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Buon 25 aprile!

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Si è conclusa con successo la prima challenge del Progetto CREI-AMO L’IMPRESA: gli studenti degli istituti secondari superiori dell’Emilia-Romagna hanno svelato il nome, il logo e la mission dell’azienda con il nome del prodotto/servizio che stanno progettando.
I risultati sono pubblicati qui.
Le scuole coinvolte sono 8, con 12 docenti coordinatori e oltre 120 studenti partecipanti. Partecipano gli Istituti superiori Pier Crescenzi Pacinotti Sirani di Bologna, Fermo Corni di Modena, Enrico Fermi di Modena, Guarini di Modena, Carlo Emilio Gadda di Langhirano (Parma), San Colombano di Bobbio (Piacenza), Piero Gobetti di Scandiano (Reggio Emilia), Leonardo da Vinci di Cesenatico (Forlì-Cesena).
L’iniziativa è promossa dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna con il sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna e la collaborazione del Coordinamento regionale dell’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco.
Il Progetto, giunto alla ventitreesima edizione, ha l’obiettivo di far vivere agli studenti l’esperienza dell’impresa, a partire dall’ideazione sino alla messa a punto di un business plan dettagliato in ogni aspetto della vita aziendale, con il coordinamento dei docenti e la supervisione dei giovani imprenditori in qualità di tutor.
Negli anni ha coinvolto complessivamente quasi 4.000 studenti di tutte le province dell’Emilia-Romagna.
Per informazioni
giovani-ind@confind.emr.it
tel. 0513399911

Secondo l’Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nord, in Emilia-Romagna e nel Nord Est il 50 per cento dei lavori per grandi infrastrutture è proseguito secondo i programmi, mentre 1 intervento su 5 è risultato in ritardo.
Oltre 7 miliardi di euro di finanziamento per infrastrutture destinati dal PNRR all’Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige
Annalisa Sassi, Presidente Confindustria Emilia-Romagna «Occorre completare il disegno infrastrutturale e logistico dell’Emilia-Romagna. Investire sulle infrastrutture determina un effetto positivo sull’economia e consente di attrarre nuovi investitori nel Paese».
Bologna, 5 aprile 2023 – Secondo il Rapporto dell’OTI-Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nord, il 50 per cento dei lavori per le grandi infrastrutture in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige nel 2022 è proseguito secondo i programmi, mentre un intervento su cinque è risultato in ritardo.
Per quanto riguarda le grandi opere monitorate dall’Osservatorio le cinque regioni del Nord Est sono destinatarie di oltre 7 miliardi di euro di finanziamento da parte del PNRR.
OTI NORD, che monitora l’avanzamento degli iter progettuali o realizzativi di 84 grandi opere infrastrutturali nelle regioni del Nord Italia, è promosso dalle Confindustrie Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, con il supporto di Fondazione Nord Est, insieme a Confindustria Liguria, Confindustria Lombardia, Confindustria Piemonte.
«Il Rapporto di monitoraggio sulle infrastrutture che realizziamo come Confindustrie del Nord – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi – conferma la centralità dell’Emilia-Romagna nei grandi corridoi internazionali Nord-Sud e Est-Ovest. Investire sulle infrastrutture, con tutta la dovuta attenzione all’ambiente, determina un effetto positivo sulla domanda e sull’occupazione, un effetto moltiplicatore sugli investimenti pubblici e privati, e consente di attrarre nuovi investitori nel Paese
Il disegno infrastrutturale e logistico dell’Emilia-Romagna – prosegue la Presidente – deve essere completato, integrando gli investimenti e completando le opere prioritarie: il nodo di Bologna e il Porto di Ravenna, i cui lavori sono avviati, ma anche la Cispadana, la bretella Campogalliano Sassuolo, la Tirreno-Brennero stradale e ferroviaria. Occorre programmare investimenti per rafforzare il sistema aeroportuale di Bologna, Parma, Forlì e Rimini e le connessioni logistiche degli interporti e dei centri intermodali, fondamentale asset competitivo per l’industria».
I fattori critici legati all’inflazione
Il 2022 ha presentato importanti criticità che si sono aggiunte alle complessità degli iter procedurali per gli interventi in corso. In particolare, le dinamiche inflazionistiche che coinvolgono le materie prime per le costruzioni e il mercato dell’energia rischiano di costituire un freno all’attivazione del piano di investimenti europei previsti dal PNRR, inclusi gli investimenti legati alle infrastrutture.
