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  • Triple Helix Summit 2020 | Virtual Brokerage Event 23 novembre 2020

    Triple Helix Summit 2020 | Virtual Brokerage Event 23 novembre 2020

     

    Nell’ambito delle attività della rete Enterprise Europe Network, ArtER e Confindustria Emilia-Romagna organizzano il 23 novembre 2020 un evento di matchmaking virtuale collegato al “Triple Helix Association Summit 2020: Designing Globally Connected Regional Innovation Ecosystems – overcoming barriers and opening pathways.”  (24-26 novembre).

    L’iniziativa di matchmaking prevede 1 giornata di incontri individuali virtuali, da realizzarsi attraverso la piattaforma online dell’evento, dedicata a imprese, pubbliche amministrazioni, agenzie governative, policy makers, Università e centri di ricerca interessarti a sviluppare collaborazioni a livello internazionale.

    Focus Tematici:

    • sviluppo sostenibile delle Regioni e delle Città
    • big data, internet of things e intelligenza artificiale
    • infrastrutture smart
    • industria 4.0
    • economia circolare
    • impatto sociale del Covid-19: scienza, industria e istituzioni per fronteggiare assieme la crisi.

     

    La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione entro il 22 novembre 2020 tramite l’apposita piattaforma on line: https://triple-helix-summit-2020.b2match.io/

    Al momento della registrazione è necessario indicare Confindustria Emilia-Romagna come Support office per beneficiare del supporto alla partecipazione all’evento.

    Il virtual brokerage event sarà seguito dalla tre giorni del Summit dell’Associazioni Tripla Elica, associazioni no profit il cui scopo è rafforzare l’interazione tra accademia-industria-governo (tripla elica) per promuovere la ricerca, l’innovazione, l’imprenditorialità, la competitività economica e la crescita. Per consultare il programma, visitare il sito Triple Helix Virtual Summit.

    Il Summit è a pagamento, ma per gli iscritti al brokerage event è previsto un codice sconto del 50% sulla membership all’Associazione.  

    Per ulteriori dettagli sui costi di partecipazione al Summit visitare la seguente pagina

     

    Per informazioni:

    Simpler – Enterprise Europe Network
    Confindustria Emilia-Romagna

    mail: simpler@confind.emr.it
    Tel. +39 051 33.99.940-960

     

     

  • INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA |  30 ottobre 2020

    INDAGINE RAPIDA DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA | 30 ottobre 2020

     

    Si interrompe la crescita dell’attività industriale in settembre (-3,2%), si stabilizza in ottobre (+0,4%). Le prospettive, però, sono tornate negative.

    La produzione industriale italiana registra il primo stop in settembre, dopo quattro mesi di crescita robusta.

    Nel terzo trimestre si rileva un rimbalzo del 29,5% rispetto al secondo, mentre il quarto potrebbe segnare una nuova caduta dell’attività in conseguenza del peggioramento del contesto economico generale a causa della recrudescenza dei contagi da Covid-19.

    Le indagini condotte in ottobre mostrano sia tra gli imprenditori manifatturieri che tra le famiglie una crescente preoccupazione sulle prospettive economiche nei prossimi mesi.

     

    Vai alla Nota completa

     

     

  • Green Days 2020 Brokerage Event – 1-4- dicembre 2020

    Green Days 2020 Brokerage Event – 1-4- dicembre 2020

    La rete Enterprise Europe Network, di cui Confindustria Emilia-Romagna è parte, organizza un evento di matchmaking virtuale dal 1° al 4 dicembre 2020 dedicato al settore ambiente, energia e economia circolare, che si terrà nell’ambito della fiera Pollutec on line di Lione, una delle principali fiere internazionali di settore che quest’anno sarà completamente digitale.

