Un estratto del Rapporto pubblicato il 21 giugno dal Sole 24 Ore, con le interviste del Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini e del Consigliere CERR-Confindustria Emilia-Romagna Ricerca Mario Riciputi
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IL RAPPORTO BANKITALIA SULL’ECONOMIA DELL’EMILIA-ROMAGNA
Nel 2015, secondo il Rapporto Bankitalia presentato il 14 giugno 2016, l’economia dell’Emilia-Romagna è tornata a crescere, interrompendo una prolungata fase recessiva. L’espansione ha beneficiato della dinamica positiva delle esportazioni cui si è affiancata quella dei consumi e il riavvio degli investimenti.
Nell’industria manifatturiera sono aumentate le vendite; la crescita è stata più accentuata per le imprese esportatrici, ma si è estesa anche a quelle più orientate al mercato interno. La dinamica degli ordini è stata più favorevole per le grandi imprese e ha riguardato tutti i principali comparti. Le vendite all’estero hanno continuato a crescere, trainate da quelle verso gli Stati Uniti; sono al contrario diminuite le esportazioni verso i paesi emergenti, che hanno mostrato un indebolimento dell’attività economica. Il miglioramento del quadro congiunturale e delle condizioni di accesso al credito hanno favorito la crescita degli investimenti. Nelle costruzioni i livelli di attività rimangono bassi ed è proseguita la riduzione della base produttiva; la diminuzione dei prezzi delle case e dei tassi di interesse sui mutui hanno stimolato le compravendite. Nei servizi privati non finanziari il fatturato è aumentato. Nel commercio le vendite sono tornate a crescere, soprattutto per i beni durevoli e nelle imprese della grande distribuzione; anche le presenze turistiche sono aumentate, trainate dalla componente italiana a fronte di una flessione di quella straniera.
L’occupazione è aumentata, trainata da quella dell’industria; fra i nuovi contratti hanno prevalso quelli a tempo indeterminato. Tali dinamiche hanno riflesso sia la ripresa dell’attività economica sia i provvedimenti adottati dal Governo. Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma resta storicamente elevato.
La flessione dei prestiti alle imprese si è progressivamente attenuata nel corso dell’anno. La dinamica è stata divergente tra i settori di attività economica e per profilo di rischio dei prenditori: i prestiti sono tornati a crescere nel manifatturiero mentre continuano a diminuire nei servizi e nelle costruzioni; come negli anni precedenti la dinamica del credito è stata migliore per le imprese con una situazione economica e finanziaria più solida. La domanda di credito è stata sostenuta dalla componente finalizzata agli investimenti produttivi e al finanziamento del circolante; dal lato dell’offerta le condizioni di accesso al credito sono migliorate, sia in termini di spread applicati sia di quantità erogate. I tassi di interesse sono diminuiti beneficiando delle misure di politica monetaria della BCE.
I prestiti alle famiglie sono tornati a espandersi beneficiando della marcata crescita dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni. Anche il credito al consumo è aumentato, grazie alla ripresa degli acquisti di beni durevoli. I depositi delle famiglie sono cresciuti a tassi simili a quelli dell’anno precedente.
Il miglioramento del quadro congiunturale stenta a riflettersi sul rischio di credito, che rimane su livelli storicamente elevati in particolare per il settore delle costruzioni. Gli ingressi in sofferenza sono lievemente aumentati; gli altri indicatori anticipatori delle stesse mostrano invece segnali di miglioramento.
Secondo l’indagine della Banca d’Italia presso le imprese la ripresa dovrebbe consolidarsi nel 2016 ed estendersi anche alle imprese delle costruzioni. Il ritmo di crescita dell’economia rimarrebbe, peraltro, moderato; su tale scenario gravano le incertezze sull’evoluzione del commercio mondiale e sull’intensità della ripresa della domanda interna.
Gli effetti della crisi e l’intensità della ripresa sono stati differenziati sul territorio regionale e tra settori; la cosiddetta motor valley e il distretto biomedicale di Mirandola, in particolare, hanno mostrato una dinamica migliore rispetto a quella del manifatturiero, anche grazie a una maggiore proiezione internazionale e alla specializzazione in produzioni a più elevato valore aggiunto. Il settore delle costruzioni, al contrario, ha registrato un significativo ridimensionamento cui si è associata una diminuzione dei prezzi delle case; questi ultimi, peraltro, presentano un’elevata eterogeneità territoriale.