Nel complesso gli incrementi dei costi registrati nel biennio 2020-22 sono stati tra il 12,4% e il 14,4%, con un aggravio dei costi straordinario per le imprese, da un lato, e per le stazioni appaltanti, dall’altro.
Le infrastrutture: andamento degli interventi
Nelle regioni del Nord Est i progetti monitorati dall’Osservatorio sono 24, per lo più inseriti nei grandi Corridoi europei: 6 di questi hanno registrato un leggero rallentamento nel corso del 2022 degli iter o delle tempistiche previste.
In particolare in Emilia-Romagna:
Corridoi Europei
Il Corridoio Baltico-Adriatico ha visto l’avanzamento dei lavori in alcune tratte della linea ferroviaria tra Bologna e Rimini, nella prospettiva futura di potenziare questa tratta con la linea ad alta velocità; ad inizio 2023 si sono avviati i lavori propedeutici per il nodo di Bologna (potenziamento in sede del sistema autostradale e alcune tratte della tangenziale); è previsto entro l’anno il via ai lavori di ampliamento di alcune tratte delle autostrade A14 e A13: quarta corsia tra Ozzano Emilia e diramazione per Ravenna, terza corsia della tratta Bologna Ferrara.
Nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo si registra il ritardo della procedura di avvio per la bretella autostradale Campogalliano Sassuolo: il Governo dovrebbe procedere entro l’anno con l’avviso pubblico per l’assegnazione dei lavori.
Per l’asse plurimodale Tirreno-Brennero si avviano a conclusione i lavori del primo lotto del raccordo autostradale tra l’Autostrada CISA A15 e Brennero A22; nei primi mesi 2023 è previsto l’inizio dell’iter autorizzatorio per il primo lotto del raddoppio ferroviario tra Parma e Vicofertile; è stato approvato a fine 2022 il piano di project financing per la nuova autostrada regionale Cispadana e nel 2023 dovrebbe iniziare la fase di affidamento lavori.
Hub portuali
Il Porto di Ravenna ha visto importanti progressi sia nell’affidamento della progettazione sia nella disponibilità di risorse finanziarie grazie ai fondi del PNRR: le opere di adeguamento, a partire dall’approfondimento dei fondali e realizzazione di nuove banchine, dovranno concludersi nel 2026.
Aeroporto di Bologna
I lavori di ampliamento dell’aerostazione e completamento di altri interventi, dopo uno stop dovuto alla pandemia, riprenderanno nel corso del 2023, con un orizzonte temporale al 2030.
Le prossime scadenze
Il 2026 si prospetta come uno spartiacque fondamentale per la competitività del sistema infrastrutturale del Nord Italia. Se verranno rispettati i cronoprogrammi attuali, entro quella data saranno completati ben 49 tra lotti, tratte e singole opere funzionali degli interventi infrastrutturali monitorati, che coinvolgeranno in particolare il Corridoio Mediterraneo, i sistemi portuale, aeroportuale, pedemontano e i nodi metropolitani di Milano, Torino, Genova, Venezia e Bologna.
In particolare, nel 2026 per l’Emilia-Romagna andranno a scadenza i lavori previsti per l’autostrada A13 Bologna-Ferrara, l’Hub portuale di Ravenna e il Servizio ferroviario metropolitano di Bologna.

Secondo il Rapporto dell’OTI-Osservatorio Infrastrutture Nord, il 50 per cento dei lavori per le grandi infrastrutture in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige nel 2022 è proseguito secondo i programmi, mentre un intervento su cinque è risultato in ritardo.
OTI NORD, che monitora l’avanzamento degli iter progettuali o realizzativi di 84 grandi opere infrastrutturali nelle regioni del Nord Italia, è promosso dalle Confindustrie Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, con il supporto di Fondazione Nord Est, insieme a Confindustria Liguria, Confindustria Lombardia, Confindustria Piemonte.

Venerdì 31 marzo 2023 Confindustria Emilia-Romagna Ricerca (CERR), CNA Emilia-Romagna, BI-REX Competence Center, nell’ambito delle attività degli European Digital Innovation Hubs Network e in collaborazione con la Enterprise Europe Network Italia, ha organizzato nell’ambito di MECSPE presso Bolognafiere un’iniziativa di presentazione dei vantaggi che le imprese possono ottenere attraverso le più importanti reti europee per l’innovazione, la transizione digitale e la sostenibilità.