    L’iniziativa “Green Days 2020” prevede 2 giornate di incontri individuali virtuali, da realizzarsi attraverso la piattaforma online dell’evento, tra imprese, centri di ricerca e sviluppo, Agenzie, Autorità pubbliche e Municipalità, finalizzate a sviluppare collaborazione commerciali, tecniche e di ricerca a livello internazionale.

    L’iniziativa prevede inoltre, nelle giornate del 1° e 4 dicembre, un seminario informativo e attività dedicate ai clusters.

    Focus Tematici:

    • Ambiente
    • Energia
    • Energie rinnovabili
    • Economia circolare

    La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione entro il 13 novembre 2020 tramite l’apposita piattaforma on line: https://green-days-pollutec-2020.b2match.io/home

    Al momento della registrazione è necessario indicare Confindustria Emilia-Romagna come Support office per beneficiare del nostro supporto alla partecipazione all’evento.

    Per maggiori informazioni sulle modalità di iscrizione, in allegato la scheda riassuntiva dell’iniziativa.

  • PREMIAZIONE DELLE SCUOLE FINALISTE DEL PROGETTO CREI-AMO L’IMPRESA!

    PREMIAZIONE DELLE SCUOLE FINALISTE DEL PROGETTO CREI-AMO L’IMPRESA!

     

    SI È SVOLTA OGGI PER LA PRIMA VOLTA ON LINE LA PREMIAZIONE DELLE SCUOLE FINALISTE DEL PROGETTO “CREI-AMO L’IMPRESA!”

    L’Istituto di Istruzione Superiore Fermo Corni di Modena vince l’edizione 2019-20 del progetto promosso dai Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna in collaborazione con Unesco Giovani

     

    20 ottobre 2020 − Si è conclusa a Bologna l’edizione 2019-2020 del progetto CREI-AMO L’IMPRESA! promosso dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna e dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna in collaborazione con l’Associazione Giovani per l’Unesco.

    Una trentina di studenti di quattro istituti secondari superiori dell’Emilia-Romagna ha presentato i progetti d’impresa a cui hanno lavorato insieme ai docenti e ai giovani imprenditori nel ruolo di business angel.

    La premiazione, che si è svolta on line seguendo rigorosamente le disposizioni anti Covid, è stata mandata in onda in diretta sui canal social dei Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna.

    «In quest’anno difficile di pandemia è stato davvero complicato portare a termine il Progetto Crei-amo l’impresa – ha dichiarato il Presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna Kevin Bravi – e quindi le scuole che sono arrivate alla premiazione meritano tutto il nostro applauso. Con questa iniziativa vogliamo partire dalle scuole per creare gli imprenditori di domani, facendo vivere agli studenti il mondo aziendale dal punto di vista dell’imprenditore: un’iniziativa che valorizza le capacità e le attitudini dei ragazzi e genera quella che noi chiamiamo cultura d’impresa, fondamentale per il futuro del nostro territorio».

    Il vincitore assoluto dell’edizione di quest’anno è l’Istituto di Istruzione Superiore Fermo Corni di Modena, che ha presentato il Progetto AS-ecotech, un aspiratore che permette di aspirare e separare diversi materiali in chiave ecologica. La classe, che ha vinto anche per realizzabilità, ha visitato l’azienda modenese Emilbronzo 2000 srl.

    Il Liceo Fermo Corni di Modena ha ottenuto una menzione speciale per l’attinenza al territorio con il progetto 3 RD LIFE, la cui ideazione ha preso avvio dalla visita all’azienda Coop Box Group di Bibbiano (Reggio Emilia).

    Il progetto riguarda un estrusore che ricicla materie plastiche selezionate e le trasforma in filamenti utili per il riuso. Il Progetto GREEND del Liceo San Tomaso d’Aquino di Correggio (Reggio Emilia), dedicato ad un dispositivo per la raccolta, differenziazione e riuso dei rifiuti, in particolare i mozziconi di sigaretta, ha ottenuto una menzione speciale per l’originalità. La classe ha visitato l’azienda ESA di Bibbiano (Reggio Emilia).