La sfavorevole congiuntura economica iniziata nel 2008 si è negativamente riflessa sulla situazione economica e finanziaria delle famiglie: sono diminuiti l’occupazione, i redditi e la ricchezza mentre sono aumentate le situazioni di povertà ed esclusione sociale; gli indicatori di benessere rimangono, tuttavia, superiori alla media nazionale. Gli effetti della crisi sulle famiglie sono stati differenziati: il calo dell’occupazione è stato maggiore per i più giovani e i meno istruiti. Nonostante i più elevati rendimenti dell’istruzione, l’ampia disponibilità di corsi di laurea e l’elevata qualità degli atenei, è diminuita la percentuale di diplomati che si immatricola nelle università.
Sul mercato del credito, alla prolungata diminuzione dei prestiti osservata negli ultimi anni si sono associati, tra le imprese, processi di deleveraging e di consolidamento del debito; tra le famiglie, il livello di indebitamento rimane basso e le situazioni di vulnerabilità finanziaria contenute.
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LE CORPORATE ACADEMY IN EMILIA-ROMAGNA
L’Istituto Nomisma ha analizzato, per uno studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna, le 120 imprese emiliano-romagnole più grandi in termini di fatturato (100 del comparto manifatturiero e terziario, 20 dei servizi finanziari), per ricavare un’analisi dettagliata delle scuole di formazione interne alle aziende.
Sono state individuate 29 Corporate Academy, che rappresentano il 50% di tutte quelle presenti in Italia. Nomisma ne ha intervistate direttamente 17. Rispetto al resto d’Italia, in cui le Academy più consolidate riguardano il settore bancario assicurativo, in Emilia-Romagna si registra maggiormente la prevalenza di Academy nel settore manifatturiero.
Le strutture formative aziendali hanno in genere meno di 10 anni di vita, sono strutture leggere con un numero di addetti dedicati full-time che varia da uno a oltre 60 nelle strutture più complesse.
Nella maggior parte dei casi le attività formative erogate da queste strutture si concentrano su ambiti “strategici” per la crescita dell’azienda: management, marketing e comunicazione, tecniche commerciali, competenze per livelli amministrativi alti.
Le imprese in cui sono presenti le Academy hanno alcune caratteristiche simili: sono aziende innovatrici e crescono in termini di utili, fatturato, occupazione e investimenti.
Le motivazioni che hanno spinto gli imprenditori a creare vere e proprie “strutture formative aziendali” sono molteplici: mantenere il know-how aziendale e garantirne la trasmissibilità, favorire la crescita del personale in chiave strategica, creare e condividere una cultura unitaria dell’impresa specie nei momenti di transizione dovuti ad acquisizioni, fusioni o ampliamenti di mercato.
Nella maggior parte dei casi, le Academy delle aziende intervistate non hanno una propria veste giuridica separata da quella delle imprese a cui appartengono: fanno capo per lo più alla direzione risorse umane, pur essendo nella totalità dei casi nate su impulso dell’amministratore delegato o comunque dei vertici strategici dell’azienda.
I dati sulle Corporate Academy sono stati presentati il 10 giugno 2016 in occasione della manifestazione R2B Research to Business, alla presenza dell’Assessore Regionale alla Formazione e al Lavoro Patrizio Bianchi.
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TRE IMPRENDITORI EMILIANO-ROMAGNOLI NOMINATI CAVALIERI DEL LAVORO
Il Presidente della Repubblica ha nominato i nuovi Cavalieri del Lavoro per l’anno 2016.
Tr e sono imprenditori emiliano-romagnoli:
Massimo Bucci, di Ravenna, Presidente Bucci Industries, industria meccanica, past President di Confindustria Emilia-Romagna, attualmente Presidente della Commissione Turismo di Confindustria Emilia-Romagna;
Ettore Caselli, di Modena, Servizi finanziari, Presidente della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna;
Giampaolo Dallara, Parma, industria automobilistica, Presidente di Dallara Automobili SpA.
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NASCE CONFINDUSTRIA ROMAGNA
Dichiarazione di Maurizio Marchesini, Presidente Confindustria Emilia-Romagna
L’importanza di realizzare le aggregazioni tra Associazioni territoriali previste dalla recente riforma di Confindustria è sempre più evidente.
Non è certo solo un adempimento formale che deve spingerci in questa direzione. L’evoluzione dei sistemi economici e dei mercati, la sfida della competitività e dell’efficacia dell’azione dei corpi intermedi nel dialogo con la politica richiedono una sempre più qualificata rappresentanza delle imprese ed un ruolo più incisivo nel contesto politico e sociale. A ciò si deve accompagnare la capacità di mettere a disposizione delle imprese servizi avanzati di qualità che accompagnino i loro processi di crescita e più alti livelli di livelli di efficienza gestionale.