Nell’’occasione è stato presentato il piano di attività di Birex++, European Digital Innovation Hub guidato dal Competence Center Bi-REX, introdotto il Master sulla sostenibilità ed economia circolare in corso di organizzazione da parte di UNIBO.
Sono stati inoltre condivisi casi d’uso e buone pratiche delle imprese CO.M.CE. e MOSS srl che, anche grazie al supporto del network, hanno colto i vantaggi offerti dalle tecnologie digitali per realizzare percorsi di trasformazione digitale e sostenibile.
In allegato la documentazione

35° Meeting Giovani Imprenditori del Nordest
VISIONI 2023: UN NUOVO MODELLO DI IMPRESA
I Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige guardano al futuro dell’impresa, tra ambiente, spazio e territorio
31 marzo 2023 – I megatrend dell’industria, l’impatto positivo delle imprese e l’attrattività di talenti sul territorio. Sono stati questi i protagonisti del 35° Meeting dei Giovani Imprenditori del Nord Est, dedicato alla ricerca di “Un Nuovo Modello di Impresa”, l’appuntamento svoltosi a Cortina D’Ampezzo e promosso dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
L’incontro, al quale hanno partecipato 250 giovani imprenditori provenienti da tutt’Italia, si è confermato come uno dei momenti più importanti di confronto e condivisione di riflessione sui temi di politica economica e industriale per il futuro dei giovani, delle imprese, del Paese.
In apertura i Giovani imprenditori hanno condiviso la loro visione sul loro nuovo paradigma di impresa, un modello di riferimento che tenga conto delle necessità contingenti di oggi ma che soprattutto guardi al futuro con una nuova consapevolezza e fiducia: «I giovani se ne vanno dal paese più bello del mondo perché bellezza e attrattività sono due cose diverse – ha esordito Marco Dalla Bernardina, Presidente Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto – Questo, in particolare, è il tema su cui “Visioni 2023 – Un nuovo modello di impresa”, si è interrogato cercando di immaginare un futuro diverso per le nostre città e le nostre aziende. Nonostante gli sforzi in termini di sostenibilità e innovazione – il 59% delle imprese italiane ha un comitato ESG; il 77% delle PMI è attivo sulla sostenibilità ambientale e nel 2023 si stima che aumenterà del 2,1% il budget ICT per investimenti in information security, big data, analytics e cloud – l’Italia è solo al 19° posto nella classifica mondiale di attrattività e al 9° posto tra i Paesi del G20, alle spalle dei principali competitors europei. Del resto, è difficile competere in termini di attrattività con un cuneo fiscale che nel 2021 era al 46.5%, una pressione fiscale che sfiora il 44% e con un debito pubblico di oltre 2700 miliardi di euro. In questo scenario, c’è un altro dato da tenere a mente: 522.088. Sono le aziende italiane con la maggioranza di titolari o soci under 35, che hanno scelto di rimanere, di combattere, di far nascere e crescere qui i propri figli, di rimboccarsi le maniche per migliorare il proprio paese. C’è un esercito di oltre 500.000 aziende guidate da persone nel cui cuore sventola la bandiera italiana e che non vede l’ora di portare il proprio contributo per condividere riforme sistemiche, visionarie, coraggiose.»
Hanno portato i propri saluti anche il sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi, il Presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro, il presidente di Confindustria Trentino Alto Adige Fausto Manzana, il presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il Condirettore Generale e Chief Commercial Officer Banca Ifis Raffaele Zingone.
