una piccola impresa su cinque non ha effettuato investimenti nel 2022.
Alla presentazione dell’Indagine ha partecipato anche Intesa Sanpaolo. «L’indagine – afferma Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo − conferma come l’Emilia-Romagna sia una regione dinamica e un traino per l’economia nazionale anche nei momenti di incertezza, poiché costantemente proiettata verso gli investimenti strategici e l’innovazione. Come prima banca italiana siamo impegnati ad essere partner a 360 gradi delle imprese sostenendole con misure straordinarie ove necessario e supportandone i progetti di sviluppo, come quelli verso l’indipendenza energetica e la sostenibilità ambientale cui le imprese regionali dimostrano grande attenzione. Come Direzione Regionale Intesa Sanpaolo nel 2022 abbiamo erogato 1,6 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine alle imprese regionali, con oltre 370 milioni legati ad obiettivi di sostenibilità concordati con le aziende con specifici meccanismi di premialità. Intendiamo fornire alle imprese gli strumenti più innovativi per cogliere le opportunità derivanti dalla transizione sostenibile: nell’ambito dei 410 miliardi di euro di finanziamenti che il Gruppo prevede a sostegno degli obiettivi del PNRR, 76 sono dedicati alla transizione energetica e agli investimenti in energie rinnovabili».
«Per una situazione straordinaria come quella provocata dalle recenti alluvioni abbiamo ritenuto doveroso mettere a disposizione misure straordinarie per contribuire al superamento dell’emergenza e sostenere una ripresa quanto più celere possibile per imprese e famiglie – sottolinea la Florio –. Due misure sono a fondo perduto: Intesa Sanpaolo donerà 5 milioni di euro e restituirà gli interessi sul mutuo per le famiglie a reddito più contenuto con casa danneggiata irreversibilmente. Abbiamo poi stanziato 2 miliardi di euro per finanziamenti a condizioni agevolate, con possibilità di preammortamento per le imprese fino a 36 mesi e di accesso alle garanzie pubbliche. Famiglie, imprese, anche di piccolissime dimensioni, aziende agricole e enti del Terzo Settore possono così contare sul nostro sostegno. Abbiamo previsto anche la possibilità di sospendere fino a 24 mesi le rate dei finanziamenti in essere e l’azzeramento per un anno delle commissioni sui pagamenti Pos fino a 30 euro e la gratuità del canone».
Alla presentazione del rapporto, che si è svolta l’8 giugno a Bologna presso la sede di Confindustria Emilia-Romagna, è intervenuto Giovanni Foresti, economista Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Focus 2023 sugli investimenti in ambito energetico e tutela ambientale
Il focus di quest’anno, dedicato agli investimenti in ambito energetico e ambientale, rivela come nel 2023 il 60% degli imprenditori investirà per migliorare la sostenibilità dell’azienda.
Il 54% delle imprese effettuerà investimenti in ambito energetico per il risparmio di energia e/o per il ricorso all’autoproduzione, il 31% in ambito ambientale, e una impresa su quattro investirà in entrambi gli ambiti.
Gli interventi dedicati alla sostenibilità crescono al crescere della dimensione aziendale: li ha programmati una piccola impresa su due, il 75% delle medie imprese, il 78% delle grandi.
«Si conferma l’impegno delle imprese dell’Emilia-Romagna – sottolinea la Presidente di Confindustria regionale Annalisa Sassi − verso la sostenibilità, con interventi che innovano processi, prodotti e modelli di business. Il quadro è positivo, anche se ci sono margini di miglioramento soprattutto per le PMI. Ora dobbiamo sviluppare comportamenti proattivi, piuttosto che di reazione a fattori esterni come è accaduto con l’esplosione dei costi energetici, che favoriscano una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale dell’attività d’impresa. La direzione è quella giusta e il sistema Confindustria gioca un ruolo fondamentale per accrescere la cultura e la capacità di visione delle imprese».