    L’Istituto di Istruzione Superiore Liceo Artistico Dosso Dossi di Ferrara si è distinto per la qualità della grafica con il progetto H2Ouse, la progettazione di una App con diverse funzioni legate alle cosiddette “case dell’acqua” che consentono di imbottigliare acqua pura filtrata. Il Progetto ha preso avvio dalla visita all’azienda Italbedis srl.

    Tutte le visite aziendali si sono svolte prima dell’inizio della pandemia.

    Ha dato un saluto iniziale il Dirigente dell’Ufficio IV dell’Ufficio Scolastico Regionale Giovanni Desco. Sono intervenuti, oltre al Presidente regionale dei Giovani Imprenditori Kevin Bravi, la Vice Presidente Francesca Villani, la delegata dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna Carla Conti e il rappresentante regionale dell’Associazione Giovani per l’Unesco Andrea Croci.

    L’iniziativa dei giovani imprenditori dell’Emilia-Romagna, giunta alla ventesima edizione, ha coinvolto negli anni circa 2.600 studenti. Si svolge nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e orientamento (ex alternanza scuola-lavoro): il tempo impiegato per la realizzazione dei business plan può essere valutato come tale, sulla base delle intese con le scuole.

    Tutti gli studenti hanno ricevuto i gadget offerti dall’azienda Franco Cosimo Panini di Modena. Ha collaborato all’organizzazione anche l’azienda Tecnostudi di Bologna. Alla classe vincitrice assoluta è stato assegnato un premio per l’acquisto di libri.

    L’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco, partner di Crei-amo l’impresa, supporta le attività della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco nel campo dell’educazione, scienza, cultura e comunicazione, promuovendone progetti, valori e priorità nelle comunità locali attraverso la partecipazione attiva dei giovani.

     

  • Nuovo Avviso di Fondimpresa, 10 milioni di euro per l’innovazione delle piccole imprese

    Nuovo Avviso di Fondimpresa, 10 milioni di euro per l’innovazione delle piccole imprese

     

    CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA     CGIL CISL UIL EMILIA-ROMAGNA

    Giovedì 15 ottobre alle 16.00 un webinar in diretta sul nuovo Avviso di Fondimpresa, che mette in campo 10 milioni di euro per l’innovazione delle piccole imprese

     

    Bologna, 14 ottobre 2020    Dal 20 ottobre le piccole imprese avranno una nuova opportunità: partecipare all’Avviso di Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil che mette a disposizione 10 milioni di euro per stimolare nelle micro e piccole imprese processi di innovazione e miglioramento continuo.

    Il bacino di potenziali beneficiarie è in Emilia-Romagna di oltre 5.700 imprese. Ad esse e ai loro lavoratori Fondimpresa propone uno strumento in grado di adattarsi alle esigenze specifiche di ogni singola azienda, offrendo ai lavoratori l’opportunità di sviluppare nuove competenze in ambiti tematici strategici come il digitale, le lingue straniere, le tecniche di produzione.

    L’Avviso consente di esternalizzare gran parte della progettazione, permettendo all’azienda di concentrarsi sulla ricerca di soluzioni formative adatte al proprio fabbisogno, senza anticipare i costi della formazione erogata.

    Per illustrare l’Avviso Fondimpresa ha organizzato per giovedì 15 ottobre alle ore 16.00 un webinar di presentazione e approfondimento in diretta sui propri canali Facebook, Linkedin e YouTube.

    «L’Avviso 2/2020 – afferma il Presidente di Fondimpresa Bruno Scuotto – prevede uno stanziamento iniziale di 10 milioni di euro per la realizzazione di Piani formativi condivisi, esclusivamente interaziendali. È uno strumento innovativo, ideato a sostegno della fase di ripresa delle imprese e del Paese in un periodo di emergenza sanitaria. Un ulteriore aiuto deriva dal fatto che tra i destinatari del Piano possono essere inseriti i lavoratori posti in CIG, in deroga e gli apprendisti per attività formative diverse dalla formazione obbligatoria prevista dal contratto.