«L’innovazione è ciò che contraddistingue i nuovi modelli d’impresa e il futuro di un’azienda dipende dalla sua capacità di aggiornarsi più rapidamente dei concorrenti. – ha commentato il Presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro nei saluti iniziali – Cambiamenti che non sono solo di natura tecnica ma anche di cultura aziendale, di organizzazione, di soluzioni che rispondono alle esigenze attuali. I Giovani Imprenditori possono esserne il motore, avere un ruolo di “changemaker”. La sfida più urgente, come detto, è quella di riuscire ad attrarre i giovani talenti. Siamo tutti chiamati a rendere le nostre imprese sempre più tecnologiche, digitali, sostenibili ma anche aperte, esperienziali, gratificanti. Dobbiamo infatti riuscire a fermare l’emorragia di competenze che perdiamo a favore dei paesi esteri. Due milioni in dieci anni. Nel Nordest, tra il 2011 e il 2021, sono più di 160mila i giovani under 40 che hanno lasciato il loro territorio, a fronte di poco più di 57mila che ne sono arrivati. Di questi un quinto sono giovani laureati. Per intervenire nella maniera corretta, occorre conoscere. Per questo, è partita una doppia ricerca di Fondazione Nord Est che, con il convinto sostegno della Regione Veneto, vuole indaga le ragioni sia della diaspora dei giovani, sia della dilagante “rassegnazione” che sta investendo il mondo del lavoro. Il nuovo modello d’impresa vincente sarà infatti quello che riuscirà a coniugare i nuovi trend della trasformazione digitale con iniziative atte a mitigare e, nella migliore delle ipotesi, invertire i cambiamenti demografici in atto. Una sfida per cui è necessaria una stretta collaborazione tra pubblico e privato perchè solo insieme si potranno trovare adeguate risposte di sistema. Come sul tema dell’immigrazione che è cruciale, dove non è questione di soli numeri e nemmeno di soluzioni tipo click day, ma di flussi regolari, di formare persone per poi integrarle.»
Numerosi i protagonisti dei tre focus:
Inoltre, durante il meeting sono state selezionate le startup vincitrici della tappa di Cortina della seconda edizione di TALENTIS – GI Startup program, il programma dei Giovani Imprenditori dedicato alle startup italiane, nato con l’obiettivo di rafforzare il network dell’innovazione in Italia.
A conclusione dei lavori è intervenuto il Presidente Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano: «Stiamo attraversando un’epoca di grandi cambiamenti globali imposti dalla pandemia prima, dal conflitto oggi e dalla realizzazione, ormai imprescindibile, della twin transition, digitale e verde. Due semplici parole che però racchiudono due universi strettamente interconnessi, sui quali si gioca il futuro dell’impresa e della società intera. Non si può più parlare di crescita e sviluppo, infatti, senza immaginarli nella cornice della sostenibilità ambientale e sociale e attraverso l’innovazione digitale. Si tratta indubbiamente di un punto di svolta, soprattutto per le nuove generazioni perché la doppia transizione rappresenta, tra le tante cose, anche il primo momento storico in cui i più giovani hanno qualcosa da insegnare alle generazioni precedenti. Una delle ragioni per cui è difficile innovare questo Paese, è proprio la sua incapacità di creare spazi all’interno dei quali le giovani generazioni possano sentirsi a loro agio e, di conseguenza, crescere e produrre valore aggiunto. Dobbiamo riconoscere le loro competenze, continuare ad offrire formazione costante e di qualità, opportunità di sviluppo professionale, modelli di welfare integrativo e un ambiente di lavoro che valorizzi diversità e inclusione. Solo così riusciremo non solo ad attrarre e trattenere i talenti ma anche a far esprimere ad ogni lavoratore le sue migliori potenzialità, accrescendo produttività e competitività nel suo contesto organizzativo».
Il convegno ha visto il supporto di Deloitte Private, Polaris Engineering, Banca Generali, WindTre Business e Banca Ifis.
L’EVENTO SUL WEB
Hashtag: #visioni2023 – #ggimeetingne – #cortina2023
Sito internet: https://www.ggimeetingne.eu/
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Twitter: https://twitter.com/ggimeetingne

Si è conclusa la missione a Houston della Regione Emilia-Romagna guidata dal Presidente Stefano Bonaccini e dall’Assessore Vincenzo Colla con università, centri ricerca, cluster e imprese per avviare nuove collaborazioni in filiere strategiche come aerospazio e scienze della vita.
Alla missione in Texas ha partecipato tra gli altri Confindustria Emilia-Romagna assieme ad un gruppo di imprese che fa parte di ANSER AeroNautics and Space in Emilia-Romagna.
ANSER rappresenta 23 aziende emiliano-romagnole del settore aerospazio ed è promosso da Confindustria regionale e Regione Emilia-Romagna nell’ambito di un progetto sul bando “Filiere”.