Circa gli investimenti in ambito energetico le imprese prevedono di investire in media l’1,5% del fatturato. Prevalgono gli investimenti per l’autoproduzione di energia elettrica: l’82,5% delle imprese che investirà in ambito energetico interverrà per avviare o migliorare meccanismi di autoproduzione di energia elettrica.
Altra voce importante riguarda gli investimenti per l’efficientamento di impianti e processi (45%). Residuali gli investimenti previsti per la riqualificazione energetica degli stabilimenti (14%), con il metalmeccanico che arriva ad un 22,6%, e bassi gli investimenti per la certificazione energetica ISO 45001 (4,1%).
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili attraverso le quali autoprodurre energia elettrica, la prevalenza quasi assoluta riguarda gli investimenti in fotovoltaico (98,6%). Tra le grandi imprese ci sono alcune indicazioni di ricorso all’idroelettrico e al biometano. Nel settore alimentare il 10% delle aziende prevede di investire in biomasse e il 5% in biometano. Il 16% delle imprese che ha programmato investimenti in questo ambito è interessata a valutare l’utilizzo di altre fonti di approvvigionamento energetico: una su due potrebbe considerare il gas naturale liquefatto, una su tre l’idrogeno.
Per quanto riguarda gli investimenti in ambito ambientale, le imprese prevedono di investire circa l’1,8% del fatturato. La principale tipologia di investimenti riguarda il riciclo degli scarti di produzione (51,0%), seguito da interventi per la riduzione delle emissioni in atmosfera (43,8%), riduzione dei materiali impiegati (32,3%), riduzione del consumo di acqua (31,3%).
L’Indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia-Romagna, giunta alla ventiquattresima edizione, ha coinvolto quest’anno 403 imprese, con un giro d’affari di 22,2 miliardi di euro di fatturato e 57.257 addetti. Il 55% delle aziende coinvolte è di piccola dimensione sino a 49 addetti, il 33% è rappresentato da medie imprese sotto i 250 addetti e il 12% da grandi aziende. Circa i settori il 34% delle aziende appartiene al settore metalmeccanico, il 9,4% alimentare, l’11,7% chimica/plastica, il 19,6% altra manifattura. Da tre anni sono incluse anche imprese dei servizi associate al sistema Confindustria, pari ad un quarto del totale.
-

Presentato il Rapporto sull’economia dell’Emilia-Romagna di Banca d’Italia
Alla presentazione del Rapporto, il 20 giugno 2023 a Bologna, è intervenuta tra gli altri la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi.
In allegato il Rapporto integrale
-

I vertici di Confindustria Emilia-Romagna in visita al Centro ricerche ENEA di Brasimone
Bologna, 22 giugno 2023 – Oggi i vertici di Confindustria Emilia-Romagna hanno effettuato una visita al Centro ricerche ENEA di Brasimone, a Camugnano, in provincia di Bologna sull’Appennino tosco-emiliano.
«Abbiamo voluto conoscere da vicino questo polo d’eccellenza – ha dichiarato Annalisa Sassi, Presidente di Confindustria Emilia-Romagna – del nostro territorio, uno dei principali centri di ricerca per lo sviluppo di tecnologie avanzate a livello nazionale ed internazionale. Nel campo energetico abbiamo davanti una sfida: costruire una strategia di medio lungo periodo in grado di realizzare un mix di fonti, investendo con decisione sulla capacità di produzione di energia e cogliendo ogni opportunità offerta dalla tecnologia. Qui si studiano la fissione di quarta generazione e la fusione nucleare a confinamento magnetico: grazie agli investimenti e alla ricerca in corso al Brasimone, che coinvolge competenze assai qualificate, faremo importanti passi in avanti per produrre energia pulita, sicura e sostenibile».