    Si tratta   – sottolinea Scuotto –  di un’opportunità da non perdere per tutte le aziende che non hanno mai presentato un piano con Fondimpresa.  Per la prima volta le aziende potranno delegare al Fondo il pagamento del fornitore individuato, evitando l’onerosità dell’anticipo dei costi del piano formativo. Questo significa non lasciare sole le imprese nel momento del bisogno, offrire loro la possibilità di una spinta per ripartire, per reagire insieme ed affrontare il futuro».

    La presentazione dei piani a valere sull’Avviso 2/2020 di Fondimpresa sarà consentita dalle ore 9.00 del 20 ottobre 2020 sino alle ore 13.00 del 31 dicembre 2020.    

     

    Per informazioni: www.fondimpresa.it    

     

  • SMART CITY LIVE BROKERAGE EVENT |  17 E 18 NOVEMBRE 2020

    SMART CITY LIVE BROKERAGE EVENT | 17 E 18 NOVEMBRE 2020

     

    La rete Enterprise Europe Network organizza un evento virtuale di matchmaking e conferenza dedicato ai temi delle Smart Cities che si svolgerà online il 17 e 18 novembre 2020.

    L’iniziativa “Smart City Live 2020 Brokerage Event”, che sostituisce la fiera Smart City Expo World Congress, prevede 2 giornate di incontri individuali tra imprese, università e centri di ricerca, autorità pubbliche e municipalità per discutere proposte progettuali ed eventuali collaborazioni.

    Inoltre, sono previsti anche eventi collaterali (workshop, interviste, dibattiti e storie di successo) dedicati alle tematiche di Public Procurement of Innovation e COVID-19, come da scheda allegata.

    Focus Tematici:

    • Future challenges in urban mobility
    • Technologies to address urban challenges and health crisis
    • Redesigning cities and urban living
    • Challenges and opportunities of the economic recovery
    • Resilient infrastructures and urban environment to build back better
    • The future of retail in a digital era

    La partecipazione all’evento è gratuita previa registrazione entro il 9 novembre 2020 tramite l’apposita piattaforma on line: https://smartcity2020.b2match.io/  

    Al momento della registrazione è indicare Confindustria Emilia-Romagna come Support office per beneficiare del supporto del nostro sistema alla partecipazione all’evento.

     

    Per informazioni:

    Simpler – Enterprise Europe Network
    Confindustria Emilia-Romagna

    Via Barberia 13, 40123 Bologna (Italy)
    mail: simpler@confind.emr.it
    Tel. +39 051 33.99.940-960

     

     

  • UN CAMBIO DI PARADIGMA PER L’ECONOMIA ITALIANA | RAPPORTO DI PREVISIONE DEL CSC – AUTUNNO 2020

    UN CAMBIO DI PARADIGMA PER L’ECONOMIA ITALIANA | RAPPORTO DI PREVISIONE DEL CSC – AUTUNNO 2020

     

    La difficile risalita dopo il crollo

    Il CSC stima un profondo calo del PIL italiano del -10% nel 2020 e un recupero parziale del +4,8% nel 2021 (Tabella A). La contrazione del PIL di quest’anno porta i livelli indietro a quelli di 23 anni fa. L’impatto della crisi sanitaria è stato leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa, portando a una lieve revisione al ribasso delle stime rispetto allo scenario delineato dal CSC a maggio.

    La “tempesta perfetta”, causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta, indotto dal blocco normativo delle attività in numerosi settori dell’industria e dei servizi, e dalle limitazioni agli spostamenti delle persone con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus, ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana: il PIL è diminuito complessivamente del 17,8% nel primo e secondo trimestre. Le misure ingenti varate dal Governo durante i primi mesi dell’emergenza hanno fornito liquidità a famiglie e imprese.