Vai al comunicato stampa della Regione – 25 marzo 2023
Per informazioni su ANSER: https://www.anser-it.it/

IL LINK ALLA DIRETTA
https://youtu.be/itkffjHAUWs?list=TLGGGECBdVrCY3AzMTAzMjAyMw
VISIONI 2023: UN NUOVO MODELLO DI IMPRESA
35° Meeting dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige il 31 marzo a Cortina d’Ampezzo
I Giovani imprenditori guardano ai megatrends dell’industria e all’attrattività dei talenti. Ospite tra gli altri il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini
Guardare oltre il profitto e concentrarsi sull’impatto positivo che le imprese possono generare sulle comunità e l’ambiente. È da qui che partirà il 35° Meeting dei Giovani Imprenditori del Nord Est, dedicato alla ricerca di “Un nuovo modello di impresa”. L’appuntamento, promosso dai Giovani Imprenditori di Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, si terrà venerdì 31 marzo mattina a Cortina d’Ampezzo.
“La fase economica che stiamo attraversando è complessa – afferma il Presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna Ivan Franco Bottoni – e richiede una forte sinergia tra pubblico e privato per puntare ad una nuova dimensione sociale, ambientale ed economica dello sviluppo che guardi alla competitività dei territori e delle aziende. Come Giovani imprenditori vogliamo porre al centro l’umanesimo e l’impresa per riflettere sul tema dell’attrattività dei talenti, sulle opportunità della space economy e sui megatrends dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea.”
L’incontro vedrà la conclusione del Presidente dei Giovani Imprenditori Confindustria Riccardo Di Stefano. Parteciperanno giovani imprenditori provenienti da tutt’Italia, confermando l’appuntamento come uno dei momenti annuali di riflessione sui temi di politica economica e industriale per il futuro dei giovani, delle imprese e del Paese, anche grazie al supporto di partner come Deloitte Private, Polaris Engineering, Banca Generali, WindTre Business e Banca Ifis.
Il meeting sarà anche una delle quattro tappe della fase di selezione della seconda edizione di TALENTIS – GI Startup program, il programma dei Giovani Imprenditori dedicato alle startup italiane, realizzato con la partnership tecnica di RetImpresa, l’Agenzia di Confindustria che promuove le aggregazioni e le reti d’impresa, e con la collaborazione di a2a, Polaris e TeamSystem che accompagneranno le startup selezionate. Obiettivo è rafforzare il network dell’innovazione in Italia, proponendo appuntamenti su tutto il territorio nazionale in cui le startup possano incontrare imprenditori, incubatori ed esperti del settore, seguendo il filo conduttore dell’open innovation e dell’open collaboration.
L’EVENTO SUL WEB
Hashtag: #visioni2023 – #ggimeetingne – #cortina2023
Sito internet: https://www.ggimeetingne.eu/ – con diretta streaming a partire dalle ore 9.30
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Vai al Rapporto integrale del Centro Studi Confindustria – 25 marzo 2023
Vai agli Highlights del Rapporto
INTRODUZIONE E SINTESI
Prezzo dell’energia ribassato, inflazione ancora alta
Il netto calo del prezzo del gas in Europa da fine 2022 è una notizia estremamente positiva per la nostra economia e per tutte quelle europee. Se l’inflazione scendesse istantaneamente, grazie a tale ribasso, lo scenario economico potrebbe considerarsi normalizzato. Ma nell’economia esistono talvolta dei lag nelle relazioni di causa ed effetto tra le diverse variabili.
Uno dei ritardi principali, sebbene mutevole nella sua lunghezza per la continua evoluzione dei sistemi economici, è proprio quello relativo alla trasmissione delle variazioni nei prezzi internazionali dell’energia ai prezzi al consumo (Grafico A). Il gas sceso a circa 50 euro/mwh, dagli oltre 330 del picco giornaliero nel 2022, ha certamente agevolato la discesa dell’inflazione. Ma siamo solo all’inizio della moderazione dei prezzi al consumo, sia in Italia che nell’Eurozona, e il processo richiederà tempo.
Come la legna accesa continua ad ardere per un po’ anche se non viene più alimentata, l’inflazione resta alta per alcuni mesi anche quando viene meno la causa originaria della sua impennata. Solo nel 2024, secondo le previsioni di quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali, l’inflazione totale tornerà più vicina alla soglia del +2% annuo, cui aspirano le banche centrali. Questo significa che in tutto il 2023 faremo ancora i conti con un’inflazione alta sebbene in rientro.