Con oltre 400 ettari di superficie e 17 tra edifici e hall sperimentali, il Centro Ricerche è uno dei maggiori poli di ricerca a livello nazionale e internazionale dedicato allo studio e allo sviluppo di tecnologie nei settori dell’energia, della salute, della tutela dell’ambiente e del territorio, fra cui in particolare: tecnologie avanzate per l’energia da fusione e fissione, spazio, radiofarmaci, biomedicina, radioterapia, sicurezza alimentare e ambientale, tecnologie dei materiali e dei metalli liquidi. Nel Centro di Brasimone, in un’area di interesse delle regioni Emilia-Romagna e Toscana, i ricercatori dispongono di un parco di infrastrutture sperimentali avanzate aperto a ricercatori, borsisti, studenti e dottorandi provenienti da enti e università internazionali e collaborano con istituti di ricerca di Paesi leader in campo tecnologico, quali Stati Uniti, Giappone, Canada, Regno Unito e Cina.
In questa cittadella della ricerca nasce la collaborazione con l’azienda newcleo per produrre energia in modo sicuro e sostenibile attraverso sistemi nucleari innovativi di piccole dimensioni, gli “Advanced Modular Reactors”, raffreddati al piombo invece che ad acqua, molto più affidabili e flessibili degli attuali reattori di II e III generazione, da realizzare al di fuori dell’Italia.
«Il Centro Ricerche ENEA di Brasimone da oltre vent’anni è all’avanguardia nello sviluppo delle tecnologie dei metalli liquidi pesanti per applicazioni nucleari, utili per la fusione a confinamento magnetico ma anche per sistemi nucleari innovativi di IV generazione, per produrre energia in modo sicuro, affidabile e sostenibile – ha dichiarato Giorgio Graditi, Direttore generale dell’ENEA -. In questo polo di eccellenza disponiamo di competenze, infrastrutture di ricerca uniche e un background che ci consente di collaborare a livello internazionale con le industrie, per realizzare, con il supporto delle Istituzioni e degli Enti locali, un centro di riferimento per garantire la produzione di energia elettrica in una prospettiva di decarbonizzazione, con ricadute rilevanti a livello scientifico, economico ed occupazionale».
«Il Brasimone è uno dei maggiori centri di ricerca a livello nazionale e internazionale dedicato allo studio e allo sviluppo di materiali e di tecnologie avanzate nel campo della salute, della tutela dell’ambiente e del territorio – ha affermato Vincenzo Colla, Assessore allo Sviluppo Economico, Green Economy, Lavoro, Formazione e Relazioni Internazionali della Regione Emilia-Romagna –. La Regione finanzia, in particolare, tre progetti sulla medicina nucleare, la radioterapia per la diagnosi oncologica e la progettazione e realizzazione di droni per il monitoraggio del territorio. A seguito dell’intesa firmata lo scorso anno fra ENEA e la società newcleo, che porta avanti gli studi del Nobel Carlo Rubbia, il Brasimone si è accreditato inoltre come centro fra i più importanti a livello mondiale per lo studio della produzione di energia pulita attraverso le più innovative e sicure tecnologie nucleari di ultima generazione. La visita di oggi ci ha permesso di incontrare questa preziosa comunità di ingegneri, che ha portato eccellenza e sviluppo nel nostro Appennino, e di conoscere l’avanzamento di questi studi, fondamentali per il futuro nostro e dell’intera comunità internazionale».
Alla visita hanno partecipato anche rappresentanti di Confindustria e delle Confindustrie regionali. «Gli obiettivi di neutralità tecnologica al 2050 ci impongono una seria riflessione sull’opzione nucleare – ha sottolineato Aurelio Regina, Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria –. Abbiamo visto anche in questo incontro che l’Italia ha un importante patrimonio di competenze sul piano della ricerca e un potenziale notevole sul piano della filiera tecnologica. Credo che la politica debba fare la sua parte, non solo con dichiarazioni facili di sostegno ma con precisi impegni di responsabilità. Un primo segnale di credibilità potrebbe venire da indicazioni precise per chiudere il tema del deposito delle scorie nucleari sul quale abbiamo una consultazione aperta da quattro anni, ed è giunto il momento di decidere dove».