    Le conseguenze della pandemia sono state gravi soprattutto per l’industria, che ha risentito della cancellazione di ordini dal mercato interno ed estero, e per alcune attività terziarie (turismo, trasporti, attività ricettive e di ristorazione).

    La fine del lockdown, a inizio maggio, ha determinato un’importante risalita della domanda, che in molti settori si era sostanzialmente azzerata, e ha rilanciato l’attività nell’industria con incrementi rilevanti nel terzo trimestre, che tuttavia non hanno colmato la perdita dei primi due trimestri.

    Nei servizi, invece, il recupero è più lento. Nei mesi estivi, mentre altre attività ripartivano, la situazione dell’economia italiana è stata gravata dalla forte diminuzione dei flussi turistici, specie quelli stranieri. Da agosto il graduale aumento del numero di nuovi contagiati, benché più contenuto rispetto a quanto osservato in altri paesi europei, rappresenta una fonte di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive future. Questi fattori spiegano la debolezza attesa per il PIL nel quarto trimestre del 2020, dopo il rimbalzo nel terzo.

    Il recupero del PIL dovrebbe proseguire in modo graduale dal primo trimestre del 2021, a condizione che la diffusione del COVID-19 sia contenuta in maniera efficace. Un impulso importante alla ripresa, nel corso del prossimo anno, potrebbe essere rappresentato dagli effetti positivi derivanti dalle misure di sostegno all’economia già approvate a livello europeo (non incluse nello scenario previsivo del CSC, così come la prossima manovra di bilancio). Con il Recovery Plan affluirebbero gradualmente per essere investite in Italia risorse aggiuntive, a partire dal 2021. Queste si affiancherebbero agli interventi di politica economica varati nei paesi colpiti dall’emergenza COVID-19, con un effetto positivo sulla congiuntura internazionale.

    Tuttavia, il rimbalzo del PIL italiano nel 2021 compenserà solo parzialmente il crollo di quest’anno: nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019. E molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa otto punti percentuali.

    I drammatici cali dei livelli di attività in Italia hanno avuto un pesante riflesso sull’input di lavoro impiegato, che in termini di monte ore lavorate è diminuito del 15,1% annuo nella media dei primi due trimestri del 2020: la maggior parte dell’aggiustamento è avvenuto tramite un calo di ore lavorate pro-capite (-13,5%), mentre il numero di persone occupate è sceso solo dell’1,5%. Questo è dovuto al ricorso imponente a strumenti di integrazione del reddito da lavoro, in primis la Cassa Integrazione Guadagni, che il Governo ha messo a disposizione in deroga.

    In media d’anno, tuttavia, nel 2020 le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (ULA) registreranno un -10,2%, pari a un calo di 2 milioni e 452mila unità. Il numero di persone occupate ha ricominciato a puntare verso l’alto contemporaneamente alla ripresa dell’attività (+170mila unità a luglio-agosto), ma nel resto dell’anno si prevede che questa tendenza non proseguirà, considerando un livello del PIL ancora depresso rispetto al pre-COVID-19. L’occupazione registrerà, quindi, un -1,8% in media nel 2020, pari a circa 410mila persone occupate in meno rispetto al 2019.

    Cruciale per l’anno prossimo saranno l’intensità e la velocità della ripresa del PIL. Con un recupero incompleto come quello qui previsto, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata (+4,0% le ULA, meno del PIL). Il numero di persone occupate, dunque, si aggiusterà verso il basso: -1,0% nel 2021, pari a -230mila unità.