La Romagna lo merita, per la propria energia imprenditoriale, per la storica capacità di tracciare nuovi obiettivi strategici. Per realizzare questi obiettivi occorre una visione di medio-lungo termine e soprattutto una decisa volontà, che non può essere certo condizionata o frenata da localismi o particolarismi oggi assolutamente anacronistici.
Naturalmente, quando parlo di Romagna, penso a tutta la Romagna, perché un’operazione come questa ha il suo naturale in una logica di omogeneità ed unitarietà territoriale.
Nella foto:
Assemblea Generale Confindustria Romagna: Guido Ottolenghi, Vincenzo Boccia, Antonio Patuelli, Paolo Maggioli -

SI SONO CONCLUSI CON SUCCESSO R2B E INNOVAT&MATCH 2016
Il 9 e 10 giugno 2016 si è svolto a Bologna Innovat&Match, il consueto appuntamento di R2B – Research to Business dedicato alla ricerca di partner tecnologici e di ricerca a livello internazionale: un’opportunità nata grazie ad Enterprise Europe Network, la più grande rete europea a supporto delle PMI
L’iniziativa è stata organizzata da ASTER e Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Confindustria Emilia-Romagna, CNA Emilia-Romagna, ENEA, Eurosportello – CCIAA di Ravenna, Unioncamere Emilia-Romagna.
Alcuni numeri di R2B 2016: 6.127 i partecipanti, 33 le aziende premiate, 52 le startup presenti, 50 tra laboratori e centri di ricerca e 114 tra workshop e convegni, oltre 1.000 incontri one-to-one per ricerca partner tecnologici e commerciali internazionali.
Un’edizione che ha confermato l’Emilia-Romagna come un sistema e un territorio al servizio dell’innovazione e della ricerca, in cui si contano 680 start up innovative (l’11,7% di quelle nate in Italia), il 50% delle Corporate Academy, le accademie formative interne all’imprese, che si registrano a livello nazionale, 19 Fab-Lab (fabrication laboratory), spazi dedicati alla fabbricazione digitale per servizi personalizzati da offirealle imprese e alla progettazione per la comunità locale, e 28 spazi di lavoro e coworking.
I temi di questa edizione di Innovat&Match hanno coinciso con le aree della Specializzazione Intelligente regionale, ovvero le 5 aree di interesse strategico per la loro importanza economica e sociale e per il loro potenziale di crescita:
• Agroalimentare
• Edilizia e Costruzioni
• Meccatronica e Motoristica
• Industrie della Salute e del Benessere
• Industrie Culturali e Creative.Le imprese che si sono registrate indicando CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA hanno usufruito dell’assistenza gratuita prima, durante e dopo l’evento.
Per informazioni: simpler@confind.emr.it
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CONTROLLO AMBIENTALE – IL MONITORAGGIO IN CONTINUO DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA
La presentazione delle modalità di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera da parte delle imprese, da parte dell’avv. Gianluca Rusconi, Responsabile Area Lobby e Relazioni Istituzionali di Confindustria Emilia-Romagna, all’incontro organizzato da ARPAE Emilia-Romagna a Ferrara il 9 giugno 2016
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LE SCUOLE PREMIATE DAL PROGETTO “CREI-AMO L’IMPRESA 2016”
Il Liceo Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì e l’Istituto Primo Levi di Vignola (Modena) si aggiudicano ex aequo il primo premio “Alice Gruppioni ” di CREI-AMO L’IMPRESA 2016Il progetto è promosso dai Giovani imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna, Direzione Scolastica Regionale e AlmaLaurea
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PROGRAMMA REGIONALE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE 2016
Il quadro delle iniziative del Programma interassociativo del sistema Confindustria Emilia-Romagna realizzato in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna
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PRIMO RAPPORTO PMI CENTRO NORD 2016
CONFINDUSTRIA-CERVED: PRIMO RAPPORTO PMI CENTRO-NORD
OLTRE LA CRISI: L’INDUSTRIA GUIDA LA RIPRESAMeno imprese, ma più solide, affiancate da una nuova leva di PMI innovative. La ripresa c’è: per recuperare il terreno perduto con la crisi, servono più imprese “eccellenti”, ovvero a forte crescita e a basso rischio, e più innovazione.