Il problema è che il prezzo del gas è rimasto elevato per troppo tempo, alzando i costi delle imprese. Abbastanza a lungo da entrare nella definizione di altri prezzi: non solo le tariffe energetiche, ma anche quelle dei servizi di trasporto e, infine, i listini di vendita di numerosi beni industriali. Alcuni di questi prezzi sono inclusi nel calcolo della core inflation, misurata al netto di energia e alimentari. Perciò, questa misura dell’inflazione di fondo, sia in Italia, in Europa, che negli USA ha iniziato a salire, lentamente ma inesorabilmente. E questo processo continuerà ancora, almeno per l’anno in corso, tenendo alta l’inflazione totale anche se la componente energetica si va spegnendo.
Se l’aumento dei prezzi al consumo entrasse pienamente nelle aspettative di medio termine degli agenti economici, tanto da innescare una spirale prezzi-salari, la durata del processo inflazionistico si allungherebbe ancora di più. Anzi, si rischierebbe di non vedere affatto una discesa dell’inflazione totale, neanche con il ritardo che oggi stiamo scontando. Tale rischio è molto contenuto in Italia e in Europa, meno negli USA.
Proprio questo timore delle banche centrali, di un disancoramento delle aspettative sui prezzi rispetto alla soglia del +2% annuo, ha fatto proseguire il rialzo dei tassi di interesse della BCE. Che è già il più ampio e anche il più rapido dalla sua creazione nel 1999 (Grafico B). Finora i tassi nell’Eurozona sono saliti di +3,5 punti in appena 9 mesi. Per confronto, nella fase di rialzi BCE del 2005-2006 il tasso impiegò oltre 2 anni per salire di circa 3,0 punti. Intanto, le attese di inflazione a 12 mesi nell’Eurozona sono scese al +2,7% a febbraio scorso, non lontano dalla soglia di stabilità, da un picco di +7,5% ad agosto 2022. Le banche centrali occidentali hanno iniziato ad alzare i tassi quando l’energia era molto cara e stava infiammando l’inflazione (a luglio 2022 la BCE, qualche mese prima la FED) e stanno continuando ad alzarli anche ora che i prezzi di gas e petrolio sono rientrati.
È qui che entra in gioco il problema delle aspettative e della lentezza con cui scende l’inflazione. I banchieri centrali vogliono stroncare del tutto la fiamma, per evitare che si propaghi al fienile e così lo scenario economico deve fare i conti non solo con tassi così alti ma anche con la possibilità che i rialzi proseguano. Ma se il loro livello sale troppo nell’Eurozona, che è un’unione monetaria e non un paese federale, può determinare rischi maggiori che negli USA (frammentazione, instabilità finanziaria), anche oltre il freno posto alla crescita economica. Dopo le ultime decisioni della BCE, i rischi appaiono più bilanciati.
Quando il lungo percorso di moderazione dell’inflazione sarà arrivato vicino all’obiettivo, le banche centrali avranno la possibilità di allentare un po’ la stretta. Le aspettative di inflazione sono in progressiva decelerazione e nello scenario di previsione si include un’inversione di rotta dei tassi verso la fine di quest’anno, senza rialzi ulteriori almeno in Europa fino ad allora (in linea con le attese dei mercati): ma il taglio è atteso significativo solo negli USA, molto meno nell’Eurozona. Quindi, la policy monetaria per l’Italia e gli altri paesi dell’area resterà restrittiva anche il prossimo anno.
Questo aumento dei tassi di riferimento si riverbera, gradualmente, sul canale del credito: che diventa più caro e meno accessibile. In tal modo la stretta monetaria frenerà gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie. L’impatto in Italia è stimato dispiegarsi pienamente con un ritardo di circa un anno, secondo stime del Centro Studi Confindustria presentate in un Focus di questo rapporto: un ritardo simile a quello che ci si aspetta per l’Eurozona. Dato che il rialzo BCE è stato avviato a metà del 2022, il freno alla crescita morderà sul PIL italiano soprattutto nella seconda metà di quest’anno.
I tassi pagati dalle imprese italiane hanno già subito un forte aumento: +2,60 punti fino a inizio 2023, in media. E il costo del credito sembra destinato a salire ancora, sulla scia degli ultimi rialzi della BCE. Ciò peggiora la situazione finanziaria delle aziende, perché (a parità di indebitamento) accresce il peso degli oneri finanziari e scoraggia i progetti di nuovi investimenti. Lo stesso avviene per le famiglie e gli interessi sui mutui variabili.