    Debole sia la domanda estera sia interna

    Nello scenario CSC le esportazioni italiane diminuiscono del 14,3% nel 2020 e risalgono del 11,3% nel 2021. L’export di beni migliora rispetto alle stime di maggio, con un calo del 10,0% e poi un recupero pieno. Quello di servizi, invece, è atteso crollare del 31,9% e poi registrare una forte ma incompleta risalita (Grafico A). Dopo il minimo toccato durante il lockdown, si sono registrati forti segnali di ripartenza a inizio estate. Le prospettive a breve-medio termine, tuttavia, restano deboli e incerte, soprattutto a causa dall’evoluzione globale della pandemia. Questa incertezza colpisce in particolare nel comparto dei servizi. Lo scenario CSC assume una dinamica positiva, seppure rallentata e disomogenea, degli scambi con l’estero nel resto dell’anno e nel 2021, soggetta a rischi al ribasso. L’apprezzamento dell’euro agirà da freno alle vendite italiane, riducendone la competitività di prezzo. La dinamica dell’export di beni sarà peggiore di quella degli scambi mondiali quest’anno, data la particolare debolezza dei suoi principali mercati di destinazione (Europa, Stati Uniti) e di alcuni settori in cui è specializzato (macchinari, tessile).Poi, nel 2021, risalirà più rapidamente rispetto alla ripartenza del commercio globale.

    I consumi delle famiglie italiane sono previsti diminuire dell’11,1% quest’anno, un tracollo senza precedenti, e poi recuperare solo del 5,9% nel 2021. Le preoccupazioni generate dalla diffusione del virus, dal suo impatto sul sistema economico e dall’incertezza su tempi e modi d’uscita dall’emergenza, hanno portato a un forte incremento della propensione al risparmio. Le famiglie, infatti, hanno rinviato molte decisioni di consumo e modificato le proprie scelte a favore delle spese essenziali. In questa fase, il potere d’acquisto è stato sostenuto dagli interventi pubblici a supporto del reddito e dell’occupazione. Nel 2021, a favore della spesa delle famiglie agirà il rimbalzo previsto del reddito disponibile. Inoltre, la risalita attesa della fiducia dei consumatori, condizionata all’efficace contenimento dei contagi, determinerà un importante stimolo per la domanda privata, che rimarrà comunque molto sotto i valori pre-COVID-19.

    L’impatto della pandemia è stato ancor più devastante per gli investimenti che sono previsti diminuire del 15,8% nel 2020. La forte caduta della domanda già da febbraio, la cancellazione di ordini e il peggioramento delle attese hanno costretto le imprese a rinviare molte scelte di investimento. Nel 2021 è atteso un rimbalzo robusto, ma comunque incompleto (+9,7%). In particolare, la risalita della spesa in macchinari sarà guidata dal miglioramento del contesto internazionale, che spingerà a una maggiore domanda e sosterrà la fiducia degli imprenditori. In senso contrario potrebbe agire una nuova frenata del credito, se non si riuscirà a gestire adeguatamente il prevedibile aumento dei crediti bancari problematici a causa della recessione.

    Negli ultimi mesi il credito è tornato ad aumentare in Italia, ma solo per la provvista di liquidità. Lo stock di prestiti bancari alle imprese è in crescita da marzo, con una progressiva accelerazione (+4,4% annuo a luglio, +14,0% circa stimato entro fine anno). Questo incremento è alimentato in maniera determinante dalle nuove garanzie pubbliche per il credito, varate dal Governo per fronteggiare la carenza di liquidità nel sistema delle imprese generata dal lockdown. Le imprese italiane stanno ottenendo i prestiti bancari richiesti per finanziare le scorte, il capitale circolante e anche la ristrutturazione del debito. Questo aiuta molto nel breve termine, ma con il calo previsto per gli investimenti di per sé non alimenta la crescita. E finisce per pesare sul debito bancario delle imprese, quindi sulla solidità dei bilanci. La quota del debito bancario sul passivo totale salirà da 16,5% a 18,4% nel 2020 (stime CSC), annullando parte del de-leveraging dell’ultimo decennio.