10 maggio 2016. Le società di capitali delle regioni del Centro-Nord costituiscono la spina dorsale dell’apparato produttivo italiano: quelle che soddisfano i requisiti europei di PMI (da 10 a 250 addetti, e fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro) sono 112 mila, che producono oltre 160 miliardi di valore aggiunto e più del 10% del prodotto interno lordo nazionale. A questo aggregato, di dimensioni molto rilevanti e con significative differenze territoriali, in cui l’industria gioca un ruolo decisivo, è dedicato il primo Rapporto PMI Centro-Nord curato da Confindustria e Cerved.
La crisi ha prodotto conseguenze senza precedenti su tale sistema di PMI: tra il 2007 e il 2013, il loro numero si è ridotto nel Centro-Nord di quasi 8 mila unità, sia per il saldo negativo tra entrate e uscite, sia per la trasformazione di molte di esse in microimprese.
L’emorragia si è arrestata nel 2014, con una inversione di tendenza visibile soprattutto nel Nord-Ovest, dove il numero di imprese torna a crescere del 3,1%, e nel Nord-Est (+1,4%). I numeri pre-crisi restano, tuttavia, lontani in tutte le regioni, e soprattutto al Centro, dove il la riduzione del numero delle imprese è stata pari al 12,1%.
La crisi ha avuto impatti pesanti anche sui conti economici delle PMI sopravvissute. Il fatturato delle PMI italiane fa registrare, infatti, tra il 2007 e il 2014, cali del -4,2% su base nazionale, con una contrazione più marcata nel Nord-Ovest (-7,0%) e al Centro (-5,1%), e più contenuta nel Nord-Est (-2,6%). Nonostante la crisi, i costi del lavoro per addetto sono cresciuti con incrementi medi tra il 13 e il 16% tra 2007 e 2014, evidenziando una dinamica del tutto scollegata a quella della produttività, che è invece rimasta ferma ai livelli pre-crisi. Ne sono derivate conseguenze molto pesanti sulla redditività lorda delle PMI: rispetto al 2007, il Mol è calato di1/4 nel Nord-Est, del 31% nel Nord Ovest e di oltre il 40% al Centro.
Gli anni più recenti, tuttavia, fanno registrare significative inversioni di tendenza. Nel 2014 si consolida la crescita del fatturato, più elevata nel Nord-Est (+2,2%), più contenuta nel Nord-Ovest (+1,2%) e al Centro (+1%). Crescono anche valore aggiunto e margini, proseguendo la tendenza positiva registrata l’anno precedente: in entrambi i casi, l’incremento è più marcato nel Nord-Est, con il Mol che aumenta del +5,9% (+3,5% nel Nord-Ovest, +3,6% nel Centro). Grazie a margini di nuovo in crescita, tornano a crescere gli utili, anche perché si mantiene stabile e su livelli più bassi di quelli pre-crisi il costo medio del debito.
Con il miglioramento delle prospettive economiche, tornano a crescere gli investimenti, con un rapporto tra investimenti e immobilizzazioni materiali più elevato nel Nord-Est (6,9%), rispetto a Centro (6,4%) e Nord-Ovest (6.3%).
Il clima economico più positivo ha anche spinto la nascita di nuove imprese. Sono ben 57 mila, infatti, le nuove società di capitali nate nel 2015 nel Centro-Nord, raggiungendo un nuovo massimo storico (+9,4% sul 2014). In gran parte si tratta però di società di piccolissime dimensioni, cioè con meno di 5 mila euro di capitale versato (il 72% nel Centro): solo le più dinamiche riusciranno a passare in breve tempo dalla dimensione di microimpresa e quella di PMI.
Cresce la propensione all’innovazione: le startup innovative del Centro-Nord ufficialmente iscritte nello speciale registro sono oltre 4.000, ma altrettante, pur non essendo iscritte, hanno caratteristiche simili. Il Nord-Est è l’area dove il fenomeno è più marcato, con il 2,6% delle newco che realizzano attività innovative (il 3,7% in Trentino).
Le prospettive migliori si riflettono anche nella sensibile riduzione delle chiusure e, in particolare, dei fallimenti, che tra 2015 e 2014 diminuiscono di circa il 30%. Il bilancio di 7 anni di crisi resta comunque pesantissimo: tra 2008 e 2015 hanno avviato procedure di chiusura volontaria o per default 43 mila PMI con sede nel Centro-Nord, con percentuali pari al 43% di quelle attive nel 2007 nel Centro, al 35% nel Nord-Ovest, al 30% nel Nord-Est.