Nel 2023 lo scenario internazionale è atteso beneficiare di un allentamento di alcune tensioni che hanno caratterizzato il 2022: dai rincari dei prezzi, soprattutto energetici, alle pressioni sulle catene di fornitura. Se dal lato dell’offerta i vincoli appaiono quindi meno stringenti, la domanda mondiale è vista in indebolimento: a causa dei rallentamenti che riguarderanno i paesi avanzati colpiti dall’inflazione e dalla politica monetaria restrittiva, paesi che nell’ultimo biennio hanno sostenuto la crescita del commercio mondiale, mentre i paesi emergenti hanno complessivamente rallentato. Per il 2023 è atteso quindi un cambio nel baricentro della crescita degli scambi mondiali, perché riprenderanno maggiore dinamicità quelli degli emergenti. Dopo un 2023 atteso difficile, l’economia USA e quella dell’Eurozona riprenderanno slancio nel 2024. Gli emergenti, in aggregato, faranno meglio in entrambi gli anni, ma questa non è una novità. La Cina, dopo il rallentamento dello scorso anno legato alle politiche zero-Covid, sta ripartendo molto velocemente. L’impatto economico sulla Russia dopo il varo delle sanzioni si vede, ma non è dirompente come immaginato. Incorporando queste dinamiche, il commercio mondiale è atteso soffrire quest’anno e ripartire il prossimo, con un ritmo intorno a quello storico pre-crisi (Tabella A).
Lo scenario delineato dal CSC esclude nuovi significativi impatti economici della pandemia in Italia e nel Mondo e assume che le conseguenze economiche della guerra in Ucraina siano già state scontate da famiglie, imprese e mercati finanziari.
Tra i rischi, oltre a quelli connessi alla corretta calibrazione della politica monetaria, c’è la possibilità di un aumento dell’instabilità finanziaria che può coinvolgere, come emerso di recente, la solidità delle banche a livello internazionale (dopo gli episodi negli USA e in Svizzera) e i mercati immobiliari che potrebbero risentire più del previsto dell’aumento dei tassi, come ci ricorda la crisi dei mutui subprime del 2008.
Secondo le previsioni del CSC (Tabella B), l’andamento del PIL italiano nel 2023 (+0,4%) è in netto rallentamento rispetto alla media del 2022. Ma è più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si prevedeva una variazione annua nulla dell’economia italiana. Nel 2024, invece, grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si registrerà una dinamica migliore anche in Italia (+1,2% annuo).
La revisione al rialzo per il 2023 rispetto allo scenario CSC di ottobre scorso (di +0,4 punti), è spiegata interamente dall’andamento migliore delle attese nella seconda metà del 2022, nonostante lo shock energetico: ciò ha alzato l’eredità positiva lasciata al PIL del nuovo anno. In particolare, nel 4° trimestre 2022 l’Italia ha limitato al minimo l’aggiustamento al ribasso.
Il sentiero del PIL, però, non è rettilineo: si stima che l’economia italiana abbia subito ancora una lieve contrazione nel 1° trimestre 2023, a causa soprattutto degli effetti ritardati dell’inflazione sui consumi e di una pausa degli investimenti dopo il balzo a fine 2022. Dalla seconda metà del 2023, l’attenuazione delle pressioni inflazionistiche e una limatura ai tassi di interesse dovrebbero favorire una dinamica positiva del PIL fino alla fine del 2024. Un profilo di crescita moderato, ma superiore, di poco, alla media pre-crisi grazie ai primi effetti positivi di investimenti e riforme del PNRR sul potenziale di espansione della nostra economia.
I consumi delle famiglie italiane rimarranno quasi fermi in media nel 2023 (+0,2%), al di sotto del trascinamento ereditato grazie alla buona dinamica nella parte centrale del 2022. Anno in cui il reddito disponibile reale ha limitato i danni, nonostante il balzo dell’inflazione (si veda il Focus 1) ed è stato utilizzato gran parte dell’extra-risparmio spendibile, lasciando poche risorse al 2023. Quest’anno, inoltre, i tassi più alti per mutui casa e credito al consumo giocheranno contro la spesa per beni e servizi. Solo in seguito, sulla scia della lenta discesa dell’inflazione e, quindi, di un recupero del reddito reale, i consumi torneranno a crescere, dalla seconda metà del 2023 e, con più slancio, nel 2024.