    Per la ripartenza dell’Italia è cruciale che sia preservata una condizione di stabilità sui mercati finanziari, specie quelli dei titoli sovrani. Negli ultimi mesi, i rendimenti sovrani italiani sono tornati ai minimi storici, dopo la fiammata all’inizio dell’epidemia. Sono stati frenati dal deciso e tempestivo intervento della BCE, che con il Quantitative Easing di emergenza ha comprato più titoli italiani di quanto avrebbe dovuto in base alle quote dei singoli paesi membri dell’Eurozona. Nello scenario CSC, in base all’ipotesi che la BCE resti iper-espansiva a lungo, si assume un rendimento del BTP decennale fermo ai livelli correnti. Ciò favorisce il credito all’economia italiana, evitando impatti sul settore bancario. E aiuta i conti pubblici italiani, che si giovano di una minore spesa per interessi.

    Policy per la crescita

    Dall’inizio degli anni Novanta a oggi, dopo ogni crisi negli ultimi 30 anni, l’Italia si è adagiata su ritmi di crescita man mano più modesti ed è l’unica grande economia in Europa a mostrare un profilo in tendenziale diminuzione: nei 30 anni tra 1991 e 2021 (stime della Commissione europea per il 2020-2021) il PIL italiano ha accumulato una distanza di 29 punti percentuali dalla Germania, 37 dalla Francia, 54 dalla Spagna. In termini di PIL pro-capite, con la crisi da COVID-19 l’Italia è tornata ai livelli di fine anni Ottanta.

    Negli ultimi decenni i tratti di fondo che hanno caratterizzato l’economia italiana sono stati la debole dinamica della produttività del lavoro, con l’industria a trainare e i servizi fermi, e il calo degli investimenti pubblici che dal 2009 sono diminuiti del 36% a prezzi costanti. Al contrario, negli ultimi anni si è registrato il recupero degli investimenti privati, in particolare gli investimenti in beni strumentali sostenuti dal Piano Industria 4.0.

    L’analisi condotta dal CSC con il Dipartimento delle Finanze del MEF mostra che i benefici fiscali per la spesa in attività innovative (iper-ammortamento) per il solo 2017, primo anno di applicazione, hanno interessato 10,2 miliardi di euro di investimenti, mentre la stima per il 2018 è di 15,2 miliardi. Gli investimenti in beni strumentali connessi alla trasformazione digitale hanno quindi registrato un incremento pari a quasi il 50%, con una crescita del peso di questa tipologia d’investimento rispetto al totale dei nuovi macchinari e attrezzature industriali acquistati dalle imprese italiane, dall’11,0% nel 2017 al 15,8% nel 2018. In entrambi gli anni le imprese beneficiarie sono state in prevalenza piccole e medie imprese. Di quelle che hanno beneficiato dell’iper-ammortamento nel 2017, la quasi totalità (84,7%) non aveva effettuato investimenti in tecnologie 4.0 prima del 2017; in particolare, un terzo erano imprese appartenenti proprio alla parte più digitalmente arretrata del sistema produttivo, quella che appariva in ritardo anche rispetto all’adozione di tecnologie ICT più tradizionali.

    Inoltre, si stima che gli investimenti agevolati in tecnologie 4.0 nel 2017 abbiano prodotto, tra gennaio 2017 e marzo 2019, una maggiore crescita occupazionale nelle imprese che ne hanno beneficiato, rispetto ad imprese simili che non ne hanno beneficiato, di circa 7 punti percentuali. L’aumento degli occupati ha riguardato soprattutto giovani, operai specializzati e i conduttori di impianti e macchinari, anche in imprese localizzate nel Mezzogiorno.