Abitudini di pagamento tornate alla normalità confermano il rasserenarsi del clima economico, sebbene permangano significative differenze regionali: le PMI trentine, le più rapide a liquidare i fornitori (60 giorni in media), impiegano 24 giorni in meno di quelle umbre (85 giorni), le più lente.
La crisi ha svolto una forte opera di selezione, estromettendo dal mercato le imprese con un grado di rischio economico-finanziario elevato già nel 2007. Le imprese sopravvissute presentano ora bilanci più solidi: anche grazie ad una sostanziosa patrimonializzazione, necessaria per ovviare agli effetti del credit crunch, si è fortemente ridotto il peso dei debiti finanziari rispetto al patrimonio netto. Il risultato è un sistema di PMI meno numeroso, ma più robusto, con differenze territoriali ancora marcate: resta comparativamente meno positivo lo score delle imprese del Centro, soprattutto del Lazio.
Osservando insieme risultati e sostenibilità finanziaria, cresce la “polarizzazione” delle imprese. Oltre metà di esse vede, infatti, crescere il proprio fatturato nel 2014, spesso a tassi superiori al 5%, ma solo una parte presenta anche un basso grado di rischio, e si può cioè definire come “eccellente”. Non mancano le “gazzelle”, ovvero le imprese che tra 2007 e 2014 hanno raddoppiato il proprio fatturato: ce ne sono 1.380 al Nord-Ovest, 1.100 al Nord-Est e 792 al Centro. Quasi un quarto del totale ha sede in Lombardia. Restano numerose, però, anche le imprese “a metà del guado”.
A tale ampia polarizzazione contribuisce la significativa varianza di risultato tra le macro aree: Nord-Est e Nord-Ovest si confermano, infatti, non solo come le aree più dinamiche, ma anche quelle dove le PMI presentano la minore vulnerabilità finanziaria, il Centro quella con le imprese a crescita più contenuta e grado di rischio maggiore.
Non è estranea alla polarizzazione dei risultati anche la specializzazione settoriale: le imprese “eccellenti”, infatti, sono prima di tutto imprese industriali, soprattutto nel Nord-Est (28,9%), nel Nord-Ovest (26,7%) e, sia pure in quota minore, al Centro (20,7%). Sembrerebbe, insomma, che più sono forti le imprese industriali, più forte è la ripresa: non a caso il Nord-Est, dove è più forte l’industria, ha sofferto meno la crisi ed è ripartito prima.
Le previsioni di Confindustria e Cerved confermano uno scenario positivo nel medio periodo: le PMI del Centro-Nord dovrebbero, nel loro complesso, registrare una crescita sia del proprio fatturato (specie le PMI del Nord-Est, in crescita dal 2016 a tassi superiori al 4% annuo), sia del valore aggiunto (di oltre il 4% a partire dal 2016 in tutte le macro-aree) proseguendo la graduale ripresa registratasi nei due anni precedenti.
Un miglioramento del tutto analogo dovrebbero far registrare i margini e la redditività del capitale investito, mentre l’indebitamento rispetto al capitale netto si è sostanzialmente stabilizzato su valori di poco superiori all’80% al Nord e superiori al 100% al Centro.
In sintesi, il tessuto imprenditoriale del Centro-Nord uscito dalla crisi si presenta ridotto nei numeri ma più solido, ancora al di sotto, complessivamente, dei livelli pre-crisi ma caratterizzato da una ripresa ormai consolidata, più robusta nel Nord-Est, ad alto valore aggiunto e che inizia a remunerare il capitale investito. Un tessuto con un cuore industriale, che si alimenta di una forte voglia di fare impresa e di innovazione ed in cui sono numerose le imprese “eccellenti”, ovvero a forte crescita e a basso rischio, le cui prospettive si confermano positive, sebbene con profonde differenze regionali.
E’ necessaria una strategia capace di ampliarne il numero e di rafforzarne la propensione all’innovazione, sfruttando la solidità patrimoniale, la rinnovata imprenditorialità, e le condizioni favorevoli del credito, da rendere disponibili per un numero più ampio di imprese. Il miglioramento del profilo di rischio delle imprese più vulnerabili, la riduzione della dipendenza dal credito bancario, il sostegno alle PMI innovative, la riduzione degli oneri burocratici sono i punti decisivi di tale strategia, che potrà trovare nei fondi strutturali 2014-20 una parte del carburante necessario, a patto di usarlo presto e bene.