Anche gli investimenti totali sono previsti crescere poco nella media del 2023. I motivi sono il ripiegamento delle agevolazioni fiscali in campo edilizio e l’impatto delle condizioni di finanziamento più stringenti. Il dato annuo nasconde, come per i consumi, un avvio molto debole del 2023 e una successiva ripresa, che poi proseguirà più speditamente nel corso del 2024. Ma i ritmi resteranno molto sotto la grande vivacità registrata nel 2022, legata proprio al boom degli investimenti in costruzioni.
Nello scenario CSC, sia le esportazioni italiane di beni e servizi che le importazioni, dopo la forte espansione nel 2022, non sfuggiranno al generale rallentamento nel 2023. Che è dovuto, per i flussi con l’estero, soprattutto all’indebolimento del contesto internazionale. E il 2024 andrà solo poco meglio, tornando sui ritmi medi di crescita del periodo pre-Covid.
I motivi della straordinaria performance dell’export italiano lo scorso anno, nonostante lo shock energetico, nettamente migliore di quella di partner europei come Germania e Francia, sono analizzati nel Focus 4 di questo Rapporto: base manifatturiera rafforzata, ampia diversificazione nei prodotti e lungo le filiere di produzione, miglioramento competitivo nei costi e nella composizione qualitativa.
Questa forza dell’export aiuta a spiegare, in generale, la grande resilienza mostrata dall’industria italiana nell’annus horribilis sul fronte dei costi che è stato il 2022. Ma ha inciso anche la solidità mostrata dalle PMI, qui analizzata nel Focus 6, e la tenuta dei margini in alcuni settori della manifattura che ha reso possibile alimentare produzione e investimenti (stimati a livello settoriale nel Focus 5). Particolare attenzione occorrerà prestare alla perdita di competitività cui sono esposti i settori energy intensive che, più di altri, hanno contribuito alla riduzione dei consumi di energia lo scorso anno contraendo la produzione (si veda il Focus 2). I prezzi dell’energia, sebbene decisamente più bassi dello scorso anno, rimangono storicamente elevati e più alti di quelli registrati in molte economie fuori dall’Europa.
L’occupazione in Italia ha beneficiato nel 2022 di tale solidità dell’economia, crescendo molto, quasi come il PIL nella media dell’anno, pur con ampie differenze tra settori in termini di intensità di lavoro. Ed è attesa restare agganciata al ritmo di crescita dell’attività economica anche nel 2023 (+0,4%), ma rimanere un po’ sotto l’anno prossimo (+0,8%), quando si prevede comincino a manifestarsi nel sistema produttivo gli efficientamenti conseguenti all’attuazione del PNRR.
La maggiore spesa per interessi, dovuta ai rialzi dei tassi, peggiora anche i conti pubblici italiani. Anzitutto il deficit, che si assesta al 7,9% nel 2023 e poi cala a 5,0% nel 2024. Il deficit, peraltro, è ora stimato più ampio fin dal 2021 a seguito della recente revisione contabile relativa agli incentivi per il settore edilizio. I tassi più alti e il debito pubblico in aumento (fino al 147,9% del PIL nel 2024), restringono gli spazi di manovra sul 2024, anche perché torneranno ad operare i vincoli del Patto di Stabilità e Crescita.

Nell’ambito delle attività della rete Enterprise Europe Network, Confindustria Emilia-Romagna assieme a Health Capital Berlin Brandeburg, organizza “Bionnale 2023”, evento di networking e matchmaking dedicato al settore delle scienze della vita e all’industria della salute, che si terrà a Berlino e on line il 16 e 17 maggio 2023.
Obiettivo dell’iniziativa è creare opportunità di partnership e collaborazioni in ambito di ricerca a livello internazionale tra aziende, start up, centri di ricerca, investitori, venture capital, Istituzioni e stakeholder del settore Scienze della vita e all’industria della salute.
L’agenda prevede:
La partecipazione è gratuita previa iscrizione, entro il 17 maggio 2023 tramite l’apposita piattaforma on line: https://bionnale2023.b2match.io/home
Al momento della registrazione è necessario indicare Confindustria Emilia-Romagna come Support office per poter beneficiare del supporto gratuito alla partecipazione.
In allegato scheda riassuntiva dell’iniziativa.
Per informazioni
Enterprise Europe Network – Consorzio Simpler
Tel: +39 051 3399911
e-mail: simpler@confind.emr.it