    Scomponendo la crescita del PIL dal lato dell’offerta, il problema principale è la flebile, a volte nulla o negativa, dinamica della produttività negli ultimi decenni, accompagnata anche da una riduzione delle ore lavorate dopo il 2007. La dinamica della produttività del lavoro è passata dal +1,2% annuo nel 1997-2001, al +0,6% nel 2004-2007, per finire a un modesto +0,1% nel 2015-2019. Se tra il 1996 e il 2019 l’Italia ha fatto registrare, in media, un aumento dello 0,3% della produttività del lavoro, questa è salita in Germania dello 0,7% annuo e in Francia e Spagna dello 0,8%. La dinamica è particolarmente preoccupante nei servizi dove l’Italia è l’unico Paese a registrare una decennale stagnazione, mentre negli altri la dinamica è stata positiva, anche se contenuta. E tra i servizi, la produttività in Italia ha avuto un andamento sfavorevole principalmente nelle attività professionali e scientifiche (che rilevano per i cosiddetti business services, un elemento di costo per la manifattura) e nelle amministrazioni pubbliche.

    Per risollevare l’economia italiana dopo decenni di bassa crescita è quindi necessario portare la dinamica del PIL almeno all’1,5%, il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti la crisi globale. A tal fine servirà un incremento medio della produttività del lavoro di quasi un punto percentuale all’anno.

    Per ottenere un risultato di questo tipo serve intervenire in modo organico e con determinazione, a partire da una visione chiara dei nodi del mancato sviluppo italiano. Serve, appunto, un cambio di paradigma rispetto agli ultimi decenni, per accrescere strutturalmente il potenziale di crescita dell’economia italiana. Occorre rimuovere i colli di bottiglia che bloccano il Paese da molti anni intervenendo proprio laddove la crescita della produttività è bloccata.

    Innanzitutto, rivedendo le modalità con cui vengono tradotte in norme le decisioni pubbliche. Un processo che produce una frammentazione di norme, con regole spesso confuse e difficilmente implementabili da parte di imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni. Un processo, inoltre, nel quale è spesso assente una seria valutazione ex-ante delle conseguenze attese della produzione normativa per imprese e cittadini. Occorre innalzare la qualità dei servizi pubblici e far sì che questi siano offerti in tempi certi e brevi. Coniugare più efficienza con la tutela dei diritti dei cittadini e della concorrenza non solo è possibile, ma è necessario. Gli output della Pubblica amministrazione rappresentano un input produttivo per tutti i settori economici, in Italia come nelle altre economie, e non è immaginabile un innalzamento della produttività del lavoro nell’economia italiana senza servizi pubblici all’avanguardia. Infine, occorre invertire la tendenza negativa degli investimenti pubblici, i quali da un lato influenzano la crescita come componente di domanda, e dall’altro, una volta realizzati, sono determinanti per la costruzione di capitale fisico, umano e di conoscenza in grado di aumentare la produttività. Occorre puntare sia su infrastrutture tradizionali, sia su più ricerca, digitalizzazione, formazione di capitale umano e sostenibilità ambientale per colmare i divari territoriali.

    Un’opportunità unica per programmare un futuro in cui la dinamica del PIL sia più elevata è offerta dagli strumenti introdotti a livello europeo per contrastare l’impatto economico dell’emergenza sanitaria. Oltre alla novità dello SURE e alla linea di credito del MES, trasformata rispetto al recente passato e che è indispensabile attivare per investire subito nella salute pubblica, con il Next-Generation EU la risposta è diventata consistente e senza precedenti. L’accordo raggiunto su Next-Generation EU (NG-EU), che auspichiamo si concretizzi presto, ha soprattutto un forte valore politico perché per la prima volta i Governi dei paesi membri dell’Unione hanno, nei fatti, dato vita a un sistema di trasferimenti di risorse verso gli stati che hanno subito maggiormente gli effetti della crisi. Questi strumenti, al contrario del Quadro Finanziario Pluriennale, sono dedicati a fronteggiare uno shock temporaneo. Per l’Italia, l’utilizzo degli strumenti europei, soprattutto il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire la china. Altrimenti, l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico.

     

    Vai al Rapporto completo del Centro Studi Confindustria